sabato 26 ottobre 2013

Abbigliamento adeguato per il clero ortodosso

 
Nel n. 6 di The Russian Pastor, è apparso un articolo dell’arciprete Boris Kizenko, "Non ti associare a quest’era". L’articolo tocca la questione se i sacerdoti debbano indossare o meno la tonaca o la rjasa. Vorrei condividere alcune riflessioni su questo tema.
Molto spesso nella sfera delle leggi e delle tradizioni della Chiesa, per un motivo o per un altro, ci permettiamo di compromettere queste leggi. Nella nostra società di oggi, le ragioni e le circostanze di tali compromessi possono sembrare molto giustificabili. Tuttavia, il pericolo sta nel fatto che ogni compromesso può diventare abituale, e il comportamento di compromesso diventa la norma, dando luogo a ulteriori compromessi e a un degrado generale degli ideali. Padre Boris descrive molto precisamente questa progressione nel suo articolo. Nel momento in cui siamo forse a rischio di perdere completamente l'ideale nel campo dell’abbigliamento sacerdotale, è opportuno passare in rassegna le norme della Chiesa e le direttive in materia di abbigliamento sacerdotale, oltre  a vedere alcuni esempi tratti dalla vita contemporanea che gettano luce sulla questione.
1) Il canone 27 del 6° Concilio Ecumenico afferma: «Nessuno dei membri del clero dovrebbe vestirsi in modo inappropriato, né quando è in città, né quando è in viaggio. Ciascuno dovrebbe usare l'abbigliamento prescritto per i membri del clero. Se qualcuno infrange questa regola, che sia sospeso dal servizio per una settimana.
 
Qui tutto è chiaro. Se non desideri indossare l’abbigliamento di un sacerdote, non osare stare davanti all'altare di Dio.
2) Il grande interprete dei Canoni della Chiesa, Balsamone, nella sua interpretazione del canone 14 del Consiglio Ecumenico 7, che parla della ordinazione dei lettori, osserva: "Colui che ha indossato l’abito nero con lo scopo di entrare a far parte del clero, non può smettere di portarlo, perché ha dichiarato la sua intenzione di servire Dio e quindi non può rompere la sua promessa a Dio e ridicolizzare questa immagine sacra, come fanno gli altri schernitori".
Se indossare di continuo un "abito nero" è previsto per il primo grado del sacerdozio, il lettore, tanto più lo sarà per quelli che sono pienamente nel sacerdozio.
3) Nella procedura di domande prima dell'ordinazione, il candidato al sacerdozio, alla presenza del suo padre spirituale, fa la seguente promessa: "Prometto di indossare l'abbigliamento adeguato al mio rango sacerdotale, di non tagliarmi i capelli, né la barba... perché con un comportamento così disdicevole rischierei di sminuire il mio grado e di tentare i credenti" (promessa numero 5).
È importante notare che, a conferma della sua promessa, il candidato bacia il ​​vangelo e la croce e mette la sua firma.
 
4) La regola 16 per i sacerdoti della Chiesa ortodossa russa all'estero dice: "Un prete che riceve un pieno sostegno economico dalla sua parrocchia, e a cui viene data la possibilità di non fare un lavoro secolare, dovrebbe avere l'aspetto di un sacerdote ortodosso, cioè, dovrebbe avere i capelli lunghi, la barba, una rjasa, indossare una croce di stile appropriato, e non una di sua invenzione, e nel suo aspetto esteriore dovrebbe offrire l’esempio completo di un vero pastore".
Dobbiamo ricordarci che, se i canoni e i regolamenti della Chiesa non fossero importanti, la Chiesa non li avrebbe scritti.
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La moglie di un sacerdote, che serve in una grande città americana, dove i culti pagani e satanici sono dilaganti, mi riferito questo episodio: batjushka portava sempre la tonaca o la rjasa con la sua croce. Dopo il suo arrivo in città, si abituò al fatto che, quando camminava lungo una strada, o nei negozi, alcune persone reagivano a lui con odio. Alcuni addirittura gli sibilavano apertamente contro mentre camminavano vicino, altri in realtà gli sputavano addosso. Tutte queste cose batjushka le interpretava come attacchi di servitori di Satana a un sacerdote di Cristo. Una volta è successo che lui e matushka stavano camminando lungo il marciapiede nel principale quartiere commerciale della città. Improvvisamente, una donna che sembrava una strega saltò fuori di fronte a lui. Iniziò a gridare verso di lui con la voce spaventosa di un gatto malato, e fece un gesto minaccioso con le braccia, come se volesse graffiargli gli occhi. Poi subito sparì tra la folla. Il prete e la moglie si fecero il segno della croce e continuarono sulla loro strada, essendosi abituati a questi eventi. Ma poi matushka notò una cosa. Questa volta, per qualche motivo, batjushka era in abbigliamento secolare. Nulla nel suo aspetto esterno dimostrava che fosse un prete ortodosso. Anche i suoi capelli lunghi e la barba non erano nulla di eccezionale in quelle circostanze.
È chiaro che un sacerdote su un piano spirituale è sempre un sacerdote, anche quando non è vestito in modo appropriato. Le forze del male lo sentono e molto probabilmente sono soddisfatte dei nostri "compromessi".
Un certo sacerdote decise di farsi fare una fotografia. Si mise il cappotto e il cappello. Per qualche ragione era imbarazzato di farsi fotografare con una croce sul petto. Si tolse la croce e la mise nella tasca sinistra della giacca. La fotografia fu scattata, sviluppata e stampata. Con lo stupore sia del fotografo che del prete, sulla fotografia c'era un raggio enorme (dalle ombre si poteva vedere che non era un raggio di sole), che indicava la tasca, dove stava nascosta la croce. Il prete chiese di far pubblicare questa foto dopo la sua morte.
In una piccola parrocchia della Chiesa russa all'estero, a causa delle dimensioni della congregazione, il rettore fa un lavoro secolare. Lavora come infermiere in un ospedale locale. Ero certo che si togliesse la tonaca quando va a lavorare. Ma con mia grande sorpresa, ho scoperto che questo prete lavora in tonaca, mettendoci sopra un camice da laboratorio. Questo è considerato con rispetto sia dal personale medico che dai pazienti. Spesso molti pazienti richiedono proprio che sia il "prete-infermiere" a prendersi cura di loro.
Preoccupato per la questione, "un sacerdote dovrebbe e potrebbe indossare sempre una tonaca?", ho cominciato a chiedere ai figli adulti di pastori anziani o deceduti, se i loro padri indossavano sempre un abito talare. Quasi tutti hanno risposto in senso affermativo, ricordando che raramente avevano visto il loro padre-prete senza tonaca. Ci sono anche casi in cui i figli hanno detto di non avere mai visto il loro padre senza tonaca. Ciò significa che è possibile realizzare il requisito della Chiesa con l'aiuto di Dio. C’è solo bisogno di provare.
L’aspetto tradizionale di un prete ortodosso, l'abbigliamento e la capigliatura che egli dovrebbe mantenere in ogni momento, sia in pubblico che privato, sono una questione di normativa canonica. I sacri canoni della Chiesa riflettono il buon funzionamento e la vita del Corpo di Cristo, non sono semplicemente leggi e regole, ma guide alla vita in Cristo e modelli con cui accogliere l'azione dello Spirito Santo nelle nostre attività quotidiane. Sono ispirate e vincolanti per tutti coloro che vivono in sobrietà spirituale e rettitudine. E sebbene siano applicate da uomini (uno dei chiari doveri del clero, specialmente dei vescovi, è, infatti, assicurare l'ordine canonico), sono comunque divinamente ispirate. I sacri canoni sono anche parte integrante della santa Tradizione, che, insieme con la Scrittura, costituisce la base dell’autorità amministrativa su cui si fonda la nostra fede.

Le tonache interne ed esterne tradizionalmente indossate dai sacerdoti ortodossi sono, per i pii, oggetti di grande rispetto e venerazione. Chiunque li considera "strani" non è illuminato. Né qualcosa che è stato stabilito dalla Chiesa, e avvolto nella grazia, può ostacolare la nostra testimonianza di cristiani ortodossi. L'ignoranza o il semplice bigottismo spiegano i casi in cui vengono ridicolizzati gli ecclesiastici che vestono in modo tradizionale, e la cura per l'ignoranza e il fanatismo non è l'abbandono dei nostri costumi, ma, ancora una volta, l'illuminazione di chi ci mette in ridicolo. Inoltre, i nostri abiti clericali ortodossi tradizionali testimoniano apertamente la grazia del sacerdozio. Molte volte il nostro clero, che mantiene tale abito, è visto da bambini che, ancora non contaminati dalla vanità del mondo, si rivolgono ai loro genitori e dicono loro: "Guarda, c’è Gesù!"
Tali incidenti parlano da soli e testimoniano l'importanza e la natura dell’abbigliamento sacerdotale ortodosso. L'idea che l'abito tradizionale di un sacerdote ortodosso abbia le sue radici in una veste turca o religiosa laica è un artificio di fantasia storica che è stato spesso usato per giustificare le innovazioni contemporanee nell’abito talare.
Sotto il giogo turco, possono essere osservati alcuni cambiamenti nel taglio e nello stile dell’abito monastico e sacerdotale, ma questi sono insignificanti. I nostri stili clericali sono anteriori al giogo musulmano, e per la verità è dai Padri del deserto, che abitavano molte delle aree in cui è fiorito il primo islam, che il clero islamico ha preso molti dei propri costumi come le vesti che indossano sui minareti (sono modellati sulle strutture in cui hanno vissuto e pregato gli antichi stiliti, cioè "pilastri" con un piccolo cubicolo in alto).
 
Il collare bianco rotondo, il bavaglio, e il vestito di affari che si chiamano abito clericale "cattolico romano" non è cattolico in origine, né è molto più di un normale abito da strada con uno speciale collare. I sacerdoti cattolici, così come il clero ortodosso, si vestivano tutti di tonaca e di un copricapo speciale fino a pochi decenni or sono. Solo negli ultimi decenni hanno adottato quello che in realtà è un abbigliamento clericale protestante o semplici abiti civili.
Per quanto riguarda la questione della deposizione, si noti, in primo luogo, che di fatto ci sono stati membri del clero ortodosso sospesi e anche deposti per aver abbandonato il tradizionale abito clericale. Sant’Evalalio, un predecessore di San Basilio il Grande nella sede di Cappadocia, depose il proprio figlio perché questi aveva abbandonato le tradizionali vesti sacerdotali per un abbigliamento "non idoneo".

tratto dal sito della parrocchia russa ortodossa di san Massimo vescovo di Torino


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