sabato 3 agosto 2013

Salmo 22 (21) GRIDO DI PASSIONE E DI GLORIA

Salmo 22 (21) 
GRIDO DI PASSIONE E DI GLORIA
«Padre, che debbo dire: salvami da quest'ora?
Ma no: è per quest'ora che sono venuto!».
«Padre, non la mia volontà, ma la tua!».

Dio mio, Dio mio, perché,
ma perché mi hai abbandonato,
Dio mio assente e lontano !
Così piango nel mio lamento:
io ti chiamo di giorno e tu muto,
senza pace io urlo la notte.
4 Eppur sei nel tempio il santo,
Dio assiso su un trono di lodi
che Israele ti innalza da sempre.
5 In te ebbero fede i padri:
han sperato e li hai soccorsi,
6 ti invocarono e furono salvi.
Non fu vana la loro speranza:
7 io invece un verme, non uomo,
un obbrobrio di uomo, un rifiuto!
Per la folla oggetto di scherno:
al vedermi sorridono tutti,
sono favola al mondo intero.
Tutti scuotono il capo e dicono:
9 «Si è rivolto a Dio, lo liberi,
lui lo salvi, s'è vero che l'ama».
10 Eppur fosti tu a trarmi dal grembo,
a raccogliermi fin dalla nascita,
tu mia pace dal seno materno.
11 Fin dall'utero a te son votato,
dall'origine sei il mio Dio,
mia vita succhiata col latte.
12 Ed allora non starmi lontano,
un assedio d'angoscia s'approssima
e nessuno mi viene in aiuto.
13 In gran numero a cerchio mi stringono:
i nemici m'assalgono insieme,
come i tori di Basan potenti.
14 Mi spalancano contro le bocche
da sembrar delle fauci affamate
di leoni già pronti a sbranare.
15 E svanisco come acqua versata:
le mie ossa son tutte slogate,
una cera disfatta è il mio cuore.
16 La mia gola è creta riarsa,
incollata la lingua al palato,
già la morte mi sparge qual cenere.
17 Sono stato così assalito
da un branco di cani mastini:
assediato da turbe di iniqui.
Mani e piedi mi hanno forato:
18 tutte le ossa mie vado contando,
mentre loro mi stanno a guardare.
E gli occhi si pascono lieti:
19 la mia veste divi don tra loro,
la mia tunica giocano a sorte.
20 Ma tu, Dio, non stare lontano:
vieni presto, mia forza, in aiuto,
21 dalle spade accorri a scamparmi.
La mia carne, Dio, salva dai cani,
22 dalla bocca del leone riparami
dall'assalto del bufalo liberami.
Esaudito, esaudito mi hai,
23 ora annunzio il tuo nome ai fratelli,
a te inni in piena assemblea.
24 O voi, quanti temete il Signore,
degne lodi a lui innalzate,
di Giacobbe la stirpe lo canti.
Israele lo tema per sempre:
25 mai respinse il Signore infelici,
mai sdegnato i lamenti del povero !
Dal suo povero Dio non toglie
mai lo sguardo, e il grido di aiuto
egli ascolta e sempre esaudisce.
26 O Dio, fonte del mio cantare:
nella grande assemblea i miei voti
scioglierò in presenza dei giusti.
27 Pane ai poveri, siano sazi,
quanti cercano Dio lo cantino:
al cuor loro sia vita per sempre!
28 Del Signore essi fanno memoria
per la terra intera, al Signore
vorran tutti i paesi tornare:
le nazioni verranno a prostrarsi
adorando il santo suo volto,
in ginocchio le genti pentite.
29 Del Signore è di esser regale:
egli domina i popoli tutti.
30 tutti devon curvarsi a lui:
prima d' esser preda alla morte !
E anche chi giace sotto la polvere,
al cospetto suo deve inchinarsi.
31 È per lui che vive il mio sangue,
la mia stirpe lo serve per sempre,
e lo canta all'età che già viene:
32 La salvezza sarà annunciata
a un popolo prossimo a nascere;
si dirà: «Questo ha fatto il Signore».

Non c'è cristiano che non conosca la forza sconvolgente delle battute iniziali di questa celebre lamentazione, gridate da Gesù agonizzante (Matteo 27,46). Un testo di grande desolazione striato dal sangue e dalle lacrime, segnato da immagini «bestiali» di sapore prettamente orientale (tori, leoni, mastini, bufali), affidato in filigrana alla raffigurazione di un corpo dalle ossa slogate, dal cuore molle come cera, dalla gola simile a creta riarsa, dal respiro affannato, dalle mani e dai piedi feriti... Attorno, il silenzio di Dio e l'ostilità degli uomini che già si spartiscono l'eredità, convinti di essere di fronte a un maledetto (v. 19). Ed invece, all'improvviso, ecco la svolta: «Esaudito, esaudito mi hai!» (v. 22). E il lamento si trasforma in inno di ringraziamento festoso (vv. 23-27) e in cantico al Signore, re dell'universo (vv. 28-29). Dalla disperazione alla speranza, dalla morte alla vita, dal sepolcro alla risurrezione: «Questo ha fatto il Signore!» (v. 32).

Dossologia
Così, Padre, perché a te piacque;
a te, Padre, pur noi affidiamo,
con lo spirito, canti e speranze.

Preghiera

Padre, dopo le forti grida, e le lacrime di tuo Figlio in croce, non ti chiediamo di capire; ti chiediamo solo di essere fedeli come lui e che tu ci esaudisca nella nostra pietà:così, pure noi possiamo cantare l'inno della Pasqua insieme a tutti i poveri e gli oppressi. Amen.


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