del Rev. John Breck Tradotto per © Tradizione Cristiana da E. M. agosto 2011
Nella nostra tradizione Ortodossa di solito stiamo molto attenti a distinguere tra la “Dormizione” della Madre di Dio e la sua “Assunzione” in cielo. La prima la sentiamo propriamente ortodossa, mentre la seconda ci appare come una designazione puramente occidentale, derivata da una “malcomprensione” Cattolico Romana del significato di questa festa, universalmente celebrata il 15 agosto.
È vero che sia negli scritti spirituali Cattolici che nelle icone occidentali contemporanee si possono trovare alcune interpretazioni davvero molto fuorvianti della morte di Maria e della sua esaltazione: una tendenza, ad esempio, a esaltare la Vergine Santa ad un livello di “divinità” che di fatto cancella la distinzione fondamentale e assoluta tra vita umana e divina. I teologi ortodossi insistono sul fatto che la “deificazione” (theosis) conosciuta dalla Madre di Dio in nessun modo comporta una trasformazione ontologica del suo essere creato dall’umanità alla divinità. Lei è stata e rimarrà sempre una creatura umana: la più alta tra tutti coloro che portano l’immagine di Dio, ma sempre una creatura umana, la cui gloria appare nella sua umiltà, nel suo semplice desiderio di “lasciare che sia” secondo la volontà divina.
Le icone ortodosse tradizionali della sua “dormizione”, quindi, si concentrano soprattutto sulla sua morte e sepoltura. I discepoli, “riuniti da tutte le estremità della terra”, la circondano in un atteggiamento di dolore e di lamento. Dietro la bara su cui lei è deposta si erge suo Figlio glorificato, che stringe tra le braccia un bambino vestito di radianti vesti bianche, l’immagine dell’anima di sua Madre. Questo è un tema di inversione. Su ogni iconostasi ortodossa vi si trova una sacra immagine della Madre di Dio, che tiene in braccio il suo bambino appena nato, il Dio-Uomo che “si è fatto carne” per salvare e santificare un mondo caduto, peccaminoso, frantumato. Qui, nell’icona della Dormizione, il Figlio abbraccia e offre a questo mondo la sua santa Madre, come lei ha fatto con Lui al momento della sua nascita. Al suo addormentarsi riceve la sua anima, la sua vita, per esaltare ciò in Se stesso e con Se stesso, per la gloria, la bellezza e la gioia della vita eterna.
In molte icone ortodosse, tuttavia, questa immagine principale è completata da un’altra: la raffigurazione della Madre di Dio che ascende al cielo, accompagnata da una schiera di angeli. Troviamo questo duplice motivo soprattutto in icone post-bizantine come la koimesis (Dormizione) del monastero Koutloumousiou del Monte Athos, datata intorno al 1657. (Vladimir Lossky rileva altre rappresentazioni simili nel suo commento sulla Dormizione, Il significato delle icone, Boston, 1969, p. 215.) Dovremmo concludere che questo duplice tema, che rappresenta sia la Dormizione che l’Assunzione della Madre di Dio, è semplicemente il risultato dell’influenza Occidentale?
Infatti, sia che la definiamo “Assunzione” o “Ascensione” della Madre di Dio, questa immagine è complementare a quella della Koimesis in un modo che è in perfetto accordo con la teologia ortodossa. Proprio come Cristo è morto ed è stato deposto nel sepolcro, per risorgere ed essere esaltato in cielo, così la sua santa Madre “si addormenta”, ed è risuscitata dal suo Figlio ed esaltata con Lui in cielo. Con la sua Risurrezione e Ascensione, Egli offre i mezzi con cui la “Madre della Vita”, insieme a tutti quelli che dimorano in Lui, possono essere risuscitati dalla morte ed elevati alla vita trascendente.
Se comprendiamo la “Assunzione” della Madre di Dio alla luce dell’Ascensione del suo divin Figlio, allora possiamo apprezzare la duplice rappresentazione della Dormizione e Ascensione che si trova in molte delle nostre icone ortodosse. La Santa Madre di Dio, la Theotokos o “portatrice di Dio”, è la primizia del compimento escatologico che porterà a termine tutta l’opera creativa e salvifica di Dio. Lei è la nave in cui la Seconda Persona della Santissima Trinità “si è fatta carne” ed è diventata (un) uomo, per dare la salvezza al genere umano. Il suo grembo, “più vasto del cielo”, ha contenuto il Dio incontenibile. Ha tratto la sua esistenza umana da lei, e lei lo ha accompagnato con amore e preghiera per tutto il tempo del Suo ministero terreno, fino ai piedi della Croce. Ha condiviso la sua sofferenza fino in fondo, portando la sua crocifissione e morte nelle profondità della sua anima. Di conseguenza, è l’immagine perfetta della Chiesa, la comunione eterna di tutti coloro che vivono e muoiono in Cristo.
Essi, come lei, verranno elevati in Lui ed esaltati nella gloria stessa in cui ha elevato e trasformato la loro natura umana decaduta. È quindi una precorritrice della loro salvezza, una immagine profetica della vita glorificata che attende tutti coloro che portano Cristo nelle profondità del loro essere interiore, come lei lo ha portato nelle profondità del suo grembo.
Eppure è più di questo. Lei non è solo un modello del comune destino del popolo cristiano. Si accompagna anche ad ogni passo del loro cammino, offrendo loro - offrendoci - la sua preghiera incessante e l’amore. Nella sua dormizione e nella sua esaltazione al cielo, lei “non ha abbandonato il mondo”, ma rimane, come gli inni liturgici della festa proclamano, la Madre della Vita, che è “costante nella preghiera” e “nostra ferma speranza”, “che con le sue preghiere” salva le nostre anime dalla morte!”.
Testo orginale in: St. Luke the Evangelist Orthodox Church
Monte Athos, Monastero Koutloumousiou,
Koimesis della Madre di Dio (1657)
Koimesis della Madre di Dio (1657)
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