Una delle stelle più luminose del firmamento celeste dei Nuovi Martiri della Russia è la santa granduchessa Elisabetta. Una convertita all'Ortodossia, la sua luce ha eclissato molti di coloro la cui fede aveva così ardentemente abbracciato. Era come un sole i cui raggi penetranti riscaldano i cuori divenuti freddi e rinnovano la fede perduta di un'umanità decaduta e disperata, come a dire che non tutti hanno ceduto a un amore di sé egoista, e che ci sono ancora quei servi dell'Amore, il cui esempio punta alla vera via, alla felicità sia su questa terra sia per tutta l'eternità. Mise una legge nel suo cuore: che i forte sopportino le debolezze dei deboli. L'amore era la pietra angolare della sua vita e di tutte le sue attività. Questo amore le rese facili le cose più difficili, rese il servizio del suo prossimo una preghiera gradita, e attraverso di esso fu reso possibile il perdono dei nemici. Per il bene di questo amore, lei si è sacrificata per gli altri, adempiendo in tal modo il più grande dei comandamenti secondo l'apostolo dell'amore, che noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli (1 Giovanni 3:16).
Non esiste forse nessun tributo più eloquente alla santa granduchessa del ritratto spirituale così ben disegnato dal compianto metropolita Anastasij:
"Era una rara combinazione di esaltato spirito cristiano, nobiltà morale, mente illuminata, cuore gentile, e gusto raffinato. Possedeva una composizione spirituale estremamente delicata e sfaccettata e il suo aspetto esteriore rifletteva la bellezza e la grandezza del suo spirito. Sulla sua fronte giaceva il sigillo di un'innata, elevata dignità che la distingueva da quelli intorno a lei. Sotto un velo di pudore, spesso si sforzava, ma invano, di nascondersi dallo sguardo degli altri, ma non si poteva scambiare per un'altra. Dovunque appariva, ci si poteva sempre chiedere: Chi è colei che ha l'aspetto dell'alba, chiara come il sole (Cantico dei Cantici 6:10)? Ovunque andasse emanava la pura fragranza del giglio. Forse era per questo che amava il colore bianco - era il riflesso del suo cuore. Tutte le sue qualità spirituali erano rigorosamente equilibrate, una accanto all'altra, senza mai dare l'impressione di unilateralità. La femminilità era unita in lei a un carattere coraggioso, la sua bontà non portava mai alla debolezza e alla cieca, incondizionata fiducia nella gente. Anche nelle sue migliori ispirazioni del cuore aveva quel dono di discernimento che è sempre stato così altamente stimato dagli asceti cristiani..."
La Granduchessa nacque il 20 ottobre 1861, figlia della principessa Alice d'Assia e nipote della regina Vittoria d'Inghilterra, sotto la cui tutela rigorosa ricevette una vasta e pratica formazione. Sua madre morì quando lei era ancora giovane, la prima tragedia in una vita segnata dalla sofferenza interiore. Ma attraverso la grandezza di spirito, il suo dolore per l'assenza dell'amore materno fu poi trasformata in una tenera e premurosa compassione per gli altri che non avevano questo amore.
Scelta come futura moglie del granduca Sergej Aleksandrovich, la granduchessa arrivò a Mosca e si mise a imparare tutto il possibile sulla sua patria appena adottata, la sua gente e la sua cultura. Il suo cuore fu presto catturato dalla bellezza e dall profondità spirituale dell'Ortodossia che scoprì così strettamente intrecciata al ricco tessuto dell'anima russa. Non fu una semplice formalità che spinse la sua decisione di diventare ortodossa, ma una forte convinzione interiore. Nell'Ortodossia trovò piena espressione per il tipo spirituale naturale del suo carattere. Gli obblighi sociali a palazzo, tuttavia, impedivano a questa disposizione di fiorire, anche se in linea con la sua nuova posizione fu in grado di dedicare più tempo ad attività filantropiche. Fu solo con il tragico assassinio del marito nel 1905, che la Provvidenza le concesse la possibilità di recedere dal tumulto di un mondo che la sua anima trovava così faticoso. Ma per la sua paziente sopportazione aveva già raggiunto una misura di perfezione cristiana. Questo era evidente nel suo pronto perdono dell'assassino di suo marito, che si spinse a visitare, nella speranza di intenerire il suo cuore. Sulla croce commemorativa eretta sul luogo della morte del marito, fece iscrivere le parole del Vangelo, Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Aveva già iniziato la salita per la scala della virtù cristiana.
Ignorando lo scandalo provocato da una simile mossa, la granduchessa lasciò gli appartamenti reali e si stabilì in un edificio che aveva acquistato a Ordinka. Qui, con il consiglio degli anziani dell'eremo di Zosima in cui si era posta in totale obbedienza, gettò le basi per una sorellanza che combinava in sé le fatiche ascetiche della vita monastica e le opere di carità. Questo rifugio tranquillo nel bel mezzo di una città vivace fu dedicato a Maria e Marta, le sorelle di Lazzaro, le cui due nature di servizio e di preghiera erano così meravigliosamente intrecciate nella missione della nuova comunità. "Essere non di questo mondo e allo stesso tempo vivere e agire nel mondo per trasformarlo - questa era la base su cui desiderava stabilire il suo convento".
La Granduchessa fu personalmente coinvolta in tutti i progetti per gli edifici della comunità, che riflettevano le sue raffinate sensibilità estetiche. La chiesa principale fu costruita nel tradizionale stile di Novgorod-Pskov e dipinta dal noto artista russo Nesterov. Le austere pareti bianche erano bilanciate da squisite decorazioni scolpite. L'armonia architettonica degli edifici, l'atmosfera tranquilla, la bellezza delle funzioni religiose - tutto si combinava per sollevare l' anima stanca dalle preoccupazioni terrene e dare un assaggio di paradiso. Anche i membri della società russa contemporanea, lontani dalla Chiesa, la cui rieducazione spirituale era una grande preoccupazione della granduchessa, erano attratti da questa comunità unica.
La chiesa della santa Protezione al convento della Misericordia di Marta e Maria
"Non è sorprendente che il convento sia rapidamente sbocciato e abbia attirato molte sorelle dall'aristocrazia così come dalla gente comune. Un ordine quasi monastico regnava nella vita interna della comunità e dentro e fuori dal convento le attività della Granduchessa consistevano nella cura di coloro che visitavano i malati alloggiati nel convento, nell'aiuto materiale e morale dato ai poveri, e in un ospizio per bambini orfani e abbandonati che si trovano in ogni grande città. La Granduchessa prestava particolare attenzione ai bambini sfortunati che portavano dentro di sé la maledizione dei peccati dei loro padri, i bambini nati nei torbidi quartieri poveri di Mosca solo per appassire prima che avessero la possibilità di fiorire. Molti di loro furono portati in un orfanotrofio costruito per loro dove potevano rapidamente rivivere spiritualmente e fisicamente. Per altri, fu stabilita una vigilanza costante al loro luogo di residenza. Lo spirito di iniziativa e di morale che accompagnava la granduchessa in tutte le sue attività, la ispirò e la spinse a cercare nuove vie e forme di attività filantropica, che a volte riflettevano l'influenza della sua terra d'origine occidentale, e delle sue organizzazioni avanzate per il miglioramento sociale e l'aiuto reciproco... "
Dovunque ci fosse un bisogno la granduchessa cercava di rispondere, e solo il suo spirito forte è era in grado di proteggerla dal totale easurimento fisico per tutto ciò che nella sua volontà era pronta a intraprendere. Tutte le sue attività, tuttavia, non la facevano deviare dalla "sola cosa necessaria", e mentre serviva il più piccolo dei fratelli di Cristo, era sempre ai piedi di Cristo, ad ascoltare le sue parole.
Le tribolazioni dolorose che hanno visitato la Russia quando la rivoluzione ha steso la sua ombra sulla terra fecero solo brillare più luminose le sue virtù di amore e di sacrificio di sé. Insieme a sua sorella minore, l'imperatrice Alessandra, fu calunniata, a causa del suo sangue tedesco. Ma non nutrì rancore né odio verso i suoi nemici, e anche i rivoluzionari riconobbero la sua grandezza di spirito e risparmiarono lei e la sua comunità per un certo tempo.
Reliquie di santa Elisabetta
Alla fine, comunque, la corona del martirio giunse su di lei. Alla Pasqua del 1918, la granduchessa fu improvvisamente arrestata e portato prima a Ekaterinburg e poi a Alapaevsk dove, con la sua sempre fedele consorella Barbara, fu imprigionata in una delle scuole della città. Nella fatidica notte del 5/18 luglio, insieme ad altri prigionieri reali, fu portata in automobile fuori città e gettata viva nel pozzo di una miniera. Anche qui, nelle viscere della terra, non smise di manifestare il suo amore sacrificale. Gli scavi dimostrarono che fino all'ultimo momento si era impegnata per soccorrere i granduchi gravemente feriti per la caduta.
Finalmente i suoi preziosi resti - che, secondo testimoni oculari sono stati trovati nella miniera completamente intatti dalla corruzione - sono stati accolti con trionfo a Gerusalemme e deposti in un sepolcro della chiesa di santa Maria Maddalena, appena sopra la collina da Betania dove le sorelle Marta e Maria avevano servito e glorificato il Signore.
(Citazioni da "La santa neomartire, granduchessa Elisabetta Feodorovna", del Metropolita Anastasij, in Orthodox Life, settembre - ottobre 1981).
originariamente postato da sito parrocchia ortodossa san Massimo di Torino
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.