L'immagine miracolosa, Protettrice del Popolo Romano, è forse la più amata e onorata icona mariana a Roma, al punto da essere quasi considerata come un palladio della città, Pio XII ne era particolarmente devoto. Si trova nella Cappella Paolina della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Anticamente, come risulta da un documento del 1240, questa icona era nota con il titolo di Regina Caeli
La tradizione fa risalire la venerata icona al tempo degli Apostoli. Sarebbe stata dipinta dall’evangelista Luca. Due sono le tradizioni legate alla storia dell'icona: una vuole che l'evangelista la abbia copiata da un’immagine acheropita (ossia non dipinta da mano d’uomo) che si trovava a Lidda, in Palestina.
Quando Pietro e Giovanni ebbero convertito una grande folla a Lidda, vi eressero una chiesa consacrata alla Madre di Dio. Chiesero poi a Maria di visitare quella chiesa, ma la Madre di Dio rispose: "Andate con gioia, perché io sarò con voi!". Quando gli Apostoli arrivarono alla chiesa di Lidda, trovarono su una delle sue colonne un'immagine della Madre di Dio, miracolosamente fatta "senza mano d'uomo". Più tardi, la Vergine in persona visitò questa chiesa: benedisse l'immagine e le conferì la grazia di compiere miracoli. Nel IV secolo l'immagine fu minacciata da Giuliano l'Apostata, che mandò dei tagliapietre con l'ordine di toglierla. Ma essa resistette agli scalpelli. Questo fatto miracoloso fece affluire in seguito folle da tutto l'Oriente.
L'altra tradizione vuole che dopo la crocifissione, quando la nostra Mamma Celeste si trasferì nella casa di San Giovanni, portò con sè tutti i suoi effetti personali, fra i quali c'era una tavola fatta dal Redentore stesso nella falegnameria di San Giuseppe, suo padre putativo. Questa tavola passò nella proprietà di alcune pie vergini di Gerusalemme che convinsero San Luca a dipingervi sopra un ritratto della Madre di Dio. Quando Luca dipingeva aveva ben in mente i fatti che la Santa Vergine stessa gli aveva raccontato della vita di suo figlio Gesù, cose che poi trascrisse nel suo vangelo. La tradizione vuole che questa icona sia rimasta a Gerusalemme, fin tanto che fu scoperta da Sant'Elena, madre di Costantino, nel VI sec. Questa icona assieme ad altri oggetti sacri fu presto trasportata a Costantinopoli ove il figlio Costantino il grande fece erigere in suo onore una chiesa.
Quando nel 730 l'imperatore Leone Isaurico scatenò la distruzione delle icone, il Patriarca San Germano, fervente difensore della sacre immagini, fu destituito dalla sua carica ed esiliato. Prima di imbarcarsi, scrisse una lettera al Papa San Gregorio Magno, la fissò sull'icona e l'affidò ai flutti del mare. L'icona navigò fino a Roma, dove arrivò in un solo giorno. Papa Gregorio Magno, avvertito da un sogno, la ricevette col clero, in preghiera, sulla riva del Tevere.
Quando il Papa ebbe terminato la preghiera, l'icona si sollevò dall'acqua e venne a posarsi tra le sue mani. Fu portata in processione fino a San Pietro, e lì esposta alla venerazione dei fedeli. Dopo la fine dell'iconoclastia, durante un'ufficiatura celebrata dal Papa Sergio II (844-847), l'icona cominciò a muoversi. Il popolo, spaventato dal fenomeno, cantò il Kyrie, e l'icona si immobilizzò. Poi si innalzò, e uscì dalla chiesa dirigendosi al Tevere, seguita dal Papa e dal popolo. Allo stesso modo in cui era arrivata un secolo prima, si allontanò sul mare, e l'indomani giunse a Costantinopoli, dove fu ricevuta dal Patriarca San Metodio. L'icona venne solennemente trasferita nella chiesa di Chalkopratia, dove fu venerata col nome di "La Romana" e festeggiata l'8 settembre.
Una copia (?) di questa icona si trova nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma chiamata anche "Santa Maria della Neve", perché una prodigiosa nevicata il 5 agosto avrebbe delimitato il perimetro per l'edificazione della precedente basilica liberiana.
Nel secolo XVI avvenne il miracolo più grande attribuito a questa immagine: Roma era invasa dalla peste e il Papa, San Pio V, portò in processione l’icona fino a San Pietro. Prima di arrivare alla Basilica, ci fu un grande prodigio: tutto il popolo riunito udì un meraviglioso canto di angeli intonare i versi
Anticamente, come risulta da un documento del 1240, questa icona era nota con il titolo di Regina Caeli
La tradizione fa risalire la venerata icona al tempo degli Apostoli. Sarebbe stata dipinta dall’evangelista Luca. Due sono le tradizioni legate alla storia dell'icona: una vuole che l'evangelista la abbia copiata da un’immagine acheropita (ossia non dipinta da mano d’uomo) che si trovava a Lidda, in Palestina.
Quando Pietro e Giovanni ebbero convertito una grande folla a Lidda, vi eressero una chiesa consacrata alla Madre di Dio. Chiesero poi a Maria di visitare quella chiesa, ma la Madre di Dio rispose: "Andate con gioia, perché io sarò con voi!". Quando gli Apostoli arrivarono alla chiesa di Lidda, trovarono su una delle sue colonne un'immagine della Madre di Dio, miracolosamente fatta "senza mano d'uomo". Più tardi, la Vergine in persona visitò questa chiesa: benedisse l'immagine e le conferì la grazia di compiere miracoli. Nel IV secolo l'immagine fu minacciata da Giuliano l'Apostata, che mandò dei tagliapietre con l'ordine di toglierla. Ma essa resistette agli scalpelli. Questo fatto miracoloso fece affluire in seguito folle da tutto l'Oriente.
L'altra tradizione vuole che dopo la crocifissione, quando la nostra Mamma Celeste si trasferì nella casa di San Giovanni, portò con sè tutti i suoi effetti personali, fra i quali c'era una tavola fatta dal Redentore stesso nella falegnameria di San Giuseppe, suo padre putativo. Questa tavola passò nella proprietà di alcune pie vergini di Gerusalemme che convinsero San Luca a dipingervi sopra un ritratto della Madre di Dio. Quando Luca dipingeva aveva ben in mente i fatti che la Santa Vergine stessa gli aveva raccontato della vita di suo figlio Gesù, cose che poi trascrisse nel suo vangelo. La tradizione vuole che questa icona sia rimasta a Gerusalemme, fin tanto che fu scoperta da Sant'Elena, madre di Costantino, nel VI sec. Questa icona assieme ad altri oggetti sacri fu presto trasportata a Costantinopoli ove il figlio Costantino il grande fece erigere in suo onore una chiesa.
Quando nel 730 l'imperatore Leone Isaurico scatenò la distruzione delle icone, il Patriarca San Germano, fervente difensore della sacre immagini, fu destituito dalla sua carica ed esiliato. Prima di imbarcarsi, scrisse una lettera al Papa San Gregorio Magno, la fissò sull'icona e l'affidò ai flutti del mare. L'icona navigò fino a Roma, dove arrivò in un solo giorno. Papa Gregorio Magno, avvertito da un sogno, la ricevette col clero, in preghiera, sulla riva del Tevere.
Quando il Papa ebbe terminato la preghiera, l'icona si sollevò dall'acqua e venne a posarsi tra le sue mani. Fu portata in processione fino a San Pietro, e lì esposta alla venerazione dei fedeli. Dopo la fine dell'iconoclastia, durante un'ufficiatura celebrata dal Papa Sergio II (844-847), l'icona cominciò a muoversi. Il popolo, spaventato dal fenomeno, cantò il Kyrie, e l'icona si immobilizzò. Poi si innalzò, e uscì dalla chiesa dirigendosi al Tevere, seguita dal Papa e dal popolo. Allo stesso modo in cui era arrivata un secolo prima, si allontanò sul mare, e l'indomani giunse a Costantinopoli, dove fu ricevuta dal Patriarca San Metodio. L'icona venne solennemente trasferita nella chiesa di Chalkopratia, dove fu venerata col nome di "La Romana" e festeggiata l'8 settembre.
Una copia (?) di questa icona si trova nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma chiamata anche "Santa Maria della Neve", perché una prodigiosa nevicata il 5 agosto avrebbe delimitato il perimetro per l'edificazione della precedente basilica liberiana.
Nel secolo XVI avvenne il miracolo più grande attribuito a questa immagine: Roma era invasa dalla peste e il Papa, Pio V, portò in processione l’icona fino a San Pietro. Prima di arrivare alla Basilica, ci fu un grande prodigio: tutto il popolo riunito udì un meraviglioso canto di angeli intonare i versi
Regina coeli, laetare, alleluia;
Quia quem meruisti portare, alleluia;
Resurrexit sicut dixit, alleluia.
al che il Santo Padre aggiunse senza esitazione:
Ora pro nobis Deum, alleluia.
non appena il papa terminò di pronunciare queste parole tutto il popolo vide distintamente l’Arcangelo Michele sopra la Mole Adriana, nell’atto di riporre nel fodero la propria spada. Il Papa comprese che la peste sarebbe presto finita, come di fatto accadde da lì a poco tempo, e la Mole si chiamò da allora Castel Sant’Angelo. L’icona e’ stata copiata da innumerevoli artisti del Rinascimento e per questo e’ anche la più antica immagine della Vergine; attraverso le numerose copie, è anche conosciuta in Cina, dove fu portata dai Gesuiti. La ”Salus Populi Romani” è inoltre conosciuta in Russia, dove è stata dipinta da Teofane il Greco nella Chiesa della Trasfigurazione a Novgorod, alla fine del secolo XVI. Pure in Etiopia esistevano migliaia di copie esatte dell’icona di Roma, che divenne l’icona canonica di questo Paese.
estrapolato dal sito reginamundi
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