Santa Pelagia visse ad Antiochia,
nella seconda metà del V secolo. Dedita al ballo ed ai piaceri della
carne, era la prostituta più famosa di questa grande città. Un giorno
accadde che mentre girava per la città si ritrovò ad ascoltare un’omelia
del vescovo di Edessa Nonno, uomo santo, le cui parole la ispirarono al
pentimento e all’amore della virtù. Così liberata da ogni attaccamento
al mondo andò di nascosto a praticare l’ascesi in Palestina, sul Monte
degli Ulivi, dove rimase per molti anni rinchiusa in una piccola cella,
lottando ogni giorno contro le passioni, finché rese in pace la sua
anima a Dio.
Una reliquia della santa è venerata
da tempo immemorabile presso il Duomo di Milano.
La memoria della nostra santa madre
Pelagia, la prostituta pentita, viene celebrata l’8 ottobre.
Santa Pelagia, affresco del monastero dei Santi Pietro e
Paolo, Arbanasi
|
Vita di Santa Pelagia prostituta[1]
scritta dal diacono Giacomo, tradotta da Eustochio
Prologo del
traduttore
Le parole di un così grande
ministro di Dio, nascoste ai latini, io, Eustochio, con l’aiuto di
Cristo, ho tradotto. Ma voi, lettori, considerate con me la mia fatica e
ricordatevi di noi rivolgendovi a Dio.
Prefazione
dell’autore
Dobbiamo sempre rendere molte
grazie al Signore nostro (2Ts 2,13), che non vuole che i peccatori si
perdano per la morte; ma desidera ardentemente che tutti tramite la
penitenza si convertano per la vita (Ez 33,11). Ascoltate dunque il
miracolo che è avvenuto ai nostri giorni. È sembrato bene a me, Giacomo
peccatore, scriverlo a voi, fratelli santi, affinché ascoltando e
leggendo ne siate a conoscenza e otteniate il massimo aiuto di
consolazione per le vostre anime. Il Dio misericordioso, infatti, che
non vuole che alcun uomo si perda (2Pt 3,9), ha stabilito che in questo
mondo, tramite riparazione, i peccati siano perdonati, poiché in futuro
vi sarà il giusto giudizio in cui ognuno riceverà secondo le sue opere
(Mt 17,27). Ora, dunque, offritemi il vostro silenzio e fissate insieme
a me il vostro sguardo con tutta l’attenzione del cuore, poiché il
nostro racconto é pieno e traboccante di fecondissima compunzione.
Vita
1.
Sua santità il vescovo
della città di Antiochia convocò a sé, per una certa causa, tutti i
vescovi che stavano nelle vicinanze, per cui si radunarono otto vescovi,
fra i quali vi era anche Nonno il santissimo uomo di Dio, mio vescovo,
uomo straordinario e monaco di grande maturità, proveniente dal
monastero che è detto “dei tabennesioti”. A motivo, infatti, della sua
vita incomparabile e della sua condotta di grande splendore fu sottratto
al monastero e ordinato vescovo. Dopo che ci ebbe radunati, dunque,
nella suddetta città, il vescovo di questa città ci ordinò di recarci
nella basilica del beato martire Giuliano. Vi andammo e sostammo dove
anche tutti gli altri vescovi convenuti si erano fermati a sedere,
davanti alla porta di tale basilica.
2.
Mentre eravamo lì seduti,
alcuni vescovi cominciarono a chiedere al mio signore Nonno di essere
istruiti in qualcosa da lui; e subito, dalla sua bocca, il santo vescovo
cominciò a parlare per l’edificazione e la salvezza di tutti coloro che
ascoltavano (Ef 4,29). Ma mentre tutti noi ammiravamo la sua santa
dottrina, ecco che all’improvviso passò in mezzo a noi la prima delle
attrici di Antiochia, che era anche la prima delle danzatrici mimiche,
seduta su un asinello; e venne avanti con molta appariscenza, adornata a
tal punto che nulla si vedeva su di lei se non oro e perle e pietre
preziose, anche la nudità dei suoi piedi era ricoperta d’oro e di perle.
Con lei vi era un enorme corteo di servi e di serve avvolti in vesti
preziose, e aveva una collana d’oro al collo (Dn 5,7). Alcuni la
precedevano, altri invece la seguivano; dello splendore, poi, della sua
bellezza, non si sarebbero saziati tutti gli uomini di questo mondo.
Costei, inoltre, passando in mezzo a noi, riempì tutta l’aria del
profumo di muschio e della fragranza di tutti gli altri soavissimi
aromi. E quando i vescovi la videro passare in modo così inverecondo,
con tutti quegli ossequi, nella nudità del capo e di ogni giuntura delle
membra, tanto da non essersi neanche messa un velo sul capo né sulle
spalle, deplorarono in silenzio e come da peccato gravissimo distolsero
i loro volti.
3.
Il beatissimo Nonno,
invece, rivolse lo sguardo verso di lei intensissimamente e a lungo,
tanto che dopo che fu passata egli ancora la fissava e la guardava. Poi
distolse il suo volto, dicendo ai vescovi seduti lì attorno: “Non vi
rallegra una così grande bellezza?”. Ma poiché essi non rispondevano
nulla, pose il volto sulle ginocchia e sul libro santo che teneva con le
sante mani e così riempì tutto il suo seno di lacrime e sospirando
profondamente disse di nuovo ai vescovi: “Non vi rallegra una così
grande bellezza?”. Ma poiché essi non rispondevano nulla disse: “In
verità, io mi sono rallegrato moltissimo e mi è piaciuta la sua
bellezza, poiché Dio la metterà al primo posto (Mt 21,31) e la stabilirà
davanti al suo tremendo e mirabile trono (Ap 7,9) per giudicare sia noi
sia il nostro episcopato”. E di nuovo disse ai vescovi: “Cosa pensate, o
carissimi: quante ore ha passato questa donna nella sua camera per
lavarsi e prepararsi, per ornarsi con ogni premura dell’animo e con ogni
attenzione perché non manchi nulla alla bellezza e all’ornamento del
corpo, fino al punto di piacere a tutti per non apparire brutta ai suoi
amanti che oggi sono e domani non sono? Noi invece, che abbiamo nei
cieli un Padre onnipotente, uno Sposo immortale, il quale a quanti ben
le custodiscono dona promesse di ricchezze celesti e premi eterni, che
non possono essere valutate, che occhio non vide né orecchio udì né mai
sono salite al cuore di uomo e che Dio ha preparato a coloro che lo
amano (1Cor 2,9) – e che dire, infatti, di più? –, noi che abbiamo la
promessa di vedere quel volto grandioso e splendente (Ap 22.,4), il
volto inestimabile dello Sposo, su cui i cherubini non osano posare lo
sguardo (1Pt 1,12), non orniamo né tiriamo via le sozzure dalle nostre
misere anime ma lasciamo che esse giacciano lì con negligenza”.
4.
Dette queste cose, prese
con sé me, diacono peccatore, e giungemmo all’ostello, dove ci fu data
una camera. Ed entrato nella sua camera si gettò sul pavimento con il
volto a terra e battendosi il petto piangeva con lacrime, dicendo:
“Signore Gesù Cristo, perdona me peccatore e indegno, poiché l’ornamento
di un sol giorno di una prostituta supera l’ornamento della mia anima.
Con che faccia rivolgerò a te lo sguardo? O con quali parole mi
giustificherò al tuo cospetto? Non nasconderò, infatti, il mio cuore
davanti a te, poiché tu scruti dall’alto i miei segreti. E guai a me,
peccatore e indegno, poiché mi presento al tuo altare e non offro
l’anima bella che tu mi richiedi. Lei, infatti, ha promesso di piacere
agli uomini e l’ha fatto, e io ho promesso di piacere a te e non ho
mantenuto la parola per la mia pigrizia. Nudo sono, così in cielo come
in terra, poiché non ho adempiuto i precetti dei tuoi comandamenti.
Dunque, nessuna speranza mi viene dalle buone opere, ma la mia speranza
sta nella tua misericordia, per la quale confido di essere salvato”. Per
tutte queste cose che diceva e per i lamenti che, a causa di esse, egli
levava, là celebrammo il giorno di festa con ardore.
5.
Il giorno seguente, poi,
che era domenica, terminate le preghiere notturne, il santo vescovo
Nonno mi disse: “Ti dico, fratello diacono: ho fatto un sogno e ne sono
stato fortemente turbato, poiché non riesco a far discernimento su di
esso”. Ed egli subito mi disse che cosa aveva visto in sogno: “A un
angolo dell’altare stava una colomba nera, ricoperta di sporcizia, che
volava attorno a me e io non riuscivo a sopportare il suo fetore e il
suo sporco squallore. Essa però mi stette intorno fino alla fine della
preghiera dei catecumeni. Poi, quando il diacono ebbe proclamato ai
catecumeni: ‘Andate’, subito scomparve. E dopo la liturgia dei fedeli e
la conclusione dell’offerta, quando ormai l’assemblea era stata sciolta,
mentre stavo uscendo dalla soglia della casa di Dio venne di nuovo
questa stessa colomba ricoperta di sporcizia e di nuovo mi volava
intorno. Io allora, stendendo la mano, la presi e la gettai in una conca
che era nell’atrio della santa chiesa e feci sciogliere nell’acqua tutte
le sporcizie di cui era ricoperta ed essa salì dall’acqua: era bianca
come la neve e mentre volava venne portata in alto e fu sottratta
totalmente al mio sguardo”. Dopo, dunque, che il santo vescovo Nonno mi
ebbe narrato il sogno, mi prese con sé e giungemmo alla chiesa
cattedrale con tutti gli altri vescovi e salutammo il vescovo della
città.
6.
Per disposizione, poi,
della misericordia divina, accadde che in questa stessa chiesa venisse
anche quella prostituta di cui abbiamo parlato e – cosa straordinaria –,
presentandosi come catecumena, lei che mai era stata sfiorata
dall’inquietudine per i peccati né mai era venuta alla chiesa di Dio, fu
così trafitta dal timore del Signore mentre il santo Nonno riprendeva il
popolo, da disperare di sé: questa donna piangendo effondeva fiumi di
lacrime, né in alcun modo poteva trattenersi dal pianto. E subito diede
un ordine a due dei suoi servi, dicendo: “Restate in questo luogo e
quando il santo vescovo Nonno sarà uscito seguitelo, chiedetegli dove
dimora e venite a riferirmelo”. I servi, allora, fecero come aveva
ordinato la loro padrona e seguendoci giunsero alla basilica del
beatissimo martire Giuliano, dove avevamo l’ostello e la camera. E
tornati indietro andarono dalla loro padrona dicendo: “È nella basilica
del beatissimo martire Giuliano”. Udito ciò, ella subito gli mandò
tramite loro due tavolette con questo messaggio: “Al santo discepolo di
Cristo, una peccatrice e discepola del diavolo. Ho udito del tuo Dio,
che ha piegato i cieli ed è disceso (Sal 18,10) sulla terra non per i
giusti, ma per salvare i peccatori (Mt 9,13), che si è tanto abbassato
da avvicinarsi ai pubblicani e che egli, su cui i cherubini non osano
posare lo sguardo (1Pt 1,12), ha vissuto insieme ai peccatori. E tu,
signore mio, che hai molta santità, anche se non hai visto con gli occhi
carnali lo stesso Signore Gesù Cristo che si manifestò al pozzo alla
donna samaritana (Gv 4), tuttavia sei un suo vero adoratore, come ho
udito dai cristiani che me lo hanno riferito. Se allora sei un vero
discepolo di quel Cristo non respingere me, che per mezzo di te desidero
vedere il Salvatore, affinché tramite te meriti di vedere il suo santo
volto”. Allora il santo vescovo Nonno, a sua volta, le scrisse:
“Chiunque tu sia, sei conosciuta da Dio, sia tu, sia il tuo scritto, sia
la tua volontà. E tuttavia ti dico di non tentare la mia umana
debolezza; io infatti sono un uomo peccatore, servo di Dio. Se hai saldo
il desiderio di Dio, di conseguire la virtù e la fede e vuoi vedere me,
ci sono con me altri vescovi; vieni e mi vedrai davanti a loro, poiché
da sola non puoi vedermi”. Quando la prostituta ebbe a sua volta letto
queste cose, piena di gioia venne di corsa alla basilica del beato
martire Giuliano e ci fece annunciare la sua presenza. Udito ciò, il
santo vescovo Nonno chiamò a sé tutti i vescovi che erano lì presenti e
comandò che lei andasse da lui. E lei, entrando dove erano riuniti i
vescovi, si gettò sul pavimento e abbracciò i piedi del beato vescovo
Nonno, dicendo: “Ti prego, mio signore, imita il tuo maestro, il Signore
Gesù Cristo, e riversa su di me la tua bontà e fa’ di me una cristiana.
lo infatti, mio signore, sono un mare di peccati e un abisso di
iniquità. Chiedo di essere battezzata”.
7.
Dopo che a stento il
santo vescovo Nonno l’ebbe convinta ad alzarsi dai suoi piedi, quando si
fu alzata le disse: “Nei canoni sacri sta scritto di non battezzare una
prostituta se non presenta qualcuno a garantire che non si riavvolgerà
di nuovo negli stessi mali”. E lei, udendo tale sentenza del vescovo, si
gettò di nuovo sul pavimento e abbracciò i piedi del santo Nonno e li
lavò con le sue lacrime e li asciugava con i suoi capelli (Lc 7,38)
dicendo: “Renderai conto a Dio della mia anima e ascriverò a te le
iniquità delle mie azioni se rimanderai di battezzare me, iniqua e
grandemente ignobile. Non avrai parte presso Dio con i santi (Col 1, 12)
se adesso non mi farai estranea a tutte le mie cattive azioni.
Rinnegherai Dio e adorerai gli idoli se oggi non mi farai rinascere come
sposa di Cristo e se non mi offrirai a Dio”. Allora tutti i vescovi e i
chierici che si erano radunati, vedendo come tale peccatrice diceva tali
cose per desiderio di Dio, ammirati dicevano che mai avevano visto una
tale fede e un tale desiderio di salvezza come quelli di questa
prostituta. E subito inviarono me, peccatore diacono, dal vescovo della
città per comunicargli tutte queste cose e perché sua beatitudine
comandasse di inviare con me una delle diaconesse. Egli, udendo, si
rallegrò di grande gioia, dicendo: “Bene, venerabile abba, proprio te
queste opere aspettavano; so che sarai la mia bocca”. E subito inviò con
me la signora Romana, la prima delle diaconesse. Questa arrivando trovò
[Pelagia] ancora ai piedi del santo vescovo Nonno, che a stento la
persuase ad alzarsi dai suoi piedi, dicendo: “Alzati, figlia, per essere
benedetta”. E le disse: “Confessa tutti i tuoi peccati”. Rispose: “Se
esamino a fondo la conoscenza del mio cuore non trovo in me una sola
opera buona. So infatti che i miei peccati sono più numerosi della
sabbia del mare; l’acqua stessa, infatti, è estremamente poca di fronte
alla massa dei miei peccati. Confido, però, nel tuo Dio, che sciolga il
peso delle mie iniquità e rivolga a me il suo sguardo”. Allora disse a
lei il santo vescovo Nonno: “Di’: qual è il tuo nome?”. Rispose: “Dai
miei parenti sono stata chiamata con il nome naturale di Pelagia; i
cittadini di Antiochia invece mi chiamano Margherita, per il peso degli
ornamenti con cui i miei peccati mi adornavano. Io infatti ero
l’ornamento e l’elegante gioiello del diavolo”. Di nuovo le dice il
santo vescovo Nonno: “Di nome naturale ti chiami Pelagia?”. Rispose:
“Sì, signore”. Udito ciò il santo vescovo Nonno la esorcizzò e la
battezzò; impose su di lei il segno del Signore e le consegnò il corpo
di Cristo. Ed ebbe come madre spirituale la santa signora Romana, la
prima delle diaconesse; la quale, accogliendola, salì nel luogo dei
catecumeni, cosicché noi restammo lì. Allora il santo vescovo Nonno mi
disse: “Ti dico, fratello diacono: rallegriamoci oggi con gli angeli di
Dio (Lc 15,10) e, fuori dall’abitudine, mettiamo olio sul cibo e
prendiamo vino con letizia spirituale, a motivo della salvezza di questa
giovane”.
8.
Mentre noi mangiavamo, si
sentirono improvvisamente delle voci, come di un uomo che subisce
violenza: il diavolo, infatti, gridò dicendo: “Ahi, ahi! Cosa patisco da
questo vecchio decrepito? Non ti bastano i trentamila saraceni che mi
hai strappato e che hai battezzato e che hai offerto al tuo Dio? Non ti
bastava Eliopoli, che mentre era mia e tutti coloro che vi abitavano mi
adoravano, tu me l’hai strappata e l’hai offerta al tuo Dio? E ora, poi,
mi hai sottratto la mia più grande speranza! Adesso proprio non sopporto
più le tue macchinazioni! Oh, cosa non patisco da parte di quest’uomo
deplorevole! Maledetto il giorno in cui sei nato (Ger 20,14): fiumi di
lacrime inondano questa già debole dimora; ormai la mia speranza è stata
portata via”. Tutte queste cose gridava il diavolo e si lamentava
davanti alle porte e lo sentivano tutti gli uomini. E intervenendo di
nuovo disse alla giovane neofita: “Queste cose mi fai, o mia signora
Pelagia, e imiti il mio Giuda? Egli infatti, coronato di gloria e di
onore (Sal 8,6) e costituito apostolo, tradì il suo Signore; così anche
tu hai fatto con me”. Allora le disse il santo vescovo Nonno: “Segnati
con la croce di Cristo e rinuncia a lui”. Lei si segnò nel nome di
Cristo e soffiò sul demonio, che subito scomparve.
9.
Due giorni dopo, dunque,
mentre dormiva con la sua santa madrina Romana nella propria camera,
apparve il diavolo di notte e svegliò la serva di Dio Pelagia e le
disse: “Ti prego, mia signora Margherita, non sei stata forse arricchita
di oro e di argento? Non ti ho forse adornata con oro e gemme preziose?
Ti prego, in che cosa ti ho contristata? Rispondimi, perché ti dia
soddisfazione, così che tu non mi renda obbrobrio dei cristiani”. Allora
la serva di Dio Pelagia si segnò e soffiò sul demonio dicendo: “Dio mio!
Colui che mi ha tirata via di mezzo ai tuoi denti e mi ha introdotta nel
suo talamo celeste, egli ti resisterà per me”. E subito il diavolo
scomparve.
10.
Il terzo giorno,
poi, dopo che era stata battezzata, Pelagia chiamò il suo servo che
presiedeva a tutte le sue cose e gli disse: “Va’ nel mio guardaroba e
scrivi tutte le cose che vi sono sia d’oro che d’argento e in ornamenti
o vesti preziose, e portamele”. Il servo fece come gli aveva ordinato la
sua padrona e le portò tutti i suoi beni. Questa, subito, tramite la sua
santa madrina Romana chiamò il santo vescovo Nonno e depose tutti i suoi
beni nelle sue mani, dicendo: “Queste sono, signore, le ricchezze di cui
Satana mi ha arricchita: le consegno alla libera decisione della tua
santità e fa’ di esse secondo ciò che tu sai essere di maggior
giovamento, poiché per me sono preferibili le ricchezze del mio Signore
Gesù Cristo”. Ed egli, subito, chiamò il custode anziano della chiesa e
con lei presente consegnò tutti i beni di lei nelle sue mani, dicendo:
“Ti scongiuro per l’indivisibile Trinità: che nulla di ciò entri
nell’episcopio o nella chiesa, ma piuttosto sia elargito alle vedove,
agli orfani e ai poveri, affinché ciò che male è stato accumulato bene
sia distribuito e le ricchezze della peccatrice diventino tesori di
giustizia. Se poi, a disprezzo del giuramento, per mano sia tua che di
chiunque altro sottrarrai da ciò qualcosa, la maledizione entri nelle
vostre case e abbiate la sorte di coloro che dissero: ‘Sia crocifisso,
sia crocifisso!”. Lei poi convocò tutti i suoi servi e le sue serve e li
liberò tutti; donò loro di sua stessa mano le collane d’oro, dicendo:
“Affrettatevi a liberarvi da questo mondo malvagio, pieno di peccati;
come siamo stati insieme in questo mondo così insieme rimaniamo, senza
dolore, nella vita beatissima”.
11.
L’ottavo giorno,
poi, quando doveva fare la deposizione delle vesti bianche, alzatasi di
notte, senza che noi lo sapessimo, depose la veste del suo battesimo e
si rivestì di una tunica di tessuto ruvido e della cotta del santo
vescovo Nonno e da quel giorno non comparve più nella città di Antiochia.
La santa Romana la piangeva amarissimamente e il santo Nonno la
consolava, dicendo: “Non piangere, figlia, ma rallegrati di grande
gioia, poiché Pelagia ha scelto la parte migliore, come Maria, che il
Signore nell’evangelo preferisce a Marta”. Ella, poi, se ne andò a
Gerusalemme e si costruì una cella sul monte degli Ulivi, dove il
Signore aveva pregato.
12.
Poco tempo dopo,
il vescovo della città chiamò a sé tutti i vescovi affinché ognuno
ritornasse alla propria sede. Dopo un tempo di tre o quattro anni, io,
diacono Giacomo, desiderai andare a Gerusalemme per adorarvi la
resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo e chiesi al mio vescovo che
mi permettesse di andare. Avendomi permesso di andare mi disse anche:
“Ti dico, fratello diacono: quando arriverai a Gerusalemme, cerca un
certo fratello Pelagio, monaco ed eunuco, che da molti anni abita
rinchiuso in solitudine, come per volerlo visitare; in verità, infatti,
ne potrai trarre giovamento”. Ma tutte queste cose egli mi diceva non
apertamente della serva di Dio Pelagia.
13.
Giunsi dunque a
Gerusalemme e adorai la santa resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo
e un altro giorno mi misi alla ricerca del servo di Dio. E arrivai e lo
trovai sul monte degli Ulivi, dove il Signore aveva pregato, in una
modesta cella chiusa da ogni parte e che aveva una piccola finestrella
su una parete. E battei sull’apertura della finestrella e subito mi
aprì, e mi riconobbe; io, invece, non la riconobbi. Come, infatti,
potevo riconoscerla, lei che prima avevo visto di inestimabile bellezza
e che ora era diventata con il volto languente per l’eccessiva
astinenza? I suoi occhi, poi, sembravano fosse. Mi disse: “Da dove
vieni, fratello?”. Io risposi e dissi: “Sono mandato a te per comando
del vescovo Nonno”. Rispose: “Preghi per me, poiché è un vero santo di
Dio”. E subito chiuse la porta della finestrella e cominciò a salmodiare
l’ora terza. Io, allora, pregai accanto alla parete della sua cella e
tornai indietro, avendo tratto molto giovamento dall’angelica visione di
lei. Ritornato poi a Gerusalemme, cominciai, andando per i monasteri, a
visitare i fratelli.
14.
Ma una grande fama
si diffondeva per i monasteri sull’uomo di Dio Pelagio; perciò decisi di
tornare da lui una seconda volta, per essere nutrito dai suoi salutari
insegnamenti. E quando, giunto alla sua cella, bussai e anzi osai
chiamarlo per nome, non rispose nulla. Aspettai, perseverando, il
secondo e il terzo giorno e chiamandolo con il suo nome – Pelagio – non
udii nessuno. Perciò dentro di me dissi: “O qui non c’è nessuno o colui
che era monaco qui se n’è andato via”. Avvertito poi da un tocco di Dio,
dissi ancora: “Verificherò se per caso non sia morto” e aprii la
porticina della finestrella e lo vidi morto e richiusi la porticina e,
riempitala diligentemente di fango, andai di corsa a Gerusalemme e
annunciai agli abitanti che il santo monaco Pelagio, che faceva
meraviglie, era morto. Allora i santi padri vennero con monaci di
diversi monasteri e così fu aperta la porticina della finestrella e
venne portato fuori il suo santo e piccolo corpo, che composero
degnamente con oro e pietre preziose. E mentre i santi padri ungevano il
corpo con la mirra, allora conobbero che era una donna; essi volevano
occultare il prodigio, ma poiché ciò non poteva restare nascosto al
popolo esclamarono a gran voce dicendo: “Gloria a te, Signore Gesù
Cristo, che hai molte ricchezze nascoste sulla terra, non solo maschili,
ma anche femminili”. Il fatto si divulgò a tutto il popolo e vennero
tutti i monasteri di vergini, tanto da Gerico quanto dal Giordano, dove
il Signore fu battezzato, con ceri, fiaccole e inni; e così furono
deposte le sue sante spoglie, portate dai santi padri.
Questa la vita della prostituta,
questa la vita di una donna senza speranza: insieme a lei Dio faccia
anche a noi trovare la sua misericordia nel giorno del giudizio; poiché
a lui è l’onore e la gloria, la potenza e il dominio nei secoli dei
secoli. Amen
Testo originariamente pubblicato sul sito:
http://www.santapelagia.it/chiesa_santa_vita.php
Tropario – Tono 4Come una fragrante rosa che cresce dalle spine, sei stata rivelata alla Chiesa attraverso le tue azioni virtuose, diventando una fonte di gioia per i fedeli. Hai offerto la tua vita in soave profumo a Colui che ti ha fatta meravigliosa. Supplicalo di liberarci da ogni passione distruttrice dell’anima, o giusta Pelagia!Tropario – Tono 8In te, madre, si è conservata perfettamente la divina immagine: abbracciata infatti la tua Croce hai seguito Cristo e nell’agire hai insegnato a disprezzare la carne corruttibile e ad occuparti dell’anima, creatura immortale. Perciò con gli angeli si rallegra, o beata Pelagia, il tuo spirito.Kontakion – Tono 2Avendo consumato nel digiuno il tuo corpo, nelle veglie tu imploravi il Creatore, venerabile madre, di concederti la piena remissione dei tuoi peccati; veramente ricevesti il perdono per aver manifestato il cammino della conversione.
[1]
Vitae
Sanctae Pelagiae meretricis P.L. 73
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.