Oriundo di Sida in Panfilia, Eustazio fu un uomo eloquente, erudito e
virtuoso, secondo quanto ci è stato tramandato. Designato vescovo della
città siriana di Berea, meritò intorno al 324 di essere elevato alla
sede di Antiochia, che allora deteneva ancora il terzo posto per
importanza nella gerarchia della Chiesa universale, dopo Roma ed
Alessandria. L’anno seguente fu accolto con tutti gli onori al concilio
di Nicea, ove si distinse per la sua totale opposizione all’arianesimo.
Quale capo della Chiesa di Antiochia, aveva anche giurisdizione sulle
diocesi circostanti, nelle quali insediò vescovi degni d’istruire e
guidare il proprio gregge.
La sua netta opposizione all’arianesimo lo portò ad uno scontro frontale con Eusebio, vescovo di Cesarea, celebre “padre della storia della Chiesa”, che per ripicca non lo nominò mai nella sua preziosa opera. Eustazio lo aveva infatti accusato di alterare il senso del credo niceno, scatenando così una feroce lotta tra i vescovi ortodossi e quelli che ancora parteggiavano per la dottrina ariana.
Eusebio, assiduo frequentatore della corte imperiale, riuscì nel 330 a persuadere Costantino a deporre Eustazio, ma quando l’anno seguente gli fu offerta proprio tale sede episcopale, preferì rifiutare. Il legittimo vescovo fu comunque esiliato a Traianopoli in Tracia, ma prima di lasciare la sua cattedra, parlò al suo gregge con una forza tale che parecchi decisero di dare vita ad una fazione e suo sostegno, tenacemente opposta ai vescovi ariani. Eustazio morì infine in esilio verso l’anno 338.
Scrisse parecchie opere, purtroppo andate tutte perdute. La più importante di esse era il trattato “Adversus Arianos” in otto volumi. A parte rari framment, l’unico brano pervenutoci appartiene al trattato antiorigenista “De engastrimutho”, noto come “La pitonessa di Endor contro Origene” o “Il Ventriloquo contro Origene”. Pare che la sua teologia fosse la medesima della scuola di Antiochia, con un approccio alla Scrittura decisamente più storico e critico rispetto a quello di Alessandria. Ciò lo portò anche ad essere talvolta sospettato di nestorianesimo e sabellianismo. Secondo la prima teoria in Cristo sussisterebbero due persone separate, mentre la seconda vuole Dio assolutamente uno e perciò i nomi “Padre” “Figlio” e “Spirito Santo” indicherebbero in Dio solo differenti modi ed azioni, ma non persone distinte.
La sua netta opposizione all’arianesimo lo portò ad uno scontro frontale con Eusebio, vescovo di Cesarea, celebre “padre della storia della Chiesa”, che per ripicca non lo nominò mai nella sua preziosa opera. Eustazio lo aveva infatti accusato di alterare il senso del credo niceno, scatenando così una feroce lotta tra i vescovi ortodossi e quelli che ancora parteggiavano per la dottrina ariana.
Eusebio, assiduo frequentatore della corte imperiale, riuscì nel 330 a persuadere Costantino a deporre Eustazio, ma quando l’anno seguente gli fu offerta proprio tale sede episcopale, preferì rifiutare. Il legittimo vescovo fu comunque esiliato a Traianopoli in Tracia, ma prima di lasciare la sua cattedra, parlò al suo gregge con una forza tale che parecchi decisero di dare vita ad una fazione e suo sostegno, tenacemente opposta ai vescovi ariani. Eustazio morì infine in esilio verso l’anno 338.
Scrisse parecchie opere, purtroppo andate tutte perdute. La più importante di esse era il trattato “Adversus Arianos” in otto volumi. A parte rari framment, l’unico brano pervenutoci appartiene al trattato antiorigenista “De engastrimutho”, noto come “La pitonessa di Endor contro Origene” o “Il Ventriloquo contro Origene”. Pare che la sua teologia fosse la medesima della scuola di Antiochia, con un approccio alla Scrittura decisamente più storico e critico rispetto a quello di Alessandria. Ciò lo portò anche ad essere talvolta sospettato di nestorianesimo e sabellianismo. Secondo la prima teoria in Cristo sussisterebbero due persone separate, mentre la seconda vuole Dio assolutamente uno e perciò i nomi “Padre” “Figlio” e “Spirito Santo” indicherebbero in Dio solo differenti modi ed azioni, ma non persone distinte.
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