SALMODIA AL NOSTRO SIGNORE GESŬ CRISTO PER IL
VENERDĬ
In verità ho progredito verso qualcosa di essenziale,
verso il nome salvatore di nostro Signor Gesù Cristo.
Nostro Signore Gesù Cristo ha dato un segno
ai suoi servi che lo temono:
perché fuggano in presenza dell’arco.
Nostro Signore Gesù Cristo ha dato un segno
ai suoi servi che lo temono:
perché dominino i nemici.
Ĕ il nome salvatore di nostro Signore Gesù Cristo e
la sua Croce vivificante sulla quale è stato crocefisso.
Beato l’uomo che rinuncerà a questa vita e alle sue
dolorose cure, che uccidono l’anima;
e porterà la sua Croce giorno dopo giorno,
ed unirà la sua mente e il suo cuore nel nome salvatore
di nostro Signore Gesù Cristo.
Lieto è il nostro cuore, si rallegra la nostra lingua,
quando meditiamo il nome salvatore
di nostro Signore Gesù Cristo18
______________________
18Questa composizione poetica era cantata
dai monaci copti del deserto egiziano durante l’ufficio quotidiano.
Cfr. La priore de Jésus
dans la tradition égyptienne, in IRÉNIKON, 50 (1977) 178, fasc. n°2.
IL METODO
IV. 1. I metodi dei vari maestri
IV. 2. Un esercizio di preghiera
IV. 3. L’Ave Maria
Questa è l’opera che continuamente fa la
Santissima Trinità nelle sue creature:il Padre
aspira in esse, cioè desidera la loro salvezza;
il Figlio respira, riposandosi in esse e
rendendole gradite a Dio;
lo Spirito Santo ispira, ossia le va illuminando
perché possano camminare di virtù in virtù.
(S.
Maria Maddalena de’ Pazzi)
La Chiesa è la società di uomini che pregano.
Suo scopo primario è di insegnare a pregare.
Essa è una scuola di preghiera.
(Paolo
VI)
IV. 1. I metodi dei vari maestri
“I cristiani in generale, hanno trascurato troppo i
metodi di raccoglimento, in quanto ricerca, nella fede, di questo Dio che abita
in noi... Ritrovare questi metodi che numerosi maestri di preghiera cristiani
hanno insegnato nel corso dei secoli e perfezionarli è assai augurabile e anche
urgente”1. Così si esprimeva Henri Caffarel anni or sono, parlando
della preghiera, a Parigi.
Gli fa eco la “Lettera su alcuni aspetti della
meditazione cristiana”, dove si legge: “L’esperienza umana dimostra che la
posizione e l’atteggiamento del corpo non sono privi di influenza sul
raccoglimento e la disposizione dello spirito. Ĕ un dato al quale
alcuni scrittori spirituali dell’Oriente e dell’Occidente cristiano hanno
prestato attenzione... Nella preghiera è tutto l’uomo che deve entrare in
relazione con Dio, e dunque anche il suo corpo deve assumere la posizione più
adatta per il raccoglimento2.
Tale posizione può esprimere in modo simbolico la
preghiera stessa, variando a seconda delle culture e della sensibilità personale.
In alcune aree, i cristiani, oggi, stanno acquisendo maggior consapevolezza di
quanto l’atteggiamento
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1H. CAFFAREL, La preghiera
interiore, Ancora, Milano 1988, p. 67.
2Cfr. SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi
Spirituali, EP, Roma 1984, n°76, p. 95
del corpo possa favorire la preghiera”3.
Questi metodi furono ben presto elaborati dai monaci,
per favorire i processi di introspezione; furono trasmessi oralmente durante i
primi secoli del monachesimo, poi sono stati messi per iscritto a partire dal
XII secolo.
I più antichi teorizzatori della Preghiera
di Gesù, come legata a metodi psicosomatici, sono Niceforo Monaco (XIII se.),
Simeone il Nuovo Teologo (XIII sec.) e Gregorio il Sinaita (XIII –XIV sec.).
Niceforo Monaco nel suo “Discorso sulla sobrietà e la
custodia del cuore” definisce la funzione della respirazione: “Tu, dunque,
siediti, raccogli l’intelletto e introducilo, per la via delle narici, per cui
entra il respiro del cuore, e spingilo e costringilo a scendere insieme con
l’aria che viene inspirata nel cuore. Quando sarà giunto là non seguirà più
nulla che sia privo di gioia e di grazia”4.
Concentrato in se stesso, con animo sereno, il monaco
deve porre tutta la sua attenzione sulla formula della preghiera “Da quel
momento tu non devi tacere e stare inattivo, ma avere come opera e invocazione
incessante, la preghiera: Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di
me”5.
Nel trattato “Le tre forme di preghiera” che la
Filocalia attribuisce erroneamente a
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3CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera
su alcuni aspetti della meditazione cristiana, del 15-10-1989,
in AAS 82 (1990) 376 ; EV, XI, 2709-2710.
4NICEFORO MONACO, Discorso sulla
sobrietà e la custodia del cuore pieno di notevole utilità, in La
Filocalia, vol. III, p. 526.
5Ivi.
Simeone il Nuovo Teologo, la postura del corpo è
descritta dettagliatamente. L’autore suggerisce di sedersi in una cella
silenziosa e di distogliere il proprio spirito da ogni pensiero: “a questo
punto appoggia sul petto la mascella inferiore, cioè il mento, per esercitare
l’attenzione in questo modo all’interno di te stesso con il tuo intelletto e i
tuoi occhi sensibili. Trattieni un poco il tuo respiro così da tenere lì il tuo
intelletto, per trovare il luogo dove sta il tuo cuore, e là stia interamente
anche il tuo intelletto. Là, al principio, ti troverai dentro una grande
oscurità, insensibilità e durezza. Ma, quando avrai realizzato questa opera
dell’attenzione, incessantemente, notte e giorno, troverai – meraviglia!
–una gioia incessante. Poiché l’intelletto che per questa lotta raggiungerà il
luogo del cuore e subito vedrà là dentro quelle cose che mai aveva visto e
conosciuto, poiché vedrà l’aria che si trova là dentro nel cuore e vedrà tutto
se stesso luminoso e pieno di ogni prudenza e discernimento. Da quel
momento in poi, da qualunque parte si affacci e appaia qualche pensiero, prima
ancora che entri e sia oggetto di riflessione o di raffigurazione, subito
l’intelletto lo caccia di là e lo distrugge con il nome di Gesù, cioè col
“Signore, Gesù Cristo, abbi pietà di me”. Da allora l’intelletto dell’uomo
comincia ormai ad avere rancore, passione e guerra incessante contro i demòni e
solleva contro di loro l’ira naturale, dà loro la caccia, li colpisce e li
distrugge.
Ciò che in seguito accade, lo imparerai da solo con
l’aiuto di Dio, per esperienza, mediante l’attenzione dell’intelletto
e tenendo nel cuore Gesù, cioè la preghiera,
poiché dice un padre: “Siedi nella tua cella ed essa
ti insegnerà tutto”6.
In questo passo si distinguono tre fasi: il
rallentamento della respirazione, seguito dalla concentrazione, l’esplorazione
dell’interno di sé per trovarvi la sede del cuore e l’invocazione del nome di
Gesù, volta ad annientare ogni minimo pensiero.
I “Racconti di un pellegrino russo” devono parte della
loro popolarità alle precisazioni sul metodo. Il pellegrino impara a pregare
attraverso tre tappe. La prima è anzitutto quantitativa per abituarsi a
recitare la formula con la bocca: lo starets gli ordina di recitare la
preghiera, inizialmente, tremila volte al giorno, per poi passare a seimila e
ancora a dodicimila; dapprima riuscì a malapena a recitarle tutte, ma poi “La
recitai fedelmente dodicimila volta al giorno e all’abitudine si aggiunsero ben
presto la gioia e la soddisfazione”7.
La seconda tappa consiste nel far passare la preghiera
dalla bocca alla mente, ripetendola silenziosamente; la terza e ultima tappa
introduce la preghiera del cuore, mettendo in relazione la scoperta della sede
del cuore con la recitazione della formula
______________________
6 SIMEONE IL NUOVO TEOLOGO, Le
tre forme di preghiera, in La Filocalia, vol. IV, p.
512-513.
Il padre citato dall’autore è padre Mosè. Il paso si
trova in VITA E DETTI DEI PADRI DEL DESERTO, ( a cura di L. MORTARI), Città
Nuova, Roma 1975, vol. II, p. 33.
7RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO, Rusconi,
Milano 1973, p. 40
“Cercai prima di tutto di trovare la posizione del
cuore. Chiusi gli occhi e contemplai con la mente il mio cuore, tentando di
rappresentarmelo quale esso è, nella parte sinistra del petto, e di ascoltarne
attentamente il battito. Ripetevo questo esercizio varie volte al giorno, per
mezz’ora, e dapprima non percepivo che buio. Presto però cominciò ad apparirmi
il cuore e colsi il suo movimento; poi riuscii a introdurre nel cuore la
Preghiera di Gesù e a farmela uscire, seguendo il ritmo del respiro: guardando
con la mente nel mio cuore, aspiravo lentamente l’aria, dicendo: Signore,
Gesù Cristo, poi la espiravo, dicendo: abbi pietà di me”8.
In principio è un fatto meccanico, poi diventa
spontaneo: “Dopo un certo tempo sentii, non so come, che la preghiera passava
da sola dalle labbra al cuore: il cuore, cioè, con il suo battito regolare, si
metteva in certo qual modo a scandire da se stesso le parole della Preghiera;
per esempio, uno: Signore, due: Gesù, tre:
Cristo e così via. Smisi allora di dire la Preghiera con le labbra e cominciai
ad ascoltare con attenzione ciò che diceva il mio cuore...”9.
Come leggiamo, nel metodo del pellegrino si incontrano
due elementi fisici: il battito del cuore e la respirazione.
Da Niceforo ne vengono segnalati altri come la
posizione del corpo, la fissazione dell’attenzione a certe parti del corpo
(cuore, ombelico), il controllo della respirazione, l’ambiente adatto. Elementi
fisici che vengono messi in relazione diretta
_______________
8 Idem, p. 66.
9 Idem, p. 46.
con certi effetti psichici come visioni luminose e
prontezza nel discernimento.
Ciò nasce dalla convinzione che anche la più alta
esperienza spirituale ha nel corpo il suo veicolo, si direbbe il suo
sacramento, il suo segno visibile e operativo. Tale principio si basa sulla
pratica sacramentale e sulla considerazione che la salvezza in Cristo riguarda
l’uomo nella sua totalità di corpo, anima e spirito. L’individuo trova
espressione nel corpo e la dualità di corpo e anima, che tanto ha segnato il
pensiero occidentale, non è né biblica, né cristiana. Il Cristianesimo è la
religione dell’incarnazione, la vita in Cristo non può venire disincarnata. Che
il corpo possa partecipare alla preghiera costituisce una necessità, perché
l’uomo è tutto votato obbligatoriamente ad essere riunificato.
Ĕ inoltre un dato di fatto che, quando preghiamo,
cominciamo con il corpo (segno della Croce, genuflessione...), quindi questo
non è da considerare come un soprabito da appendere all’attaccapanni, per
entrare tutto spirito nella preghiera.
Il minimo da richiedere al corpo è che non si opponga
alla preghiera, con la stanchezza, la tensione, l’irrequietezza; bisogna quindi
riportarlo alla calma, alla distensione, a uno stato di allerta gioiosa verso
il Signore che viene. Andando più avanti si deve ottenere una collaborazione
positiva, accompagnando o suscitando la preghiera con i propri atteggiamenti.
Così pure il respiro. I termini “respirare e vivere”
in molte lingue sono sinonimi.
Unire il nome di Gesù ad ogni respiro significa
avvertire come la realtà di Cristo penetra e dà vita a tutto ciò che esiste. La
regolarità del respiro coordinata con il pensiero è un esercizio naturale per
chi non desidera altro che gustare le parole della preghiera nel ritmo della
propria vita, del suo cammino sulla terra. La respirazione che conserva il suo
ritmo calmo, in mezzo a tutti gli incontri della vita, è un simbolo della
hesychìa vera, della pace con Dio in mezzo alle tribolazioni.
“Il respiro comporta tre fasi: aspirare, ritenere,
espirare. Chi aspira vive la sua dipendenza dalla vita del mondo. Unire questa
fase con la preghiera a Gesù significa sentire la dipendenza da Lui, che è la
vita del mondo nel senso spirituale. Espirare è un sollievo di chi si sente in
pieno possesso della medesima vita da poterla donare”10.
Il fervore che emana dai racconti del pellegrino o da
alcuni testi della Filocalia e l’apparente facilità del metodo non devono però
trarre in inganno il lettore inesperto. Credere o pretendere che la Preghiera
di Gesù costituisca un rapido mezzo di realizzazione spirituale è persino
rischioso.
Ad
accogliere lo sguardo interiore del principiante non è un’alba radiosa, ma
l’oscurità propria della sua condizione di peccatore; appunto per
questo, diversi autori esperti sconsigliano l’uso di mezzi meccanici.
“Pratichiamo la Preghiera di Gesù senza desiderare stati spirituali elevati, ma
con semplicità e con giusta
_______________________
10 T.SPIDLIK, La preghiera
esicasta, in La preghiera. Bibbia, teologia, esperienze
storiche, (a cura di E. ANCILLI), Città Nuova, Roma 1988, vol. I, p.
271.
intenzione, avendo per fine il pentimento,
con fede in Dio e totale abbandono alla sua volontà... Quando adottiamo
procedimenti meccanici, sforziamoci di agire con la maggior cautela possibile,
senza lasciarci prendere da un’inutile curiosità o da un irreprensibile
entusiasmo, che agli inesperti appare una virtù, ma che i santi Padri
definiscono temerarietà ispirata dall’orgoglio, sconsiderato ardore...
Bisogna considerare tutti gli ausili meccanici per
quel che sono: supporti utili unicamente in ragione della nostra debolezza. Non
dobbiamo riporre la nostra speranza né in essi, né nell’aspetto quantitativo
della nostra ascesi, per timore di averla riposta di fatto in noi stessi o in
qualcosa di materiale”11.
Da ciò si evince che gli esercizi respiratori non sono
nient’altro che un accessorio, un aiuto per il raccoglimento, utile per alcuni,
ma non obbligatorio per tutti. Non sono assolutamente una parte essenziale
della Preghiera di Gesù, la quale può essere esercitata nella sua pienezza
senza queste pratiche.
Concludendo il nostro discorso sul metodo, ricordiamo
che “L’elemento indispensabile nella preghiera è l’attenzione. Senza di essa
infatti non c’è preghiera. La vera attenzione, concessa dalla grazia,
sopraggiunge quando facciamo morire il nostro cuore al mondo. L’unione della
mente con il cuore è l’unione dei pensieri
__________________
11 I. BRIANTCHANINOV, Approches de la
prière de Jésus, coll. Spiritulité Orientale, N° 35, Bellefontaine
1983, p. 213.
spirituali della mente con i sentimenti spirituali del
cuore”12, tenendo presente anche che “autentiche pratiche di
meditazione provenienti dall’Oriente cristiano e dalle grandi religioni non
cristiane, che esercitano un’attrattiva sull’uomo di oggi, diviso e
disorientato, possono costituire un mezzo adatto per aiutare l’orante a stare
davanti a Dio interiormente disteso, anche in mezzo alle sollecitudini esterne”13.
IV. 2. UN ESERCIZIO DI PREGHIERA
Assumete una posizione che sia confortevole e
riposante, possibilmente seduti, in modo che il corpo poggi saldamente sul suo
baricentro, tenendo la schiena eretta (non tesa!); gli occhi siano aperti o
semichiusi (o chiusi se non comporta assopimento), ma sfuocati rispetto agli
oggetti esteriori e rivolti alla contemplazione del mondo interiore.
Il nostro esercizio di preghiera implicherà cinque
fasi.
La prima fase consiste nella semplice consapevolezza
della quiete interiore.
Non vi preoccupate della misura della quiete
interiore; non è particolarmente importante; con il tempo crescerà; siate solo
coscienti che c’è. Evitate ogni sforzo.
Scendete al di sotto delle attività superficiali della
mente.
____________________
12CARITONE DI VALAMO, L’arte della
preghiera, Gribaudi, Torino 1980, p. 105
13 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA
FEDE, Lettera su alcuni aspetti della meditazione cristiana, del
15-10-1989, in AAS 82 (1980) 376; EV, XI, 2712.
Restate per alcuni istanti tranquilli nella
consapevolezza del profondo del vostro essere interiore. Non fate ragionamenti
in proposito. Accettatelo semplicemente, nella consapevolezza della sua
esistenza. Entrate in questo modo nel profondo del vostro essere interiore.
Se vi accorgete che state ragionando, discutendo
con voi stessi, sollevando dubbi ed obiezioni, mettete da parte tutto ciò. Se
la vostra mente ancora non può riposare, concentratevi nel contare i vostri
respiri da uno a dieci. Poi ricominciate.
Se siamo nuovi a questo tipo di esercizio, può volerci
un certo tempo, perché il profondo del nostro essere interiore salga al livello
della coscienza. Non forzatelo. Continuate a contemplare tranquillamente. La
coscienza del profondo del nostro essere interiore l’avremo al momento
opportuno, voluto da Dio, se noi lo consentiremo.
Stiamo almeno iniziando a sperimentare qualcosa
dell’essere interiore di cui S. Paolo ha detto: “ secondo le ricchezze della
sua gloria, possa il Padre concedervi, attraverso il suo Spirito, di essere
potentemente corroborati nell’uomo interiore” (Ef 3, 16).
Se vi accorgete di essere distratti, concentratevi di
nuovo sulla respirazione. Respirate leggermente, tranquillamente, regolarmente.
State seduti dritti, ma non tesi. Il dorso deve essere ben eretto, la testa nel
prolungamento della colonna vertebrale.
Passiamo ora alla seconda fase:
Rimanete consapevoli del profondo del vostro essere
interiore e cominciate a estendere gradualmente la vostra consapevolezza
all’ambiente che vi circonda. Solo nella vostra consapevolezza e attraverso
essa, l’immensità del creato è pienamente presente in voi e voi pienamente in
esso.
L’energia immensa di tutto l’universo è presente anche
in voi.
Contemplate il vostro essere interiore, come parte di
tutto il creato, e tutto il creato, come parte del vostro essere interiore.
Senza concettualizzazioni, senza ragionamenti, senza
interrogativi diventate consapevoli della vostra unità con tutte le cose, con
tutte le persone.
Siate semplicemente consapevoli del profondo del
vostro essere interiore, come parte di un tutto più grande nel quale abita lo
Spirito Creatore di Dio, la sorgente dell’energia che opera nell’universo.
Tutte le cose sono state create per mezzo di Cristo e
in vista di Lui; Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui (Col
1, 16-17). Sperimentare qualcosa dell’unità del cosmo è sperimentare qualcosa
di Cristo.
Stiamo entrando nella terza fase:
L‘atteggiamento del vostro corpo, il vostro respiro,
la vostra quiete costituiscono essi stessi la vostra preghiera, perché la
vostra esperienza dell’unità di tutte le cose possa essere trasformata dalla
presenza di Cristo nel vostro cuore, attraverso il potere
66
66
creativo (l’energia) dello Spirito Santo. Non c’è
bisogno di parole; Dio conosce ciò per cui pregate. Rilassatevi.
Mentre ispirate, pronunciate il Nome Santissimo di
“Gesù”, oppure dite “Signore Gesù”. Rilassatevi, mentre respirate.
Respirate lentamente, ma senza essere tesi.
Attraverso l’illuminazione che solo Dio può dare, al
momento che Egli sceglierà, diverrete consapevoli di voi stessi e di tutte le
cose, così come lo è Gesù.
Semplicemente, recitando la Preghiera di Gesù, noi
aspettiamo il giorno in cui questa illuminazione permeerà tutto il nostro
essere, tutta la nostra vita.
Bloccate ogni ragionamento, qualunque discussione o
concettualizzazione interiore. State seduti diritti, ma non tesi. Lasciate che
l’atteggiamento del vostro corpo sia esso stesso la vostra preghiera.
Continuate a ripetere la Preghiera di Gesù. Dopo un certo tempo, forse
preferirete restare nel silenzio interiore più assoluto, che è esso stesso un
atto di abbandono e di petizione che Cristo abita nel vostro cuore, attraverso
la fede.
Siamo ora pronti per la quarta fase:
Il Padre, fonte trascendente di tutte le cose, conosce
se stesso solo nella sua Parola e attraverso Essa. E noi conosciamo Lui solo
nella sua Parola fatta carne e attraverso Essa.
La consapevolezza di Gesù, Verbo incarnato, era ed è
concentrata completamente sulla sorgente del suo essere e di ogni altro essere,
Suo Padre e nostro Padre, il Dio
Creatore di ogni cosa, che tutto trascende.
Più entriamo nel cuore religioso di Gesù, più
diventiamo consapevoli del Padre Suo e Padre nostro, che supera ogni pensiero e
ogni comprensione.
In questo modo arriviamo a “conoscere l’Amore di
Cristo, che è superiore a ogni conoscenza e siamo ripieni dell’assoluta
pienezza di Dio” (Ef 3, 19).
“Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno
conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia
rivelare” (Mt 11, 27).
Con Cristo, per Cristo e in Cristo io divento
consapevole del Dio che è al di là di ogni pensiero, di ogni ragionamento, di
ogni concetto.
Questa fase consiste nell’assoluta quiete nel Padre
insieme a Gesù, grazie all’illuminazione dello Spirito.
Ho raggiunto la fonte trascendente del mio essere e di
ogni altro essere, che è più presente a me di quanto io lo sia a me stesso.
Rilassatevi nella consapevolezza del vostro essere
interiore e della sua origine, il Padre di Gesù Cristo, la sua Parola fatta
carne.
Non concettualizzate o ragionate in voi stessi. Nella
quiete lasciate che Dio, che è al di sopra di ogni umana parola, parli a voi,
in e attraverso la sua Parola. Il Padre non ha da dire più della sua Parola.
Lasciamo che la Parola di Dio attraverso l’illuminazione dello Spirito Santo
divenga anche la nostra Parola.
Continuate a far sì che la vostra respirazione e il
vostro atteggiamento siano essi stessi la vostra preghiera e, nel completo
silenzio dell’essere, siate consapevoli con Gesù del Padre trascendente di
tutti, la fonte del vostro essere interiore. O, se vi aiuta di più, continuate
a pronunciare il Santo Nome di “Gesù”, mentre respirate, ma ora aggiungete
“Padre” o “Abbà”, quando espirate.
Siamo assorbiti con Gesù nella consapevolezza dell’uno
che è al di sopra di ogni consapevolezza, ma non siamo separati dal mondo.
Passiamo ora nella quinta fase:
Il Padre trascendente, sorgente del nostro essere, è
sempre rivolto verso il mondo con infinito Amore e infinita compassione. Se
vogliamo essere con Lui, tutto il nostro essere deve andare nella stessa
direzione.
Non concettualizzate e non ragionate. Lasciate che
l’atteggiamento del vostro corpo e il vostro respiro siano da soli la vostra
preghiera per questa trasformazione dell’Io. Continuate semplicemente a
recitare il Santo Nome di “Gesù”, mentre ispirate dolcemente e aggiungete
“Abbà” o “Padre”, quando delicatamente espirate. Continuate a fare così.
Il Padre, attraverso la sua Parola, ha creato tutte le
cose e tutte le persone dall’Amore.
Dall’Amore, il Padre riconcilia tutte le cose e tutte
le persone a sé e le unisce fra loro attraverso il suo Verbo incarnato. Questo
è il piano della creazione. Noi lo chiamiamo il suo Regno. I membri della
Chiesa sono il suo Regno o sacramento del mondo.
Non ragionate in mente vostra su queste cose; con Gesù
rimanete semplicemente consapevoli del vostro essere interiore o della sua
fonte trascendente in Suo Padre e vostro Padre, creatore e Signore di tutto,
dal quale tutte le cose vengono e al quale tutte le cose tornano.
Lasciate che il vostro corpo, il vostro respiro, il
silenzio della vostra mente, tutto il vostro essere sia esso stesso la vostra
preghiera, perché voi siate trasformati dallo Spirito, in modo da poter
diventare strumenti del Progetto di Dio per il mondo.
A conclusione si può dedicare un breve tempo a
un’altra forma di preghiera basata sul metodo già usato. Ancora una volta
l’atteggiamento del nostro corpo, il nostro respiro, il nostro silenzio saranno
la nostra preghiera.
Contemplate il fianco trafitto del Verbo incarnato.
Fatelo in qualunque modo che vi venga spontaneo all’immaginazione, ma senza
sforzo, senza analizzare.
Gesù, trafitto da una lancia, appeso senza vita sulla
Croce, è uno con tutte le persone che soffrono nel mondo, i rifiutati, gli
oppressi, i falliti.
Contemplando il suo fianco trafitto, state seduti
eretti, ma non tesi, respirando tranquillamente e regolarmente. Non continuate
a concettualizzare e ragionare dentro di voi. Lasciate che l’immagine stessa
attragga la vostra attenzione e lasciate che la vostra postura e tutto il
vostro essere siano essi stessi la vostra preghiera, chiedendo, senza parole,
al di là delle parole, che lo Spirito di Dio, che ha trasformato il corpo
morto e impotente di Gesù, nel Cristo cosmico risorto,
possa trasformare il vostro cuore nel Suo.
“Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai
morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti darà la vita
anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito, che abita in voi” (Rm
8, 11).
Per finire la preghiera, consapevoli degli ostacoli
che frapponiamo allo Spirito di Gesù ,che può trasformarci, recitiamo una
preghiera con parole spontanee che salgono dal nostro cuore, grati al Signore
per il suo perdono e per la costante presenza in noi.
N. B. Non ci sono formule magiche. Le varie
forme di preghiera hanno bisogno di una guida e di una direzione spirituale. Il
rilassamento e la quiete interiore, che sono parte essenziale di questa
preghiera, possono dapprima apparire comode e piacevoli, un surrogato del
riposo; ma se vi si persevera adeguatamente, spesso mettono in moto un radicale
processo di purificazione nel profondo del nostro essere e con il tempo possono
portare in superficie conflitti psicologici che sono presenti, ma nascosti in noi.
IV. 3. L’AVE MARIA
Se consideriamo attentamente l’Ave Maria, notiamo che
ha uno sviluppo melodico. Esso si svolge attorno a due poli: “Gesù” e “noi
peccatori”. In questo senso il Rosario può essere considerato come una variante
occidentale della Preghiera di Gesù. Più una preghiera da recitare, il Rosario
è, nella sua espressione vocale, una melodia che
accompagna e favorisce l’immersione della mente e del
cuore nella meditazione dei misteri, che vengono, volta per volta, proclamati.
La mente si apre sul mistero e lo assimila e la voce si pone al suo servizio,
rispettando le leggi di una recita che favorisca al massimo la concentrazione
o, meglio, la consapevole presenza al mistero.
La nota iniziale dell’Ave Maria è un grido di giubilo
e di gioia. Ĕ proclamazione del lieto annunzio di due libertà, che si
incontrano nella disponibilità dell’Amore: quella di Dio e quella di Maria. Il
loro frutto è Gesù Cristo, che nasce, vive, soffre, muore e risorge per darci
vita. La prima parte dell’Ave Maria si snoda sull’onda di questo lieto
annunzio, che apre il cuore all’incontro gioioso con il Signore.
A questo lieto annunzio, l’uomo risponde nella seconda
parte, dall’abisso della sua povertà, non priva di luce e di speranza. Gli
occhi della contemplazione si fissano infatti su Maria, Madre del Salvatore e
orante potente che intercede per noi.
Ĕ importante cogliere e immergersi in questa
linea melodica dell’Ave Maria che ci conduce al Cristo sull’onda del lieto
annunzio rivolto alla Vergine e ci riporta a Lui sull’onda della preghiera fiduciosa
a colei che viene salutata come Madre di Dio e rifugio dei peccatori. Una volta
che ce ne siamo appropriati, tale linea melodica ci accompagnerà
naturalmente nella contemplazione dei misteri, accentuando e arricchendo le
nostre capacità ricettive.
A questo riguardo mi pare importante riportare
la testimonianza di un sacerdote
missionario in Marocco, persona da anni segnata dal
desiderio della preghiera continua, per mezzo della Preghiera di Gesù: “Sento
che devo prendere l’Ave Maria, come preghiera monologica, per pregare
incessantemente...per la preghiera continua avverto che devo rimanere fedele a
una formula... sento forte il bisogno di unificare tutta la mia preghiera;
attualmente cerco di rimanere, nel tempo d’orazione, con il Rosario e durante
il resto della giornata con l’Ave Maria... Credo di aver capito
che Ave Maria e Preghiera di Gesù sono
la stessa cosa, lo stesso procedimento, salvo che poniamo l’ultima preghiera
fra le mani della Vergine; forse è la grazia dell’Occidente, il suo carisma, il
suo privilegio. L’Oriente ha la Preghiera di Gesù e noi quella di Maria”14.
_______________
12 J. LAFRANCE, Il Rosario. Un
itinerario verso la preghiera incessante, Ancora, Milano
1989, p. 28-29.
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