Durante il regno
dell’imperatore romano Decio viveva ad Antiochia un filosofo e mago
famoso di nome Cipriano. Essendo discendente da genitori pagani, già
dall’infanzia era stato consacrato al servizio del dio pagano Apollo.
A sette anni d’età cominciò ad essere istruito nella stregoneria sotto l’insegnamento di maghi e streghe. Con il tempo Cipriano imparò tutte le arti diaboliche, a cambiare la direzione dei venti, a procurare cicloni, tempeste, tuoni e piogge, a fare agitare il mare, a danneggiare boschi e orti, a danneggiare i giardini e a procurare malattie agli uomini, e imparò le furberie dei diavoli e progredì nella malvagità. Per molti anni egli si dedicò ad imparare la magia e la stregoneria e a 30 anni ritornò ad Antiochia già completo in ogni opera malvagia.
«Credete a me – disse dopo il suo rientro –, perché io ho visto lo stesso re delle tenebre, anzi me lo sono reso favorevole con i miei sacrifici. Io l’ho visitato ed ho parlato con lui e lui mi ha amato e lodato. Lui mi ha promesso di mettermi come capo, dopo la mia separazione dal corpo, e durante la vita terrena di aiutarmi in ogni opera mia. Esso mi ha dato perfino una legione di diavoli per servirmi e aiutarmi».
Vedendo la sua competenza nella stregoneria e nella magia, tutti i pagani lo stimavano come un grande mago e stregone ed ecco che un giorno si presentò a lui un giovane dal nome Aglaide, figlio di genitori ricchi e famosi e domandò a Cipriano aiuto promettendogli di dargli molto oro e argento. Ed ecco cosa voleva: viveva ad Antiochia una fanciulla cristiana di nome Giustina, essa si dedicava con fervore a tutte le opere buone cristiane, poiché con tutto il suo cuore, amava Cristo come suo sposo, lo serviva con le preghiere, con il digiuno, con tutte le sue opere e con grande sapienza spirituale. Aveva deciso di dedicare tutta la vita al Signore, ma il nemico dei cristiani, il diavolo, cominciò a tormentarla usando diverse sofferenze e tormenti.
Un giorno Aglaide passando presso la casa di Giustina fu colpito dalla sua straordinaria bellezza e desiderò di impadronirsi di questa ragazza. Però Giustina gli replicò: «Io ho come sposo Cristo, io servo Lui e per Lui voglio mantenere la mia purezza. Lui è il protettore della mia anima e del mio corpo da qualsiasi impurità». Infiammato dal desiderio carnale, Aglaide con ogni mezzo cercò di impadronirsi di Giustina e di dominarla. Non disdegnò nemmeno l’inganno e persino la violenza, ma il Signore proteggeva la sua serva fedele. Ed ecco che ora Aglaide chiedeva all’indovino e mago Cipriano che usasse le sue arti demoniache e che influenzasse Giustina al fine di farla cadere sotto il suo dominio.
Cipriano gli rispose: «Io farò in modo che la stessa ragazza senta per te una passione molto più forte di quella che hai tu e lei stessa cercherà il tuo amore».
Il giovane speranzoso lasciò Cipriano e questi evocò il demonio e gli comandò di infiammare di passione il cuore di Giustina. Il demonio gli promise di soddisfare questa opera anche perché molte volte prima egli aveva percorso la città, aveva scosso le mura delle case, aveva provocato risse sanguinose e uccisioni, aveva seminato inimicizia e odio tra le persone, aveva portato molti al peccato, ingannando persino monaci e abitanti del deserto, la sua azione si era spinta fino a città, boschi e deserti lontani.
«Prendi questa pozione e dalla ad Aglaide, affinché con essa asperga la casa di Giustina e vedrai cosa succede!». Aglaide compì quello che gli era stato ordinato.
Di notte Giustina, mentre stava pregando il Signore sentì l’opera delle forze maligne che l’attiravano verso la caduta nel peccato, allora essa ricorse all’arma del segno della croce e pronunziò una fervida preghiera al Signore: «Signore Dio mio Gesù Cristo! Ecco i miei nemici si sono levati contro di me, hanno teso una rete per prendermi e soffocare la mia anima, ma io ho ricordato nella notte il tuo nome e mi sono in esso rallegrata ed ecco che adesso che m’incalzano io ricorro a te e credo fermamente che il mio nemico non prevarrà su di me. Tu sai Signore Dio mio che io sono la tua serva, che per te ho conservato la mia purezza e che ho dedicato a te il mio corpo e la mia anima. O buon pastore, proteggi la tua pecorella, non darmi in preda alla bestia feroce che cerca di sbranarmi, dammi la vittoria sulle tendenze cattive del mio corpo».
Il Signore ascoltò la preghiera della sua serva ed esaudì quello che gli domandava. Essa vinse con la forza della preghiera e del segno e della croce e il demonio che l’aveva assalita se ne scappò con timore. Cipriano, molto meravigliato mandò di nuovo il demonio, ora più incattivito di prima, per impadronirsi di Giustina. Questo demonio si scagliò sulla fanciulla con ancora maggior veemenza, ma essa ricorrendo ad una preghiera molto intensa intraprese un ascesi maggiore e sottomise il suo corpo alla mortificazione, rafforzandolo con il digiuno, mangiando solo pane e acqua, e così di nuovo scacciò la forza del maligno.
Quando Cipriano lo seppe ricorse ad uno dei principi dei demoni affinché con la sua potenza vincesse la fanciulla. Prese la forma di una donna e il principe dei demoni apparse a Giustina e cominciò a tentarla con i suoi discorsi, ma essa capì presto chi c’era davanti a lei e ricorse alla protezione della Croce del Signore e pose il suo segno glorioso su di sé. Il principe dei demoni di nuovo fuggì con timore e tremore.
«Anche tu il principe delle forze, e il più grande tentatore, non sei riuscito a vincere con la tua forza questa stupida fanciulla?», domandò Cipriano, trovandosi questo diavolo fortemente rattristato.
Vinto dalla forza Divina il diavolo dovette a malincuore riconoscere che i servi del demonio tremano e fuggono di fronte alla potenza della croce del Signore e hanno paura dell’ardente sua potenza.
«Allora la vostra potenza è tale – obiettò Cipriano – che vi fate vincere perfino da una ragazzina così debole». Allora il diavolo desiderando di calmare Cipriano prese lo stesso le sembianze di Giustina e andò da Aglaide per soddisfare i suoi desideri peccaminosi.
«Sono contento che sei venuto da me, o bella Giustina», quando Aglaide vide le sue sembianze, ma il diavolo non poteva nemmeno sopportare di sentir pronunciare il nome di Giustina e in quel momento sparì.
Il giovane si adirò e corse a raccontare tutto a Cipriano. Questi con i suoi incantesimi diede ad Aglaide le sembianze di un uccello con la possibilità di volare nell’aria e di visitare la casa di Giustina entrando nella sua camera attraverso la finestra. Portato dal diavolo nell’aria Aglaide volò fino alla casa di Giustina e voleva sedersi sul tetto. Guardò dalla finestra della sua stanza e vedendola il diavolo lasciò Aglaide e se ne fuggì con timore. Il povero giovane perse l’apparenza di uccello e si aggrappò all’orlo del tetto, cadde vicino a lei e per poco non si sfracellò in terra. Non avendo ottenuto niente di buono tornò da Cipriano.
Non potendo vincere Giustina lo stesso Cipriano domandò di presentarsi a lei sotto varie forme e cominciò anche a tormentare la fanciulla scagliando forze contro di lei e la sua casa e i suoi parenti con tutte le pene e malattie possibili, ma la fanciulla non perse il suo spirito e ricorse sempre alla potenza divina. Cipriano adirato cominciò a diffondere miseria in tutta la città, tormentò gli abitanti con diverse disgrazie e sofferenze, suscitò delitti, fece accadere degli incendi, lotte intestine e altre simili miserie.
Questa opera del demonio fece diffondere nella città la diceria che il grande indovino Cipriano castiga la città per l’opposizione di Giustina. Gli anziani e i capi del popolo andarono da Giustina per chiederle di accontentare i desideri di Aglaide. Essa li pregò di pazientare dicendo che presto tutte le pene che erano procurate da Cipriano sarebbero scomparse. Così infatti accadde. Per le preghiere della santa Giustina il Signore protesse la città e i suoi abitanti da ogni male.
Meravigliato dall’impotenza del diavolo contro le forze del Signore Cipriano disse a Satana: «Adesso io ho visto la tua impotenza, adesso ho capito la tua debolezza, per averti ascoltato me infelice, mi sono prestato ed ho creduto alla tua malizia. Vattene da me, o ingannatore, o trasgressore nemico della verità, oppositore, tu che non sopporti nessun bene». Il diavolo si arrabbiò e si scagliò contro Cipriano per ucciderlo. Oppresso dalla forza satanica egli si ricordò della potenza del segno della croce e pregò: «O Dio di Giustina, aiutami», e dicendo questo alzò la mano facendo su di sé il segno della croce e il diavolo fuggì da lui. Cipriano mezzo morto, cominciò ad invocare il nome di Dio. Il demonio tuonò a Cipriano: «Cristo non ti aiuterà!» ma dopo essersi scagliato con veemenza e a lungo si allontanò impotente. Allora Cipriano prese tutti i suoi libri di magia e andò dal vescovo cristiano Antimo, chiedendo a lui il battesimo. Conoscendolo come un indovino potente il vescovo lo rifiutò. Allora lui con pianti raccontò tutto quello che era avvenuto al vescovo e gli diede tutti i suoi libri perché fossero bruciati. Vedendo una tale umiltà il vescovo insegnò a lui la fede cristiana e lo preparò al battesimo.
Cipriano pianse per i suoi peccati e si pentì, pregò Dio di perdonare le sue colpe. Cosicché una volta egli andò in Chiesa per la Divina Liturgia, ma al momento del rinvio dei catecumeni, quando già alcuni se ne stavano uscendo, Cipriano si rifiutò di uscire e chiese il battesimo. Vedendo la sua fermezza il diacono chiamò il vescovo e questi subito battezzò l’antico stregone, nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.
Da quel momento Cipriano cambiò completamente la sua vita, tanto che dopo un anno il vescovo lo ordinò presbitero. In seguito egli divenne anche vescovo e condusse una vita così santa e penitente che lo rese simile a molti grandi santi. Egli collocò Giustina in un monastero come Madre, affidando a lei la salvezza delle sue pie monache. Ma il demonio non dimenticò la vergogna subita e risvegliò tra i pagani una opposizione contro Cipriano ed essi lo condussero presso l’autorità del paese.
Il capo Eutolmio, con molti inganni cercò di fare deviare Cipriano e Giustina, scongiurandoli di ritornare agli dei e di ubbidire alle autorità della terra. I pagani chiesero invano al capo di condannare a morte Cipriano e Giustina. Arrestati e tradotti nel buio della prigione, Cipriano e Giustina soffrirono molte offese e sofferenze, furono picchiati, feriti, ma essi confessavano con riconoscenza Cristo e sopportarono ogni cosa. Non raggiunto lo scopo con la furbizia, le minacce e le percosse, i tormentatori tagliarono la testa dei santi con la spada. Alla vista di questa morte d’innocenti un certo Teoctisto confessò Cristo e fu decapitato insieme ai santi martiri. Tutti e tre si presentarono al trono del Signore e i loro corpi rimasero per sei giorni insepolti.
Alcuni dei passanti li raccolsero di nascosto e li trasportarono fino a Roma dove una donna si occupò della loro sepoltura e sulle tombe di questi protettori avvennero molte guarigioni e miracoli.
Per le loro preghiere che il Signore guarisca anche le nostre infermità spirituali e corporali! Amìn!
A sette anni d’età cominciò ad essere istruito nella stregoneria sotto l’insegnamento di maghi e streghe. Con il tempo Cipriano imparò tutte le arti diaboliche, a cambiare la direzione dei venti, a procurare cicloni, tempeste, tuoni e piogge, a fare agitare il mare, a danneggiare boschi e orti, a danneggiare i giardini e a procurare malattie agli uomini, e imparò le furberie dei diavoli e progredì nella malvagità. Per molti anni egli si dedicò ad imparare la magia e la stregoneria e a 30 anni ritornò ad Antiochia già completo in ogni opera malvagia.
«Credete a me – disse dopo il suo rientro –, perché io ho visto lo stesso re delle tenebre, anzi me lo sono reso favorevole con i miei sacrifici. Io l’ho visitato ed ho parlato con lui e lui mi ha amato e lodato. Lui mi ha promesso di mettermi come capo, dopo la mia separazione dal corpo, e durante la vita terrena di aiutarmi in ogni opera mia. Esso mi ha dato perfino una legione di diavoli per servirmi e aiutarmi».
Vedendo la sua competenza nella stregoneria e nella magia, tutti i pagani lo stimavano come un grande mago e stregone ed ecco che un giorno si presentò a lui un giovane dal nome Aglaide, figlio di genitori ricchi e famosi e domandò a Cipriano aiuto promettendogli di dargli molto oro e argento. Ed ecco cosa voleva: viveva ad Antiochia una fanciulla cristiana di nome Giustina, essa si dedicava con fervore a tutte le opere buone cristiane, poiché con tutto il suo cuore, amava Cristo come suo sposo, lo serviva con le preghiere, con il digiuno, con tutte le sue opere e con grande sapienza spirituale. Aveva deciso di dedicare tutta la vita al Signore, ma il nemico dei cristiani, il diavolo, cominciò a tormentarla usando diverse sofferenze e tormenti.
Un giorno Aglaide passando presso la casa di Giustina fu colpito dalla sua straordinaria bellezza e desiderò di impadronirsi di questa ragazza. Però Giustina gli replicò: «Io ho come sposo Cristo, io servo Lui e per Lui voglio mantenere la mia purezza. Lui è il protettore della mia anima e del mio corpo da qualsiasi impurità». Infiammato dal desiderio carnale, Aglaide con ogni mezzo cercò di impadronirsi di Giustina e di dominarla. Non disdegnò nemmeno l’inganno e persino la violenza, ma il Signore proteggeva la sua serva fedele. Ed ecco che ora Aglaide chiedeva all’indovino e mago Cipriano che usasse le sue arti demoniache e che influenzasse Giustina al fine di farla cadere sotto il suo dominio.
Cipriano gli rispose: «Io farò in modo che la stessa ragazza senta per te una passione molto più forte di quella che hai tu e lei stessa cercherà il tuo amore».
Il giovane speranzoso lasciò Cipriano e questi evocò il demonio e gli comandò di infiammare di passione il cuore di Giustina. Il demonio gli promise di soddisfare questa opera anche perché molte volte prima egli aveva percorso la città, aveva scosso le mura delle case, aveva provocato risse sanguinose e uccisioni, aveva seminato inimicizia e odio tra le persone, aveva portato molti al peccato, ingannando persino monaci e abitanti del deserto, la sua azione si era spinta fino a città, boschi e deserti lontani.
«Prendi questa pozione e dalla ad Aglaide, affinché con essa asperga la casa di Giustina e vedrai cosa succede!». Aglaide compì quello che gli era stato ordinato.
Di notte Giustina, mentre stava pregando il Signore sentì l’opera delle forze maligne che l’attiravano verso la caduta nel peccato, allora essa ricorse all’arma del segno della croce e pronunziò una fervida preghiera al Signore: «Signore Dio mio Gesù Cristo! Ecco i miei nemici si sono levati contro di me, hanno teso una rete per prendermi e soffocare la mia anima, ma io ho ricordato nella notte il tuo nome e mi sono in esso rallegrata ed ecco che adesso che m’incalzano io ricorro a te e credo fermamente che il mio nemico non prevarrà su di me. Tu sai Signore Dio mio che io sono la tua serva, che per te ho conservato la mia purezza e che ho dedicato a te il mio corpo e la mia anima. O buon pastore, proteggi la tua pecorella, non darmi in preda alla bestia feroce che cerca di sbranarmi, dammi la vittoria sulle tendenze cattive del mio corpo».
Il Signore ascoltò la preghiera della sua serva ed esaudì quello che gli domandava. Essa vinse con la forza della preghiera e del segno e della croce e il demonio che l’aveva assalita se ne scappò con timore. Cipriano, molto meravigliato mandò di nuovo il demonio, ora più incattivito di prima, per impadronirsi di Giustina. Questo demonio si scagliò sulla fanciulla con ancora maggior veemenza, ma essa ricorrendo ad una preghiera molto intensa intraprese un ascesi maggiore e sottomise il suo corpo alla mortificazione, rafforzandolo con il digiuno, mangiando solo pane e acqua, e così di nuovo scacciò la forza del maligno.
Quando Cipriano lo seppe ricorse ad uno dei principi dei demoni affinché con la sua potenza vincesse la fanciulla. Prese la forma di una donna e il principe dei demoni apparse a Giustina e cominciò a tentarla con i suoi discorsi, ma essa capì presto chi c’era davanti a lei e ricorse alla protezione della Croce del Signore e pose il suo segno glorioso su di sé. Il principe dei demoni di nuovo fuggì con timore e tremore.
«Anche tu il principe delle forze, e il più grande tentatore, non sei riuscito a vincere con la tua forza questa stupida fanciulla?», domandò Cipriano, trovandosi questo diavolo fortemente rattristato.
Vinto dalla forza Divina il diavolo dovette a malincuore riconoscere che i servi del demonio tremano e fuggono di fronte alla potenza della croce del Signore e hanno paura dell’ardente sua potenza.
«Allora la vostra potenza è tale – obiettò Cipriano – che vi fate vincere perfino da una ragazzina così debole». Allora il diavolo desiderando di calmare Cipriano prese lo stesso le sembianze di Giustina e andò da Aglaide per soddisfare i suoi desideri peccaminosi.
«Sono contento che sei venuto da me, o bella Giustina», quando Aglaide vide le sue sembianze, ma il diavolo non poteva nemmeno sopportare di sentir pronunciare il nome di Giustina e in quel momento sparì.
Il giovane si adirò e corse a raccontare tutto a Cipriano. Questi con i suoi incantesimi diede ad Aglaide le sembianze di un uccello con la possibilità di volare nell’aria e di visitare la casa di Giustina entrando nella sua camera attraverso la finestra. Portato dal diavolo nell’aria Aglaide volò fino alla casa di Giustina e voleva sedersi sul tetto. Guardò dalla finestra della sua stanza e vedendola il diavolo lasciò Aglaide e se ne fuggì con timore. Il povero giovane perse l’apparenza di uccello e si aggrappò all’orlo del tetto, cadde vicino a lei e per poco non si sfracellò in terra. Non avendo ottenuto niente di buono tornò da Cipriano.
Non potendo vincere Giustina lo stesso Cipriano domandò di presentarsi a lei sotto varie forme e cominciò anche a tormentare la fanciulla scagliando forze contro di lei e la sua casa e i suoi parenti con tutte le pene e malattie possibili, ma la fanciulla non perse il suo spirito e ricorse sempre alla potenza divina. Cipriano adirato cominciò a diffondere miseria in tutta la città, tormentò gli abitanti con diverse disgrazie e sofferenze, suscitò delitti, fece accadere degli incendi, lotte intestine e altre simili miserie.
Questa opera del demonio fece diffondere nella città la diceria che il grande indovino Cipriano castiga la città per l’opposizione di Giustina. Gli anziani e i capi del popolo andarono da Giustina per chiederle di accontentare i desideri di Aglaide. Essa li pregò di pazientare dicendo che presto tutte le pene che erano procurate da Cipriano sarebbero scomparse. Così infatti accadde. Per le preghiere della santa Giustina il Signore protesse la città e i suoi abitanti da ogni male.
Meravigliato dall’impotenza del diavolo contro le forze del Signore Cipriano disse a Satana: «Adesso io ho visto la tua impotenza, adesso ho capito la tua debolezza, per averti ascoltato me infelice, mi sono prestato ed ho creduto alla tua malizia. Vattene da me, o ingannatore, o trasgressore nemico della verità, oppositore, tu che non sopporti nessun bene». Il diavolo si arrabbiò e si scagliò contro Cipriano per ucciderlo. Oppresso dalla forza satanica egli si ricordò della potenza del segno della croce e pregò: «O Dio di Giustina, aiutami», e dicendo questo alzò la mano facendo su di sé il segno della croce e il diavolo fuggì da lui. Cipriano mezzo morto, cominciò ad invocare il nome di Dio. Il demonio tuonò a Cipriano: «Cristo non ti aiuterà!» ma dopo essersi scagliato con veemenza e a lungo si allontanò impotente. Allora Cipriano prese tutti i suoi libri di magia e andò dal vescovo cristiano Antimo, chiedendo a lui il battesimo. Conoscendolo come un indovino potente il vescovo lo rifiutò. Allora lui con pianti raccontò tutto quello che era avvenuto al vescovo e gli diede tutti i suoi libri perché fossero bruciati. Vedendo una tale umiltà il vescovo insegnò a lui la fede cristiana e lo preparò al battesimo.
Cipriano pianse per i suoi peccati e si pentì, pregò Dio di perdonare le sue colpe. Cosicché una volta egli andò in Chiesa per la Divina Liturgia, ma al momento del rinvio dei catecumeni, quando già alcuni se ne stavano uscendo, Cipriano si rifiutò di uscire e chiese il battesimo. Vedendo la sua fermezza il diacono chiamò il vescovo e questi subito battezzò l’antico stregone, nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.
Da quel momento Cipriano cambiò completamente la sua vita, tanto che dopo un anno il vescovo lo ordinò presbitero. In seguito egli divenne anche vescovo e condusse una vita così santa e penitente che lo rese simile a molti grandi santi. Egli collocò Giustina in un monastero come Madre, affidando a lei la salvezza delle sue pie monache. Ma il demonio non dimenticò la vergogna subita e risvegliò tra i pagani una opposizione contro Cipriano ed essi lo condussero presso l’autorità del paese.
Il capo Eutolmio, con molti inganni cercò di fare deviare Cipriano e Giustina, scongiurandoli di ritornare agli dei e di ubbidire alle autorità della terra. I pagani chiesero invano al capo di condannare a morte Cipriano e Giustina. Arrestati e tradotti nel buio della prigione, Cipriano e Giustina soffrirono molte offese e sofferenze, furono picchiati, feriti, ma essi confessavano con riconoscenza Cristo e sopportarono ogni cosa. Non raggiunto lo scopo con la furbizia, le minacce e le percosse, i tormentatori tagliarono la testa dei santi con la spada. Alla vista di questa morte d’innocenti un certo Teoctisto confessò Cristo e fu decapitato insieme ai santi martiri. Tutti e tre si presentarono al trono del Signore e i loro corpi rimasero per sei giorni insepolti.
Alcuni dei passanti li raccolsero di nascosto e li trasportarono fino a Roma dove una donna si occupò della loro sepoltura e sulle tombe di questi protettori avvennero molte guarigioni e miracoli.
Per le loro preghiere che il Signore guarisca anche le nostre infermità spirituali e corporali! Amìn!
Da Archimandrita Cipriano,
I santi martiri Cipriano e Giustina, Phyli Attikis
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