Dalle
“Catechesi” di Simeone il nuovo Teologo.
Catech.
II. S Ch. 96,277.279.
Abbandoniamo,
fratelli, tutti i beni della vita fuggitiva, cioè la vana gloria,
l’invidia, le contese tra noi, la dissimulazione, il mormorare e
l’ira: tutto ciò provoca l’avversione di Dio e mette l’anima
in pericolo. Desideriamo invece di tutto cuore ciò che Dio ci
comanda di abbracciare: la povertà dello spirito -che la Parola
chiama umiltà - l’afflizione continua giorno e notte da cui
scaturiscono la gioia dell’animo e la consolazione di tutte le ore
per coloro che amano Dio (Rm 8,28). Fuggiamo l’illusione di questa
vita e il suo preteso piacere e corriamo verso l’unico Salvatore,
il Cristo Gesù. Sforziamoci di trovarlo, lui che è presente
dappertutto. Una volta trovatolo, tratteniamolo, cadiamo ai suoi
piedi e abbracciamoli nel fervore dello spirito. Sì, ve ne supplico,
sforziamoci, finché siamo in vita, di vederlo e di contemplarlo. Se
saremo giudicati degni di vederlo sensibilmente quaggiù, non
moriremo, la morte non avrà più potere sopra di noi. Dopo aver
osservato i suoi comandamenti ci sia dato di purificare il cuore con
le lacrime e il pentimento, in modo di contemplare fin da quaggiù la
luce divina, Cristo in persona, di possederlo, rimanendo nel nostro
intimo. Allora, tramite il suo Spirito, che nutre e vivifica le
nostre anime, gusteremo la dolcezza piena di voluttà dei beni del
suo regno.
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