domenica 13 ottobre 2013

Sulle versioni moderne della lingua liturgica

L'arciprete Vsevolod Chaplin si oppone alla traduzione dei testi liturgici in lingua moderna colloquiale

 

da Interfax, 6 aprile 2010
Padre Vsevolod Chaplin. direttore del Diparimento sinodale per il dilogo tra la Chiesa e la società, pensa che la traduzione dei testi liturgici dallo slavonico ecclesiastico in russo moderno non è appropriata.
"Non penso che abbiamo bisogno di tradurre il linguaggio di culto, formato nella Russia antica, nella lingua dei video musicali o dei messaggi SMS". ha detto giovedi scorso in una conferenza stampa a Mosca.
Padre Vsevolod ha continuato dicendo che la maggior parte della gente non sperimenta difficoltà a causa dell'uso dello slavonico ecclesiastico nel culto. "Se qualcuno vuole davvero capire i servizi e vi mette tutto il loro cuore, dopo tre o quattro settimane di regolare frequenza alle funzioni inizia a capire tutto", ha detto.
"La Chiesa parla in diverse 'lingue'. Ci sono anche i blog ortodosse e i video musicali ortodossi. Tuttavia, i testi liturgici sono un caso speciale. Anche se li traduci in russo moderno, non sarebbero facili da capire. Sono testi di alta filosofia, comprensibili solo a coloro che sono illuminati dagli insegnamenti dell'Ortodossia".
Allo stesso tempo, padre Vsevolod pensa che i testi stessi ci educano; ci insegnano per che cosa dobbiamo pregare. "Dopo tutto. noi non sappiamo sempre per cosa pregare. Preghiamo per i soldi, per le nostre carriere, o per il benessere della nostra famiglia. Forse, questo è un male per noi", ha detto.

Sulla traduzione dei testi liturgici
del metropolita Hierotheos Vlachos di Nafpaktos e Agios Vlasios
 
[Il testo che segue è stato scritto nel gennaio del 1981 per quanto riguarda la traduzione dei testi liturgici dal loro originale greco in greco moderno. La questione era a quel tempo un tema scottante, ma lo è diventata ancora di più nelle ultime settimane (2010), quando il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia ha ufficialmente condannato la traduzione dei testi liturgici in greco moderno. Per quelli che vivono fuori dalla Grecia, però, il seguente testo illumina il nucleo essenziale alla base di questo problema controverso incontrato in tutto il mondo e di come si dovrebbe formare il proprio parere anche in società in cui la traduzione diventa una necessità, con molta attenzione e sensibilità. - J.S.]
Ultimamente c'è stato un gran parlare tra clero e laici sulla traduzione dei testi liturgici, e abbiamo esempi di alcune persone che stanno facendo questo lavoro. Greci contemporanei, permeati di passione per cambiare tutto, entrano anche nei luoghi di culto con questa passione, sostenendo che è difficile partecipare veramente al culto divino in cui siamo obbligati a sentire gli inni "incomprensibili" cantati nella Chiesa. Essi affermano inoltre che la riforma liturgica è necessaria. Inoltre, aggiungono che uno dei compiti principali della Chiesa è quello di prendersi cura di questa parte della vita ecclesiastica.
Questo problema è molto serio e sensibile. Non crediamo che queste poche righe che qui scriviamo copriranno tutto, né che le cose che sono scritte qui siano indenni da debolezze, ma cercheremo di presentare in modo chiaro e conciso i nostri pensieri.
Non esamineremo la questione dal punto di vista che la lingua greca oggi è sotto pressioni crudeli e "disumane". Né potremo esaminare il caso che la maggior parte dei rivoluzionari, che vogliono la nostra separazione dal passato, vogliono "distruggere" la nostra lingua, separando la vita dalla tradizione per poter distruggere quest'ultima. La vita è vita perché è collegata con la tradizione. Come la vita biologica passa di generazione in generazione, così in modo simile anche la vita culturale della gente passa di generazione in generazione. E se la vita è separata dal passato, diventa morta. Vogliamo passare senza commenti il seguente pensiero: "Dal 1958 ad oggi, hanno cercato con tre riforme scolastiche successive (apertamente espresse per gli interessi delle ambasciate straniere in Atene) di ridurre estremamente la cosiddetta formazione classica, subordinando l'istruizone alle esigenze della tecnologia". Sappiamo bene che il linguaggio è una delle preoccupazioni principali della riforma dell'istruzione.
Mettiamo da parte questi problemi per sottolineare alcuni altri punti.
Primo. La Chiesa realizza la trasformazione dello spazio, del tempo e del mondo intero. La trasformazione del mondo intero si svolge nella vita sacramentale della Chiesa per le energie dello Spirito Santo. La Chiesa riceve tutto il mondo e lo trasforma. Questo si vede chiaramente nel caso dell'uomo. Attraverso i misteri [sacramenti], l'uomo sfugge alla sua irrazionalità, alla morte e all'insipida non-esistenza, ed entra nella vita. Diventa un membro del Corpo di Cristo e riceve i doni dello Spirito Santo. Tutta la persona (spirito, corpo, nous, desiderio, volontà) è assunto dalla Chiesa e divinizzato. Nicola Cabasilas dice chiaramente che l'uomo con il santo battesimo riceve una nuova nascita; con la cresima il movimento, con la Divina Eucaristia la vita, e con la preghiera noetica, come con tutta la lotta di purificazione e di ascesi, egli colloca Cristo nel suo nous e nella sua volontà. In questo modo, egli vive in Cristo, il che significa che è restaurato alla vera vita. In particolare, nel suo libro La vita in Cristo, Cabasilas scrive: "Questa è l'opera del battesimo: la remissione dei nostri peccati, la riconciliazione dell'uomo con Dio, il divenire dell'uomo come Dio, l'apertura degli occhi dell'anima, il gusto dello splendore divino, l'universo che parla con noi e ci prepara per la vita futura". Il lavoro del mistero della cresima "trasmette le energie dello Spirito buono, e il miro mette in lui il Signore Gesù, il Salvatore di tutti gli uomini, la speranza di ogni bene, e nella nostra trasformazione con lo Spirito Santo, ci porta al Padre". Con la Divina Eucaristia, acquisiamo la vera vita: "Dopo il crisma, arriviamo alla mensa, che è lo scopo ultimo della vita... da questa riceviamo il Cristo risorto, e non solo i doni dello Spirito che abbiamo diritto a ricevere, ma il Benefattore stesso". Così, tutti i nostri sensi diventano i sensi del corpo di Cristo.
Tale trasformazione avviene in tutta la creazione, nonché in tutte le istituzioni sociali dell'uomo. Nella Chiesa, tutto si trasforma ed è santificato. Attraverso lo Spirito Santo, il grano diventa il corpo di Cristo e il vino diventa Sangue di Cristo, l'olio diventa Olio Santo, il miro diventa santa cresima, l'acqua diventa acqua santa, mentre la candela e l'incenso diventano preghiera.
Pertanto, il compito della Chiesa non è quello di seguire i cambiamenti della società né di regolare in base a questi cambiamenti la sua predicazione e attività pastorale, ma di cambiare e trasformare l'uomo, il mondo e la vita. Il suo criterio ultimo non deve essere semplicemente di mettere a suo agio la società e di adattarsi, perché questo si chiama secolarismo, ma dovrebbe essere la trasformazione delle persone e della vita attraverso lo Spirito Santo. La Chiesa non deve essere influenzata da altri fattori (psicologici, sociali. ecc), ma dallo Spirito Santo per ricevere il mondo e offrirlo in dono a Dio. Il commento dell'archimandrita Irenaios Deledemos è veramente corretto: " I Padri non si conformavano alla condizione del mondo. Non secolarizzavano la Chiesa, ma essi stessi creavano nuove condizioni per l'incontro del cristianesimo con ogni epoca. Il loro lavoro era creativo e non era un'imitazione del lavoro del mondo. I Padri determinavano i cambiamenti; non seguivano i cambiamenti che avevano già avuto luogo al di fuori della Chiesa. Al contrario, oggi si parla di adeguamento alla realtà moderna esattamente allo stesso modo del mondo. Generalmente. un sentimento di inadeguatezza prevale in tali tentativi. con una tendenza ad abolire qualunque differenza che distingue la Chiesa dal mondo".
Sulla questione della traduzione dei testi liturgici, riteniamo che prevalgano criteri molto secolari, e che vi si esprima il fenomeno del secolarismo. "Non capiamo i testi. Abbiamo bisogno di tradurli". Sottomettiamo tutta la nostra tradizione a iniziative istantanee, arbitrarie, personali che potrebbero durare per una generazione, ma più tardi, le generazioni successive, facendo altre modifiche, cambieranno totalmente la tradizione.
Secondo. I riformatori della lingua liturgica sostengono che tra la gente di oggi ci sono grandi difficoltà linguistiche nell'avvicinarsi alla vita liturgica. Non la possono capire, e, quindi, essa deve essere espressa in una forma più contemporanea. Senza negare questa necessità, dobbiamo osservare che tutti noi, anche i teologi, dimentichiamo totalmente che il linguaggio della Chiesa, e in particolare del suo culto, in cui consiste la sua espressione, e in cui si verifica l'incontro mistico e reale dell'uomo con Dio, è per lo più un linguaggio simbolico. I simboli predominano l'intera teologia e la vita della Chiesa. Tutte le arti liturgiche usano questo linguaggio simbolico, e in questo modo, parlano ai fedeli cristiani.
L'iconografia ortodossa esprime qualcosa di molto profondo. Non si preoccupa tanto della superficie delle cose. Essa ci fornisce la testimonianza della vita divinizzata. Supera i sensi. Lo scopo dell'iconografia è di condurre il cristiano alla morte dei sensi corporei esterni, o piuttosto alla loro trasformazione; allo sviluppo dei sensi interni e alla deificazione dell'uomo. Leonid Ouspensky scrive: "Per la Chiesa ortodossa, l'icona è un linguaggio che esprime i suoi dogmi e i suoi comandi tanto bene quanto la parola. È una teologia che si esprime in forme e colori che l'occhio può vedere. È come uno specchio che riflette la vita spirituale della Chiesa. In esso, si possono capire le lotte dogmatiche di ogni epoca". Lo stesso accade con tutte le arti liturgiche, la musica, l' architettura, ecc.
Inoltre, nel culto troviamo chiaramente il linguaggio dei simboli - l'uso dell'incenso, l' accensione della candela, la combustione della lampada ad olio davanti l'icona del santo, il bacio dell'icona, la croce, ecc - tutti hanno qualcosa di interiore e mistico, ma anche di reale. Per esempio, con il bacio dell'icona riceviamo la grazia di Dio, secondo la nostra condizione spirituale, e anche i nostri occhi sono benedetti con la vista del santo raffigurato. Vediamo e sentiamo chiaramente nel culto, ciò che noi vogliamo "capire" con la traduzione nella lingua contemporanea. Il piccolo ingresso, il Grande Ingresso, la croce, le candele di fronte al Vangelo, la benedizione del sacerdote e il modo in cui essa si svolge, ecc, tutti questi segni ci dicono e ci danno qualcosa di diverso, che va al di là di quanto provano i nostri sensi e di ciò che la nostra logica capisce.
Se qualcuno legge gli scritti dei Padri, vedrà chiaramente la spiegazione della Divina Liturgia. Per esempio, Nicola Cabasilas spiega all'inizio della sua Spiegazione della Divina Liturgia l'uso della rappresentazione della vita di Cristo nella Divina Liturgia. Il canto e tutto ciò che vi si compie "ci benedice in due modi":
"Il primo modo è quello dal quale beneficiamo dalle stesse preghiere, salmi e letture. Ciò è perché le nostre preghiere ci conducono verso Dio e portano la remissione dei nostri peccati... L'altro modo in cui siamo benedetti da questi segni e da tutto ciò che avviene nel rito sacro è questo: in essi vediamo Cristo manifestando con le sue opere e la sua la passione per il nostro bene... Tutte le cose che avvengono nella celebrazione dei doni si riferiscono all'economia del Salvatore; così la sua visione, essendo sotto i nostri occhi, benedirà le nostre anime, e in questo modo diventiamo degni di accogliere i santi doni. Così come quest'economia ha risuscitato il mondo quando ha avuto luogo, nella stessa maniera quando è contemplata rende l'anima di chi la vede migliore e più santa... Questo è il motivo per cui è necessaria la visione (theoria), secondo l'ordine del rituale, per darci questi sentimenti, in modo che non possiamo pensare solo con la mente, ma anche, in un certo modo, vedere con i nostri occhi la grande povertà dei ricchi... per questo motivo è stato inventato questo simbolismo, in modo che, da una parte, non si dichiari solo con le parole gli eventi della divina economia, ma per portare questi eventi davanti ai nostri occhi, e anche per vederli in tutto il processo della liturgia; quindi, per influenzare facilmente con questo le nostre anime, e portare in noi non solo la semplice visione, ma anche la passione".
Come possiamo vedere qui, secondo Nicola Cabasilas, l'uomo è benedetto nella Divina Liturgia, anche con la visione delle cose che vi si compiono.
Inoltre, nella sua Mistagogia, san Massimo il Confessore dà una spiegazione escatologica delle parti della Divina Liturgia. Ecco alcuni esempi in cui si vede chiaramente che con le cose compiute nella Divina Liturgia sperimentiamo la vita futura.
La lettura divina del Santo Vangelo "implica generalmente la prossima fine del mondo".
Inoltre, "la processione dei santi e venerabili misteri è l'inizio e il prologo del nuovo insegnamento, che avrà luogo nei cieli, in relazione con l'economia di Dio per noi e la rivelazione del mistero della nostra salvezza, nascosto nelle profondità del mistero divino".
"E il bacio spirituale rivolto a tutti noi è un modello e prescrizione per la pace e l'unanimità tra tutti noi, e l'identità logica che avrà luogo al momento della rivelazione dei futuri beni indescrivibili, che consiste nella previsione di fede e di amore. A causa di questa rivelazione, i degni prendono confidenza con il Logos di Dio ".
"Inoltre, la confessione del Credo divino della fede, fatta da tutti noi, denota il mistico ringraziamento, che noi tutti faremo nell'altra vita, per le meravigliose parole e modi dell'onnisciente e divina Provvidenza di Dio per noi".
"E la triplice invocazione del 'Santo' a nome di tutti i fedeli, contenuta nella santa innologia, mostra la nostra unione e uguaglianza d'onore con le potenze incorporee e spirituali, che si manifesterà in futuro".
Abbiamo insistito in questa sezione a vedere che nel culto divino, e in particolare nella Divina Liturgia, prevale soprattutto il linguaggio simbolico. Naturalmente va detto che la spiegazione simbolica non abolisce la realtà, ma la esprime nel modo migliore.
In precedenza abbiamo sottolineato che nella Divina Liturgia siamo benedetti dalle cose che avvengono e dall'uso dei simboli. Cerchiamo di espandere qui la questione, al fine di capire meglio.
Il segno della Santa Croce non costituisce semplicemente un ricordo del sacrificio di Cristo sul Golgota, ma è una esperienza della grazia di Cristo. Così, quando il sacerdote ci benedice con la croce manuale, o con il segno della croce, riceviamo la grazia divina. San Gregorio Palamas insegna a proposito: "Non solo la parola e il mistero della Croce, ma anche il tipo è divino e venerabile, essendo un sigillo divino e riverito, che benedice e completa la generazione di persone da Dio, dando loro beni mistici e soprannaturali, che rimuovono le maledizioni, distruggono la morte e la corruzione, dando benedizioni e vita eterna, ed è un legno di salvezza, uno scettro regale, e un trofeo divino contro i nemici visibili e invisibili. La Croce del Signore è per tutti, e rivela l'economia dell'incarnazione, e in essa è tutto il mistero".
Inoltre, l'icona nella Chiesa ortodossa non è un semplice ricordo del santo che viene raffigurato. ma è l'espressione della vera presenza del santo nel luogo di culto. Come scrive Panagiotis Nellas: " La lettura della vita di un santo è fatta per portare realmente e veramente in mezzo a noi il santo con tutta la sua vita e le sue lotte, e d'altra parte, è per questo che le reliquie del santo sono portate in processione e posizionate nel reliquiario della chiesa, o se non ci sono reliquie, la sua icona, e i fedeli si ungono con l'olio della lampada davanti all'icona o alle reliquie del santo".
Inoltre, anche il simbolo della rivelazione di Dio ai profeti, che è diversa da quella precedente, "illumina la natura di colui che è simboleggiato". San Gregorio Palamas scrive: "Da un lato, il simbolo naturale è sempre associato con la propria natura". Questo è uno dei punti fondamentali di disaccordo tra san Gregorio e Barlaam il Filosofo. Esaminando le cose in modo razionale, Barlaam sottovaluta la rivelazione di Dio attraverso la theoria (visione divina) e sopravvaluta la logica e la filosofia (diceva che la theoria è inferiore alla logica); questo è il motivo per cui non accettava il vero significato del simbolo.
Tutto questo è detto per dimostrare che la traduzione dei testi liturgici non potrà mai aiutare l'uomo ad avere una partecipazione essenziale nel culto, se questi non imparare in precedenza a percepire e sperimentare il linguaggio dei simboli.
Allo stesso modo. il professor George Mantzarides sottolinea quanto segue:
" La Divina Liturgia si dipana simbolicamente ed è offerta con simboli sensibili. E l'uomo partecipa al culto quando partecipa a questi simboli sensibili della Divina Liturgia, in cui il mondo intero è ricapitolato. In questo modo, anche il mondo intero diventa contemporaneamente un simbolo. E la persona che partecipa alla Liturgia scopre, attraverso i simboli sensibili della Divina Liturgia, il vero significato simbolico del mondo. Quando il sensibile cessa di essere simbolico, allora anche la Liturgia cesserà di essere divina....
"Ma la lingua costituisce una parte del più ampio sistema simbolico della Divina Liturgia. Così, per esempio, oltre alla lingua, abbiamo tutti questi diversi atti liturgici, il modo in cui recitiamo, la musica, l' arte, l' architettura. Tutti questi costituiscono il linguaggio della Divina Liturgia nel significato più ampio della parola. Ecco perché lo sforzo che vuole rendere la Divina Liturgia più comprensibile per la gente della nostra generazione non può limitarsi alla traduzione dei suoi testi, ma dovrebbe essere estesa anche alla traduzione di tutti i significati simbolici ai quali la Divina Liturgia è collegata, e che costituiscono il suo linguaggio in senso più ampio....
"Oggi, perché possiamo partecipare realmente alla Liturgia, non è sufficiente avere una Liturgia nella nostra lingua. Ancora di più, non è sufficiente avere una traduzione della Liturgia tradizionale in lingua moderna, perché in questo caso, oltre all'inadeguatezza, avremo anche la falsa sensazione di pienezza".
Noi solitamente consideriamo la traduzione dei testi liturgici come la soluzione più semplice. In effetti, è la soluzione più semplice, che a causa della sua semplicità non può offrire nulla all'uomo contemporaneo, che, come dimostra tutta l'arte contemporanea, ha imparato a vivere ed esprimersi simbolicamente. Quando qualcuno legge testi contemporanei, egli sarà in grado di apprezzare questo. I poeti contemporanei e i nuovi scrittori usano parole semplici, e in questo modo "soddisfano" la logica. Ma la loro analisi e la loro piena comprensione richiede una diversa conoscenza e approcci diversi.
Noi crediamo che la Chiesa. con il suo sforzo intenso, non dovrebbe semplicemente tradurre o interpretare letteralmente i testi, ma rivelare il linguaggio simbolico, che aiuterà l'uomo contemporaneo a partecipare realmente al culto di Dio.
Terzo. Di solito quelli che richiedono riforme linguistiche cadono nel grave errore di considerare l'uomo come essere che possiede solo la logica, e cercano di subordinare tutto alla logica. "Lasciate che i testi siano tradotti in modo che possiamo capirli. In modo che possiamo capire quello che diciamo e quello che sta succedendo". E pensano che con l'elaborazione logica (pensiero) risolveranno i problemi interni che li preoccupano. Per essere precisi. l'esistenza dell'uomo non consiste di un solo aspetto, e specialmente della sola funzione arbitraria della logica. L'uomo ha anche un'intuizione interna, il nous, il cuore, e molte volte concepisce le cose essenziali e interpreta qualcuno o qualcosa senza usare la logica. Per esempio, fin dal primo momento un giudice può percepire con la sua intuizione naturale l'innocenza o la colpevolezza della persona accusata. Ancor più, questo accade nella Chiesa, in cui l'uomo partecipa della grazia divina, quando "soffre per il divino". Ciò avviene attraverso i doni di intuito (diooratiko) e lungimiranza (prooratiko) e tutti i doni (carismi) che sono i doni dello Spirito Santo, che vediamo anche nella vita dei santi.
Così, è possibile trovare nel culto filologi famosi che capiscono tutto ciò che viene detto, o teologi che comprendono l'intera evoluzione del culto divino, ma anche questi non capiscono, o meglio, non sperimentano i servizi di culto come li vive un uomo "carismatico", o un bambino piccolo, o un analfabeta tra i fedeli benedetti.
Lasciatemi fare un esempio. La benedizione apostolica data durante la Divina Liturgia dal sacerdote al popolo: "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi", è più "comprensibile" se è tradotta in greco demotico moderno. Tuttavia, chi può capire logicamente cos' è la "grazia di Cristo", o cos'è "l'amore di Dio Padre ", o cos'è la " comunione dello Spirito Santo", o cos'è il mistero della Santissima Trinità, o che cosa significa per la grazia della Santa Trinità essere con noi? Come possiamo "capire" la Santa Trinità quando siamo disorganizzati internamente e isolati esternamente? Questo richiede la trasformazione della nostra natura, lo sviluppo dei nostri sensi interni, e l'esperienza fondamentale di Dio. Non è sicuramente un caso di elaborazione logica.
Nella tradizione patristica vi è chiaramente una distinzione tra nous (la mente del cuore) e dianoia(intelletto o logica). Quando il nous è subordinato alla dianoia, alle passioni e all'ambiente, abbiamo la morte dell'anima, e quindi l'uomo non è in grado di capire nulla della Divina Liturgia. Al contrario, quando il nous è liberato dalla tirannia della dianoia, le passioni e l'ambiente si colmano di grazia, e allora si sperimenta Dio. La conoscenza di Dio e delle cose divine è legata indissolubilmente all'esperienza di Dio. E l'esperienza di Dio si raggiunge quando il nous è purificato, e pensa incessantemente a Dio. Poi infonde la grazia anche alla dianoia, che diventa subordinata al nous ed esprime le sue esperienze. Quindi, il problema di comprendere il culto divino è soprattutto una questione di purificazione del cuore, di trasformazione dell'uomo, e di scoperta della personalità (prosopon). È una questione di rinascita dell'uomo, che ha luogo quando si trasforma da una persona individuale in una persona reale (prosopon). E sappiamo bene dagli insegnamenti dei Padri che una persona rinasce dall'alto. Come persona reale, nel culto egli entra in comunione con Dio, gli uomini e i santi. Quando è un vero membro del corpo di Cristo, allora vive nella comunione degli angeli e degli uomini, celesti e terreni, viventi e defunti.
Quarto. È possibile per la Chiesa, senza affrettarsi e senza seguire semplicemente le vie del mondo, ma di sua propria volontà e desiderio, trasformare il mondo con metodi adeguati per ogni specifico periodo, per diffondere il messaggio di Dio all'uomo. La Chiesa ha sempre fatto questo. Cioè, esprime la sua esperienza con i fatti linguistici di ogni epoca. Non dimentichiamoci che la Chiesa non è conservatrice, ma tradizionale. E quando si parla di Tradizione, intendiamo sempre l' energia continua dello Spirito Santo nella Chiesa. Da questo punto di vista dobbiamo comprendere l'evoluzione del nostro culto. Ma il problema non si trova lì. Né neghiamo ogni buono sforzo affinché le persone si avvicinino più correttamente alla Chiesa per sentirne la pienezza di vita, di gioia e di santità. Ma il problema è principalmente chi esprimerà questa Tradizione, ovvero chi la porterà nel periodo contemporaneo, traducendo o correggendo testi nuovi. Naturalmente, questo problema non preoccupa la Chiesa, ma il cristiano secolarizzato. Perché ci sono sempre persone (santi) che possono parlare in modo particolare a persone particolari. Essi sono i portatori della Tradizione, i santi di Dio. Vivono la "teologia dei fatti"; sono stati completamente trasformati dall'energia increata di Dio; si sono purificati dalle loro passioni; hanno raggiunto l'illuminazione del nous e la visione di Dio; hanno sperimentato la teologia mistica e il divino Sabbath, diventando veri teologi. Queste persone esistono davvero, e sono quelli che hanno tutte le ragioni per parlare ed esprimere la vita della Chiesa. Tale lavoro è stato fatto dai santi Padri (Basilio il Grande, Giovanni il Crisostomo, Gregorio il Teologo. ecc), e non da chiunque.
La traduzione dei testi liturgici o la creazione di nuovi non è un'invenzione di esame di semplici parole, ma una rivelazione dello Spirito Santo. Coloro che sono pieni di passioni e non hanno gustato per nulla la vita esicasta, non sono diventati "pazzi" per amore di Dio, ma, al contrario, sono coinvolti in lotte giuridiche, in litigi, e sono posseduti dalla sete di essere riformatori (egoismo), non possono mai esprimere la vita della Chiesa. Questo è il motivo per cui cadono in grandi errori. Mi chiedo, se i santi uomini contemporanei hanno paura di questi cambiamenti appena abbozzati, come possono piccoli uomini tentare di intraprendere questo grande passo? Da dove viene loro questa audacia?
Nel tentativo di chiedere DOVE sono e QUANDO appariranno questi portatori della Tradizione per fare questo enorme lavoro, possiamo dire che la Chiesa non è sotto pressione da parte degli eventi. Non ha fretta. Non è preoccupata. Non è presa dallo stress. Ha la sua vita. Quando vi sarà una richiesta di questi cambiamenti, lo Spirito Santo illuminerà uomini purificati e santi che avranno grande autorità tra la gente ed essi parleranno. Da parte nostra non c'è bisogno di preoccuparci. Infatti potremmo anche fare con atti superficiali e arbitrari ciò che hanno fatto le altre "Chiese". Hanno usato metodi contemporanei di culto (organi e danze) nella speranza di portare i giovani alla Chiesa, ma hanno perso sia la "Chiesa" che i giovano. Hanno chiuso molte chiese e le hanno vendute.
Forse altri punti di vista possono essere espressi su questo tema cruciale. Noi non crediamo che il tema sia completamente coperto da questi pensieri. Ma quello che vogliamo sottolineare è che è molto superficiale credere che con alcuni atti esterni e spettacolari attireremo la gente alla Chiesa. La salvezza e la trasformazione del mondo si ottengono con fedeli illuminati e costantemente crocifissi. È necessaria trasformazione interna e cura pastorale. Cristo ha salvato il mondo nel giardino del Getsemani, sul Golgota, nella sua discesa negli inferi, con la sua santa risurrezione e ascensione al cielo. E più i pastori entrano nei loro propri giardini del Getsemani, più salgono sulla Croce per amore dei fratelli. ovvero più danno lacrime e sangue, tanto più offriranno salvezza in Gesù Cristo al loro gregge. Questo può essere visto sul Monte Athos. Lì cantano gli stessi testi, e in particolare in tutte le veglie notturne; sono cantati lentamente, e la dianoia (intelletto) spesso non li può seguire. Ma la presenza di monaci santi, crocifissi aiuta anche i più increduli a sentire devozione.
"Chiediamo cose facili". "Una traduzione e siamo a posto". "Stiamo facendo la cosa giusta". "Stiamo aiutando l'uomo contemporaneo". Questa mentalità è collocata nel contesto della società moderna che richiede "meno fatica" e "guadagni facili".
Traduzione di John Sanidopoulos


originariamente postato da parrocchia ortodossa san Massimo di Torino

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