martedì 20 agosto 2013

Dedicato al padre Marco Davitti che ci ha lasciati. Salmo 122 (121) CANTO ALLA CITTÀ DELLA PACE

Potrà qualcuno ancora cantarti questo dolcissimo canto, o Gerusalemme? Gerusalemme, ovvero la città oggi più divisa fra tutte, e armata e contesa! Già quando il suo più umile Pellegrino si affacciò alle porte, «alla visione della città, pianse su di essa dicendo: -Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi...». E noi, avremo ancora una città su cui piangere? Avrà ancora l'uomo una città?


1 Oh, l'allegria all'udire l'annuncio:
«Andiamo, andiamo alla casa di Dio».

2 Già fermi i piedi sostiamo davanti
alle tue porte, o Gerusalemme.
3 Gerusalemme è ben costruita,
pietra su pietra, a incastro, compatta:
4 là le tribù da ogni parte ascendono,
ogni tribù del Signore Iddio:
tutte a irradiare il nome di Dio
come da sempre è legge a Israele:
5 là il Giudizio ha posto il suo trono,
eretto il trono la casa di David !
6 Pace per sempre a Gerusalemme,
pace per tutti i suoi amanti,
7 pace riposi su tutte le mura,
prosperità ad ogni tuo palazzo.
8 Per i fratelli e tutti gli amici
io ti dirò: «Sopra te scenda la pace».
9 E per la casa del nostro Iddio
io chiederò: «Venga a te ogni bene».

Ecco uno dei più celebri e più appassionati canti di Sion e delle ascensioni a Gerusalemme, messo in musica da Monteverdi nel suo Vespro della Beata Vergine (1610). Affidata nell'originale ebraico ad un caldo impasto sonoro, questa lirica nella prima strofa (vv. 1-2) fonde due momenti cronologicamente distinti: il momento lontano in cui il pellegrino decise di partire per la città santa e l'istante presente in cui i piedi finalmente sono sulla terra di Sion, di fronte alle porte della città. Affascinato dallo splendore architettonico e spirituale di Gerusalemme, il poeta si lascia conquistare dalla voglia di celebrare la città del suo amore, sede della casa di Davide e dei tribunali d'appello, i «troni del giudizio» che rendono più giuste le tribù d'Israele (seconda strofa: vv. 3-5). Il cantico si chiude, allora, con un'ultima strofa (vv. 6-9) che è un augurio «francescano» di «Pace e Bene» per la città amata. Come spesso avviene nei Salmi delle ascensioni, con questo augurio si gioca sull'assonanza tra la parola «Gerusalemme», interpretata popolarmente come «città della pace» e il vocabolo ebraico shalom, «pace», dai contorni messianici.


Dossologia
Concittadini e fratelli dei santi,
o familiari di Dio, cantate
alla città che discende dal cielo
come una sposa già pronta alle nozze.

Preghiera

Gesù, che hai detto quanto il Padre
ora cerchi adoratori in spirito e verità
e come tu per questo sei venuto
e ti sei fatto eterno pellegrino,
accompagna pure noi, liberi e gioiosi,
sulla strada verso il Regno,
vera patria dell'uomo e di Dio.
Amen.




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