mercoledì 30 ottobre 2013

Ecclesiologia di san Paolo

Seguendo, per il NT, le indicazioni di H. Schlier, possiamo presentare il ricco pensiero e le profonde riflessioni teologiche di san Paolo, in quattro punti: 1. I nomi della Chiesa. 2. Il mistero della Chiesa. 3. L’edificazione della Chiesa. 4 .I membri della Chiesa.
I nomi della Chiesa
Nella tradizione biblica il nome non è una designazione secondaria o parte di un elenco per avere una traccia, ma indica qualcosa di profondo, che mette in luce la realtà evocata dal nome. Cominciamo così con la prima designazione: Popolo di Dio ed ekklesìa. Il primo termine è adoperato due sole volte e in citazioni dall’AT, Rom 9,25s e 2Cor 6,16. La prima conclusione è che il popolo di Dio del VT si identifica con la Chiesa. Tuttavia a Paolo il termine non pare troppo pregnante ed allora gli preferisce quello di ekklesìa, desunto dall’AT greco, nel quale può esprimere con maggiore ricchezza il concetto di Popolo di Dio. In riferimento all’AT, dove si parla della comunità d’Israele –qahal- tradotta in greco come ekklesìa, si vuole esprimere che si tratta di realtà viva in riferimento a Dio Padre e al Signore Gesù Cristo 1 e 2Tes 1,1 e 1Tes 2,14.
La Chiesa di Cristo è la continuazione del popolo di Dio, Israele e nello stesso tempo, anche il suo compimento; in essa il popolo del VT è reso perfetto sino alla fine, 1Cor 10,5s. Questo popolo compare nelle singole comunità disseminate nel mondo, ma è un popolo solo e deve conservare l’unità come motivo di credibilità. È la raccomandazione costante dell’apostolo, Rom 12,3s, 14,1s e 1Cor 1,10s. “Nel concetto di ekklesìa si delineano chiaramente alcuni tratti caratteristici della Chiesa. Paolo la considera il popolo di Dio, già preparato in Israele e che ora, nei tempi finali, si trova concentrato in questo ‘Israele di Dio’ formato di giudei e di pagani. Esso compare ovunque, da Gerusalemme a Roma e fino in Spagna e ben presto in molti altri luoghi dell’ecumene, ma è sempre un unico popolo che si presenta come la santa convocazione e la santa adunanza, come la cittadinanza della colonia della città celeste sulla terra, la quale si raduna per compiere gli atti sacri e pubblici del culto” (Schlier 185).
La seconda designazione della Chiesa è ‘corpo di Cristo’. Sono due i modi di concepire questa attribuzione, e sono presenti in 1Cor12 e Rom 12, con la sola indicazione di ‘corpo’ e poi in Colossesi ed Efesini, Col 1,18.24 e 2,19; Ef 1,22s, 4,12.16, 5,23.30, dove si trova l’espressione completa ed indica il rapporto personale di Cristo con la Chiesa, in quanto in essa si trova lui in persona, come suo fondamento stabile ed imperituro. Nelle lettere 1Cor e Romani viene espresso un altro concetto, quello del rapporto dei fedeli fra di loro, come membra dello stesso corpo. Le due concezioni paoline si completano fra di loro, perché la Chiesa è il corpo che, mediante Cristo, unifica i credenti, chiamandoli ad unità. “Il popolo escatologico di Dio emerge sensibilmente nel corpo di Cristo che al mondo si sottrae pur esistendo per esso e desiderando incorporarsi per la sua salvezza. Nel corpo di Cristo esso si conserva e si rivela come popolo di Dio” (S. 191).
Il terzo concetto riguarda la Chiesa come tempio di Dio ed abitazione dello Spirito: “Non sapete che voi siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se qualcuno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui” 1Cor 3,16s. In conclusione la Chiesa è il tempio dello Spirito Santo, proprietà di Dio nell’umanità, ispirata dallo Spirito e fedele sua custode a vantaggio degli uomini, mediante la sua santità.
Il mistero della Chiesa
È la lettera agli Efesini che ci svela il mistero della Chiesa, collegandolo, già dal primo capitolo con il progetto della creazione riferito a Cristo. Nella storia questo mistero si svolge e compie nella pasqua di morte e resurrezione, per cui il mistero altro non è se non l’offerta di Cristo sulla croce e la nostra partecipazione alla resurrezione. Questo mistero, cioè questa partecipazione alla pasqua di Cristo, viene ora comunicato alla Chiesa che lo rende presente nella forza dello Spirito a vantaggio dell’umanità intera. Così si congiunge la creazione con la resurrezione, l’inizio con la fine, sempre in Cristo Gesù, in cui tutto si ricapitola, Ef 1,10.
L’edificazione della Chiesa
Diversi fattori contribuiscono alla edificazione della Chiesa. Il vangelo ed i segni che lo accompagnano, i servizi ministeriali e carismatici. Questi fattori sono tra loro collegati e contribuiscono alla piena realizzazione del progetto salvifico mediante la Chiesa.
Il vangelo viene presentato, nel vocabolario paolino, con diverse espressioni: è vangelo di Dio, Rom 1,1.9.16; testimonianza e parola di Dio 1Cor 2,1 e 14,36. Esso è affidato alla parola della predicazione che risuona nella voce dell’apostolo e fa presente l’appello di Dio, 1Tes 2,13. Con Cristo il vangelo apre alla salvezza in virtù dell’azione dello Spirito: “Poiché è a noi che Dio l’ha rivelata mediante lo Spirito…E noi ne parliamo non con un linguaggio insegnato dalla sapienza umana, ma con parole apprese dallo Spirito” 1Cor 2,10s.
L’azione dello Spirito si attua mediante le azioni sacramentali, a cominciare dal battesimo, mediante il quale i credenti vengono inseriti e resi partecipi del mistero totale della pasqua di morte e resurrezione, come realtà salvifica definitiva, Rom 6. Continua e viene confermato l’inserimento in Cristo mediante il ‘convito del Signore’, l’eucaristia. In 1Cor 10 e 11 Paolo specifica ed approfondisce la forza dell’eucaristia, come ‘cibo spirituale’ che ci dona la forza dello Spirito.
Il vangelo e le azioni sacramentali sono affidate al servizio dei ministri ed operatori, incaricati da Dio per la fruttuosa amministrazione sacramentale. La parola di Cristo rende i ministri suoi ambasciatori che agiscono in suo nome, 2Cor 5,20. A questo servizio è collegata l’opera della riconciliazione e l’annuncio e la presenza della ‘nuova creazione’ in Cristo, 2Cor 5,18s.
Accanto agli apostoli a cui è stato affidato il ministero della riconciliazione, ci sonno anche i profeti, perché la Chiesa “è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti” del NT, secondo Ef 2,20. La presenza dei profeti indica che la comunità cristiana è carismatica, nel senso che vive sotto l’azione dello Spirito che la ispira per le scelte giuste e per il cammino nella santità. Ministeri e carismi dovranno essere sempre presenti nella Chiesa perché i credenti si aiutino ad ‘edificarsi a vicenda’ 1Tes 5,11. E non bisognerà mai dimenticare che tutti i ministeri ed i servizi vengono dallo stesso Cristo per promuovere l’edificazione del suo corpo, Ef 4, 11-16.
I membri della Chiesa
“Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo avete rivestito il Cristo…tutti voi non formate che un’unica cosa in Cristo” Gal 3,27. Essere in Cristo significa per l’apostolo avere ricevuto il dono di realizzarsi compiutamente e di orientare tutta l’esistenza in vista di Cristo e con Cristo. Ciò determina la nostra nuova appartenenza: siamo di Cristo Rom 5,5, generati ‘nello Spirito’ Rom 8,9. Questa generazione nello Spirito inserisce il credente nella straordinaria libertà dei figli di Dio, liberi dal peccato e dalla legge, dal mondo e dalle sue potenze, Rom 8,1s e Gal 4,1-8.
Nello svolgimento dello straordinario capitolo di Romani 8, vengono elencati gli effetti dell’essere in Cristo e dell’essere guidati dallo Spirito: si partecipa alla gloria del Cristo, si fa una esperienza straordinaria di lui, si vive nello Spirito e nella fede che significa consegnarsi totalmente a Dio, da cui si riceve vita dalla sua paternità. Questa fede si realizza nell’amore Gal 5,6, e si apre ed abbandona alla speranza, Ef 6,14.
In conclusione, la Chiesa viene edificata nei suoi membri che vivono la loro vita come dono e accolgono tutto con riconoscenza, aperti al mondo futuro, mistero che si svela nella fede.

Marino Qualizza


Ecclesiologia di san Paolo (Marino Qualizza)

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