mercoledì 16 ottobre 2013

La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa

Se state leggendo questo testo, è perché vi interessa la pratica del battesimo nella Chiesa Ortodossa. Forse volete far battezzare uno dei vostri figli; forse vi hanno chiesto di fare da padrini, oppure di partecipare alla celebrazione di un battesimo. Qui di seguito troverete spiegazioni sul rito del battesimo e sul suo significato.

CHE COSA SIGNIFICA “BATTESIMO”?

La parola “battesimo” deriva dal greco baptismòs, che vuol dire immersione: il segno con il quale entriamo a far parte della Chiesa di Cristo è l’immersione nell’acqua.
Il gesto dell’immersione nell’acqua non è una “invenzione” cristiana: la fede cristiana lo ha preso dalle forme di immersione (purificazioni rituali) praticate nell’antica religione ebraica, e soprattutto dal momento in cui Cristo è stato immerso da Giovanni Battista nelle acque del fiume Giordano.

Il simbolismo generale dell’immersione e dell’emersione dall’acqua è quello della morte e della risurrezione. Quando ci immergiamo nell’acqua “moriamo” alla vita della superficie (e di fatto, se restiamo immersi per lungo tempo, possiamo morire in un senso molto pratico... un segno molto tangibile di sepoltura); quando invece riemergiamo dall’acqua, questo gesto è come la rinascita a una vita nuova.
Attraverso il battesimo, i cristiani ortodossi indicano la loro partecipazione, in un modo misterioso, alla morte e alla risurrezione di Cristo, che ci donano la vita.
L’immersione nell’acqua oggi non è più praticata nella maggioranza delle chiese cristiane dell’occidente, che hanno sostituito il gesto dell’immersione con un “lavaggio” simbolico. Questo ha fatto perdere il nesso logico tra il gesto principale del battesimo e il suo significato: diventare partecipi della vita che Cristo ci dona attraverso la sua morte e risurrezione.
Certo, non sempre è possibile immergere una persona nell’acqua: nella storia della Chiesa Ortodossa, sono stati soprattutto i malati e i carcerati a essere “battezzati” versando acqua sul loro capo (talvolta – raccontano gli atti dei primi martiri cristiani – i prigionieri erano lavati con acqua sulle mani o sui piedi, che erano le uniche parti del corpo che potevano spingere fuori dalle loro celle...). Anche queste forme di “immersione senza immersione”, in situazioni di emergenza, sono accettate dalla Chiesa. Tuttavia, quando è possibile, è molto importante che il gesto che ci immette nella comunità dei cristiani sia un gesto che ci aiuta a capire la nostra partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo.

I PADRINI

Chi porta i propri figli al battesimo sa che deve scegliere almeno una persona, un uomo (padrino) oppure una donna (madrina) come speciale testimone e garante del battesimo: le regole della Chiesa richiedono almeno un padrino oppure una madrina (di solito dello stesso sesso della persona da battezzare); oggi in molte chiese è uso avere due padrini, abitualmente un uomo e una donna.
L’istituzione dei padrini è molto antica: quando i primi cristiani erano perseguitati, era importante per un nuovo cristiano avere un garante della propria serietà, e una guida che poteva trasmettere l’esperienza della vita cristiana con il suo esempio e la sua vicinanza. Anche oggi, la Chiesa insiste sul ruolo di guida dei padrini, e chiede che un padrino o una madrina prenda la responsabilità di seguire la vita dei bambini nella Chiesa. Per questo, è necessario che i padrini siano cristiani ortodossi: non si può onestamente chiedere a una persona di seguire la vita spirituale di un altro cristiano in una Chiesa e in una fede che non è la sua!
Molti desiderano presentare come padrini più di due persone, o “compari” di battesimo: in questo caso, la Chiesa Ortodossa permette che nel numero di questi padrini “supplementari” ci siano anche dei cristiani non ortodossi, ma insiste sul fatto che i padrini “principali” (uno o due, a seconda dei casi) siano cristiani ortodossi, e si prendano la piena responsabilità del loro ruolo di guida nella fede.
Capita spesso che si chieda di considerare come padrini persone che non sono presenti al battesimo (per esempio, amici molto cari che vivono in un altro paese). Questo può essere motivato da particolari legami di famiglia o di amicizia. In tali casi, la Chiesa richiede comunque la presenza di uno o due padrini ortodossi (che si possono considerare “rappresentanti” dei padrini assenti). In ogni caso, è bene che un bambino possa contare sulla presenza dei propri padrini, oltre che sulla loro amicizia, perché non è facile seguire la vita spirituale di una persona che vive lontano.

IL BATTESIMO DEI PRIMI CRISTIANI

Nei primi secoli della Chiesa, quando la vita dei cristiani era sottoposta a difficoltà e persecuzioni, e anche in seguito, quando la maggior parte degli abitanti dell’Impero romano entrò a far parte della Chiesa, si richiedeva una lunga preparazione al battesimo.
Il tempo preferito per i battesimi, in quei secoli, era la festa della Pasqua, in cui venivano al battesimo i nuovi convertiti assieme a tutte le loro famiglie: in questa occasione, si sottolineava il legame tra il battesimo e la risurrezione del Signore. Nei quaranta giorni prima della Pasqua si facevano le preghiere che segnavano il desiderio di cambiamento di vita per i nuovi cristiani (il rifiuto del diavolo e delle sue tentazioni, l’unione con Cristo in una nuova vita). Questo periodo di quaranta giorni si è evoluto nella Grande Quaresima, in cui tutti i cristiani ortodossi si preparano, con il digiuno e con lunghe preghiere, alla Pasqua.
Oggi in molti paesi i cristiani sono la maggioranza, e non si battezza più solo nella festa della Pasqua, o in altre feste importanti dell’anno liturgico, ma in tutti i giorni: in una società già cristiana, i nuovi battezzati sono quasi sempre bambini piccoli, per i quali non è così importante aspettare una festa particolare: anzi, la Chiesa insegna che è bene portare i bambini al battesimo appena è possibile portarli fuori di casa senza rischi per la loro salute.
I riti battesimali risalgono a tempi in cui i nuovi cristiani erano in maggioranza adulti; oggi la maggior parte dei nuovi battezzati è costituita da bambini, ma in certi casi si assiste a una vera rinascita di battesimi di massa di adulti: per esempio in Russia, dopo che sono state riaperte le chiese distrutte dal regime comunista.

PERCHÉ SI BATTEZZANO I BAMBINI?

Il battesimo dei bambini è una pratica tradizionale della Chiesa Ortodossa. In occidente, molte denominazioni protestanti hanno cambiato questa pratica secolare, sostenendo che si devono battezzare persone adulte, o almeno consapevoli. Questa innovazione si basa sul fatto che nel testo della Bibbia non ci sono riferimenti diretti al battesimo di bambini piccoli: è vero, però, che il Nuovo Testamento parla dei battesimi dei primi convertiti “con tutte le loro famiglie”, dove per “famiglie” si usa la parola che indica “tutti quelli che vivono sotto lo stesso tetto”, inclusi quindi i bambini.
C’è anche un altro precedente storico: il bagno rituale di purificazione (mikvà) che dovevano fare tutti i convertiti all’ebraismo. Anche ai tempi di Gesù, tutti quelli che provenivano dal paganesimo e desideravano entrare a far parte del popolo di Israele, dovevano fare un’immersione rituale: questa si praticava per tutti i membri della famiglia, inclusi i bambini di ogni età. Dato che i primi cristiani vedevano il battesimo come l’ingresso nel nuovo Israele che è la Chiesa di Cristo, era del tutto naturale che vi entrassero assieme a tutti i membri delle loro famiglie.
Se comprendiamo il battesimo come la nostra partecipazione alla vita salvifica di Cristo che ci viene attraverso la sua morte e risurrezione, vediamo che questa partecipazione è possibile a tutti, perché Dio non ha certamente bisogno dell’invito cosciente di un adulto per donare la sua grazia.
La scelta cosciente e adulta di seguire Cristo è certamente importante, ed è per questo che i padrini devono seguire i battezzati fino all’età in cui essi stessi possono diventare membri della Chiesa consapevoli e attivi.

IL RITO DEI CATECUMENI

Vediamo dunque come si svolge un battesimo in una chiesa ortodossa di oggi. La prima parte del rito battesimale prende il nome di “rito dei catecumeni”. “Catecumeni” sono quelli che si preparano al battesimo attraverso un cammino di apprendimento, la catechesi (in greco, catechesi significa “risposta alle domande”).
Il rito dei catecumeni si svolge alle porte della chiesa: infatti, simbolicamente, il battesimo è la “porta” che ci fa entrare nella vita della Chiesa.
Le quattro preghiere che si recitano in questa prima parte del rito del battesimo sono quelle che nell’antichità si recitavano sui catecumeni in particolari momenti del loro corso di apprendimento della fede: nei primi secoli, questo cammino poteva durare molto tempo (fino a tre anni), e le preghiere si facevano a intervalli distanti tra loro. Oggi, le preghiere sono recitate una dopo l’altra in una singola occasione.
Il rito dei catecumeni ci presenta molte immagini di un cambiamento totale di vita, e comprende un certo numero di invocazioni di esorcismo. Oggi queste preghiere (soprattutto nel caso di bambini piccoli) ci possono sembrare esagerate, ma nel caso dei primi convertiti al cristianesimo da religioni pagane, il catecumenato segnava proprio il passaggio da credenze false, miste con elementi magici e demoniaci: si capisce perciò il desiderio di rompere del tutto con un passato pagano, e di incominciare una vita del tutto nuova al servizio dell’unico vero Dio.
Le preghiere di esorcismo sono accompagnate dal segno della croce e dal soffio del prete sulla fronte, la gola e il cuore del candidato: si chiede a Dio di allontanare ogni influenza del maligno dalla vita del nuovo cristiano, e di includerlo tra i membri del suo gregge spirituale, la santa Chiesa.
Alle preghiere segue una serie di domande, che ci ricordano l’esame fatto un tempo ai candidati adulti: si chiede per tre volte una rinuncia a satana e una dichiarazione di unione con Cristo. Alle richieste di rinuncia a satana, tutti si voltano verso le porte della chiesa, poste a occidente (il luogo simbolico delle tenebre, in cui muore la luce del giorno). Il gesto di rinuncia è sottolineato dalla richiesta di soffiare e sputare verso occidente. Alle richieste di unione con Cristo ci si volta verso oriente (il luogo dove nasce la luce del giorno, e dove è situato 1’altare della chiesa, in onore della luce di Cristo che si leva sul mondo intero). Tutti i gesti – le rinunce, i soffi e gli sputi, le dichiarazioni di unione – si ripetono tre volte, sia per sottolineare l’importanza di un impegno di tutta la vita, sia in onore al mistero della Trinità.

IL CREDO

Il candidato – se ha l’età per poter recitare una preghiera – oppure il suo padrino o madrina, legge il Credo (tradizionalmente per tre volte, ma nella pratica odierna spesso si legge una volta sola). Questa preghiera, detta anche Simbolo della Fede, è un riassunto delle più importanti verità della fede cristiana:
Credo in un solo Dio Padre, onnipotente, creatore del cielo e della terra, e di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli: luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutto prese esistenza. Che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, e si incarnò dallo Spirito santo e da Maria Vergine, e si fece uomo. E fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e soffrì, e fu sepolto. E risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture. E ascese ai cieli, e siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà con gloria a giudicare i vivi e i morti; il suo regno non avrà fine. E nello Spirito santo, il Signore, vivifico, che procede dal Padre, che con il Padre e il Figlio è insieme adorato e glorificato, che parlò per mezzo dei profeti. E nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo, per la remissione dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti. E la vita del secolo futuro. Amen.
Il testo del Credo è quello approvato, per tutta la Chiesa, dai due primi Concili ecumenici tenuti a Nicea e a Costantinopoli nel quarto secolo. Anche prima di quei concili, in tutto il mondo cristiano, erano in uso diverse formule di fede abbastanza simili, che riassumevano in poche frasi la fede in Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito santo.
Per potere iniziare un percorso di vita nella Chiesa di Cristo, bisogna conoscere i fondamenti della fede. Ecco il valore di “esame” che ha il Credo: recitando il Credo, il candidato (o i suoi padrini se si tratta di un bambino) dà prova di avere imparato le verità cristiane fondamentali. La benedizione finale del prete dà allo stesso tempo il segno dell’approvazione della Chiesa a ricevere il suo nuovo membro: “benedetto Iddio, che vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità” (I Timoteo 2,4). Il cammino della vita nella Chiesa è cammino di salvezza, ma anche di conoscenza della verità.
Quando questo “esame” della dottrina cristiana è stato compiuto, si procede al luogo dove è stato preparato il fonte battesimale. Molte chiese antiche avevano accanto al loro ingresso un luogo dedicato apposta ai battesimi, con un fonte battesimale per immersione. Oggi nella maggior parte delle chiese ortodosse si usa un recipiente speciale in metallo per il battesimo dei bambini, ma in alcune si trova anche uno speciale battistero per gli adulti. La collocazione del battistero presso l’ingresso della Chiesa sottolinea il ruolo del battesimo come ingresso alla vita cristiana.

IL RITO DEL BATTESIMO

Il rito del santo Battesimo ha inizio con l’incensazione del fonte battesimale, seguita da tutte le preghiere della benedizione delle acque. Le preghiere e le formule per benedire l’acqua sono le stesse usate per fare l’acqua benedetta, ma in più vi sono preghiere per chi sta per essere battezzato. Una di queste è particolarmente interessante: “perché diventi partecipe della morte e della risurrezione di Cristo”. Questa preghiera ricorda che l’immersione e l’uscita dall’acqua – segni che rappresentano una morte e risurrezione – sono la nostra partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore.
Quando l’acqua è stata benedetta, il candidato al battesimo riceve una prima unzione simbolica con olio benedetto, che viene in parte versato anche nell’acqua del battesimo. Questa unzione con olio non è il sacramento della Cresima (unzione con il sacro Myron), ma è piuttosto un rito di preparazione al battesimo. La sua origine va cercata nel gesto piuttosto pratico di cospargere di olio il corpo dei candidati al battesimo, per metterli al sicuro dall’immersione in acqua fredda. Dobbiamo ricordare che il clima, soprattutto nei battesimi all’aperto, non è sempre favorevole, e l’unzione con l’olio è un’ottima protezione naturale. Alla funzione  di difesa dal freddo si è in seguito aggiunto tutto un simbolismo legato alla protezione divina (così come l’olio protegge il corpo, la grazia di Dio protegge la vita dei credenti), alla presenza di Dio nella nostra vita (così come l’olio penetra nella pelle divenendo una cosa sola con il nostro corpo, così la grazia di Dio diviene una cosa sola con la nostra vita), e alla lotta spirituale (così come gli atleti e i lottatori dell’antichità si cospargevano d’olio per scivolare alla presa degli avversari, così la grazia di Dio ci protegge dall’avversario dell’umanità).
Se un tempo si cospargeva d’olio tutto il corpo del candidato al battesimo, oggi non è più necessaria un’unzione totale, e i libri delle funzioni prevedono una semplice serie di piccoli segni di unzione, sulla fronte, sul petto e sulla schiena, sulle orecchie, sulle mani e sui piedi.
Quando il corpo del candidato è stato unto con l’olio, si procede all’immersione. Nella Chiesa Ortodossa, la formula battesimale è “Il servo di Dio … è battezzato (oppure: “La serva di Dio … è battezzata”) nel nome del Padre (prima immersione) e del Figlio (seconda immersione) e del santo Spirito (terza immersione)”. Le tre immersioni, nel nome delle persone della santa Trinità, riassumono la nostra fede in un Dio al tempo stesso trino e uno. Si noti che la formula battesimale in prima persona, “io ti battezzo...”, usata nelle chiese cattoliche e protestanti, è una variante tardo-medioevale che non è mai stata adottata dalla Chiesa ortodossa.
I nuovi battezzati, appena asciugati dall’acqua, sono rivestiti di un abito nuovo, che indica la nuova vita in Cristo che inizia da questo momento. L’abito può essere una veste rituale (in alcune chiese si preparano per questo scopo tuniche bianche su misura), oppure un semplice vestito pulito: si usa di preferenza il colore bianco, che indica anche il “rivestirsi di Cristo” di cui parla san Paolo in Galati 3,27.
I bambini piccoli, per essere mantenuti più tranquilli, possono ricevere l’abito nuovo senza essere rivestiti subito: in tal caso, mentre sono ancora avvolti in teli o asciugamani, il prete poggia sopra di loro l’abito dicendo: “Il servo di Dio ... è rivestito della tunica della giustizia e della verità, nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito”; i bambini potranno essere rivestiti con l’abito nuovo prima di uscire dalla chiesa.
Assieme all’abito nuovo il neobattezzato riceve una croce da portare al collo, che talvolta, secondo gli usi, si benedice immergendola nella stessa acqua del battesimo.

IL RITO DELLA CRESIMA

Subito dopo il battesimo, nel corso della stessa funzione, segue il secondo mistero dell’iniziazione cristiana: la Cresima, o unzione con il santo Myron (in slavonico Miropomazanie, in romenoMirungerea). Il Crisma o Myron è un olio piuttosto speciale, ottenuto mescolando decine di sostanze aromatiche a una base di olio d’oliva. Tradizionalmente, la preparazione e la consacrazione del Myron è riservata al patriarca, o al capo di una Chiesa ortodossa autocefala.
L’unzione con il santo Myron è il segno del dono dello Spirito santo, come si dice nelle parole che accompagnano l’unzione: “Sigillo del dono dello Spirito santo”. I punti su cui si fa l’unzione con il Myron sono gli stessi su cui si è fatta l’unzione pre-battesimale, con l’aggiunta degli occhi, le narici e le labbra, a indicare la disponibilità di tutti i nostri sensi a ricevere lo Spirito divino.
Nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli il dono dello Spirito santo è testimoniato attraverso gesti differenti: il soffio (come fa Gesù sugli apostoli in Giovanni 20, 22) e l’imposizione delle mani (come fanno gli apostoli in Atti 8, 17 e 19, 6); oggi queste modalità non sono più in uso (ma si usano talvolta in caso di persecuzioni, quando non è possibile avere accesso al santo Myron). L’uso del Myron è testimoniato nel periodo degli apostoli, e questo fa pensare a un’istruzione diretta di Gesù, verosimilmente presa dalle unzioni rituali della tradizione ebraica.
L’unzione con il santo Myron completa la grazia del battesimo, donando al nuovo cristiano un intervento diretto nella sua vita della terza persona della Santa Trinità. Noi chiamiamo la cresima – così come il battesimo – “mistero”, perché la grazia che ci è donata attraverso questi segni sfugge a ogni nostro tentativo di spiegazione, e se Gesù stesso non ha voluto lasciarne ai suoi apostoli una spiegazione completa, possiamo essere sicuri che gli effetti del battesimo e della cresima agiscono su di noi quale che sia il nostro livello di comprensione umana.
Il cristiano battezzato e cresimato è membro della Chiesa a tutti gli effetti: la “nuova nascita” alla vita della Chiesa dà immediatamente accesso alla santa Comunione, che come nutrimento spirituale può essere ricevuto anche dai bambini.

COMPLETAMENTO DEL RITO

Una volta terminate le unzioni si compie una piccola processione intorno al fonte battesimale: il prete conduce il neobattezzato e i padrini, che girano per tre volte intorno al fonte battesimale cantando la frase di San Paolo: “Quanti in Cristo siete stati battezzati, di Cristo vi siete rivestiti” (Galati 3, 27). Questa era la frase che si cantava nei primi secoli quando i neobattezzati adulti – spesso in gran numero, rivestiti della veste battesimale – entravano dopo il battesimo nella navata della chiesa a ricevere la comunione.
Si procede con le letture, dalla Lettera di San Paolo ai Romani e dal Vangelo secondo Matteo. Il brano di San Paolo (Romani 6, 3-10) sottolinea l’aspetto del battesimo come morte simbolica che ci rende partecipi della risurrezione di Cristo; il passo di Matteo (28, 16-20) ricorda la missione degli apostoli riguardo al battesimo. Vediamo di scomporre questa missione nei suoi tre elementi:
1 – ammaestrate tutte le nazioni

2 –  battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito
3 – insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato

Il punto 1 ci ricorda l’importanza della catechesi; un battesimo senza un’istruzione preliminare (come quella che cerchiamo di fare in questo testo) è un battesimo senza basi, che presto scade nella routine di un passaggio obbligatorio. Anche nel caso dei bambini, la formazione deve essere data a genitori e padrini.

Sul punto 2 non c’è molto da rimproverare alla tradizione ortodossa, che ha mantenuto il comando del Signore con molto scrupolo.
Il punto 3 ci ricorda come l’istruzione non finisca con il battesimo: anzi, da questo punto bisogna insegnare a “osservare tutto ciò che il Signore ci ha comandato”, o in altre parole, a “vivere una vita cristiana”. Il rito del battesimo ci fa membri della Chiesa, e come prima cosa dobbiamo impegnarci a frequentarla. Un nuovo battezzato che non frequenta la Chiesa è una totale assurdità, come un iscritto a una scuola che non frequenta le lezioni.

Il rito termina con due azioni simboliche, l’abluzione e la tonsura. Si ripuliscono i punti su cui è stato passato il santo Myron, come forma di rispetto per una sostanza consacrata. Anticamente era in uso che i battezzati adulti rimanessero alcuni giorni in chiesa a pregare, e in questo caso le abluzioni si facevano al momento in cui uscivano dalla chiesa (tipicamente all’ottavo giorno); anche ai bambini piccoli era applicata la stessa regola, facendoli entrare in chiesa all’ottavo giorno per le abluzioni. Oggi si considera altrettanto normale fare le abluzioni al termine del rito battesimale.
La tonsura dei capelli del battezzato è un segno simbolico di un dono di gratitudine, per sigillare l’inizio di un impegno di vita cristiana. Il dono dei capelli riassume in sé diversi valori: è economicamente irrilevante (a Dio non si può donare niente che non sia già suo), fa parte del nostro corpo (è un dono nostro, e non di altri), non è un sacrificio di sangue o doloroso (Cristo ha segnato la fine della mentalità sacrificale cruenta dell’Antico Testamento). È un buon simbolo per un dono di inizio che ci dia il senso che noi dobbiamo donare noi stessi con libertà, in un modo che non implica dolore. Con questo gesto, e la benedizione finale, si conclude il rito ortodosso del battesimo.

LA COMUNIONE

I nuovi battezzati vengono introdotti in chiesa: il prete li porta all’iconostasi, e se il battezzato è maschio, anche all’interno del santuario, come segno della possibilità di ricevere il sacerdozio ministeriale. Il rito dell’Ingresso in chiesa (in slavonico Vocerkovlenije, in romeno Îmbisericire) era stato spostato, così come le abluzioni, a un giorno successivo al battesimo, ma nella pratica attuale si fa subito dopo la fine del rito battesimale.
Dovrebbe seguire immediatamente la santa Comunione, ma spesso si celebrano i battesimi in giorni in cui non c’è in chiesa la Divina Liturgia. Se il nuovo battezzato ha gravi problemi di salute, può ricevere la comunione dalla riserva per i malati; tuttavia, si preferisce che la prima comunione sia fatta nel corso della Liturgia, per sottolineare l’aspetto comunitario dei misteri cristiani. Nel caso dei bambini, è responsabilità dei genitori e dei padrini di portare i nuovi battezzati alla comunione il più presto possibile... e di non smettere di frequentare la chiesa a partire da questo punto!
Nella Chiesa ortodossa i primi ad andare a fare la comunione sono proprio i bambini; la pratica frequente della comunione ai bambini ha un senso perché quando (generalmente nell’adolescenza) si abbandona la pratica della vita religiosa resta il ricordo molto intenso di quelle comunioni fatte da bambini e molto spesso è proprio questo lo stimolo per tornare in chiesa.

LE PREGHIERE DEI 40 GIORNI

Secondo l’antica tradizione ebraica, a cui si era sottoposta anche la Madre di Dio dopo la nascita di Gesù (Luca 2, 22) la Chiesa ortodossa chiede alle madri che hanno partorito di non venire in chiesa fino a 40 giorni dopo il parto. A quel punto, la madre entra in chiesa con il bambino appena nato e dopo una preghiera speciale viene riammessa alla vita della chiesa.
Questa usanza, che è comune anche alla tradizione di popoli pagani, è una misura di rispetto per una madre che si trova indebolita dal parto. Mentre 40 giorni potevano essere un “periodo di sicurezza” in società meno avanzate dal punto di vista medico, oggi si può tranquillamente ritenere eccessivo nel caso di parti effettuati in ospedale con una buona assistenza medica. Perciò, se i medici ritengono che la mamma sia fuori pericolo e possa andare dove vuole anche prima del quarantesimo giorno, si possono tranquillamente fare le preghiere di ingresso in chiesa, anche in anticipo.
Tipicamente l’esclusione della madre dalla chiesa porta i genitori ad attendere un poco prima di battezzare il bambino (e questo non è un male, perché anche il bambino è traumatizzato dal parto, così come la mamma), oppure a fare il battesimo in assenza della madre (cosa che può essere difficile da sopportare per il bambino, che ha un legame speciale di fiducia con la madre).
La cosa più importante da ricordare è che, finiti i 40 giorni, la mamma è chiamata a tornare in chiesa: il periodo di riposo concesso dopo il parto non deve essere usato come una scusa per continuare a non frequentare le funzioni. Sarà proprio dalla madre e dalla sua attitudine che un nuovo cristiano imparerà le prime, elementari nozioni della vita nella chiesa.


Tratto dal sito della parrocchia ortodossa San Massimo di Torino

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.