venerdì 15 novembre 2013

Salmo 1 (“Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi”)

[1]Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2]ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
[3]Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
[4]Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
[6]Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

La prima parola del Salmo 1 inizia con la prima lettera dell’alfabeto ebraico (‘alef), mentre l’ultima parola si chiude con l’ultima lettera dell’alfabeto (tau). Questo primo Salmo, che fa da portale d’ingresso alla collezione delle preghiere bibliche, vuole sintetizzare in sé in modo simbolico l’arco intero delle parole, cioè della vita.
Il Salmo presenta al suo interno una beatitudine e una maledizione rispettivamente destinate a due vie, a due destini, quello del giusto (vv. 1-3) e quello dell’empio (vv. 4-6). Nella Bibbia la via è sinonimo di scelta, di decisione vitale e morale: “Io pongo davanti a te la vita e la morte, il bene e il male, scegli dunque…” (Dt 30, 15.19).
1. Il ritratto del giusto. In un panorama desertico e assolato com’è quello palestinese, un albero verdeggiante e carico di frutti, posto lungo una corrente viva di acqua, diventa simbolo di gioia, di prosperità e, quindi, nell’ottica della retribuzione, di giustizia premiata (“riusciranno tutte le sue opere”). La via del giusto è descritta negativamente e positivamente. E’ interessante notare la progressione dei verbi che tracciano con finezza la psicologia della tentazione e della caduta. Il primo verbo è un semplice “seguire”, che esprime una curiosità ancora superficiale nei confronti del male. Ad esso succede il più duraturo “indugiare”, un fermarsi in ascolto, e alla fine si giunge all’acquiescenza durevole, la partecipazione totale, la connivenza abituale, cioè il “sedere in compagnia degli stolti”. Il giusto è colui che sa vincere in pienezza questa tentazione in tutti i suoi gradi. A questa descrizione in negativo si contrappone in positivo la “via propria del giusto”. Essa è fondata sull’adesione alla legge, alla torah, che non è una cappa di piombo di norme, di precetti e di prescrizioni, ma è rivelazione divina a cui deve rispondere l’adesione gioiosa dell’uomo. La torah è una celebrazione intensa della parola di Dio, essa diventa norma di vita, ma con atteggiamento gioioso non legalistico perché “la torah-legge di Dio è perfetta, ristora l’anima, è verace, rende saggia la mente. I precetti di Ywhè sono retti, rallegrano il cuore, sono radiosi, illuminano gli occhi” (Salmo 19, 8-9).
2. Il ritratto dell’empio. Alla solidità dell’albero si oppone la vacuità della pula, arida, leggera inconsistente, ma l’elemento fondamentale è posto in quel verbo “reggere”. Gli empi non potranno ergersi sicuri nella stessa storia umana, né “reggere” di fronte alle accuse di Dio nel giudizio finale, e perciò saranno esclusi per sempre dalla comunità dei giusti.
Questa prefazione al Salterio si trasforma, allora, in un appello vigoroso per la scelta del bene, della verità e della giustizia. La figura del giusto nella tradizione cristiana si trasformerà invece in quella del Giusto per eccellenza, il Cristo, e l’albero simbolico, diventerà l’albero della croce “legno di vita che fruttifica per noi con le acque del battesimo”.
Commenti diversi …
v. 1 "Quale inizio del salterio potrebbe essere migliore di questa profezia e lode dell’uomo perfetto, del Salvatore. Il Figlio unigenito è la sapienza ed è chiamato albero della vita in Pr 3,18" (Origene).
"Il salmo 1 è la base che sostiene tutto l’edificio del salterio" (Basilio).
"Anzitutto dobbiamo considerare a cosa tende il discorso, qual è il fine... Il fine della vita virtuosa è la beatitudine. E il vero beato è Dio, come dice 1Tm 6,15-16: "Beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori; il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno tra gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre. Amen". A mio parere questa è la definizione di beatitudine. Ma tra gli uomini è beato colui che assomiglia a Dio per la comunione con lui e la partecipazione alla sua vita. Questa dunque sarà la definizione della beatitudine umana: una somiglianza alla beatitudine divina" (Gregorio Nisseno).
"Il salmo 1 ci ammonisce ad allontanarci dal maligno e ad accostarci al Buono, così da tendere alla somiglianza con Dio... Il salmo 1 distoglie l’uomo dalla parentela contratta col male" (Gregorio Nisseno).
"Ogni uomo desidera la beatitudine: ecco perché questo primo salmo descrive chi è veramente beato. Il primo beato è il Salvatore. Questo salmo parla di lui" (Eusebio).
"È stupendo questo salmo come inizio del salterio: esprime la speranza della beatitudine, la minaccia del giudizio, la promessa dell’incorporazione al mistero di Dio" (Ilario).
"Gesù Cristo non ha seguito il consiglio dell’empio come aveva fatto Adamo" (Agostino).
"Adamo se n’è andato in compagnia del serpente e della donna. Vegliamo affinché il nostro Adamo-la nostra ragione-non se ne vada in compagnia del diavolo e della carne"(Arnobio il giovane).
"C’è stato una volta un infelice, e dobbiamo ben guardarci dall’imitarlo. Questi se n’è andato lontano dal suo creatore: l’umanità è stata condotta dal suo primo padre nella regione della dissomiglianza. Ma verrà un beato, il nuovo Adamo. Gli uomini dunque compiano ogni sforzo per ritornare e per unirsi al loro capo, resistendo al peccato"(Beda).
v. 2 "La legge del Signore è quella di Mosè... dopo il vangelo, la legge è il vangelo" (Eusebio).
"Meditate questa legge non soltanto leggendola, ma anche mettendola in pratica" (Girolamo).
v. 3 "L’albero è, a un tempo, il Figlio di Dio-vicino ai fiumi delle divine scritture che lo annunciano-e il giusto che, sempre unito alla legge divina, è irrigato da tutti i fiumi spirituali" (Eusebio).
"L’albero della vita è Cristo. Tutto ciò che fa, riuscirà bene" (Ilario).
"L’albero è il simbolo della croce, dell’uomo giusto e dell’empio... Il Signore stesso, nell’ora della sua passione ha detto: "Se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?" (Lc 23,31). Disse questo per far comprendere che egli era l’albero verde e noi l’albero secco. I suoi rami sono germogliati ovunque, poiché la sua risurrezione ha moltiplicato ovunque i credenti (Gregorio Magno).
"L’uomo nuovo è dunque l’albero della vita, sempre verde al soffio dello Spirito della Sapienza" (Ruperto).
Egli (Cristo) soppianta il legno (dell’albero del paradiso terrestre) con il legno (della croce) e in luogo della mano perversa protesasi empiamente all’origine (Gen 3,6) egli lascia inchiodare la sua mano immacolata e mostra su di essa tutta la vera Vita appesa... Noi ne mangiamo e mangiando non moriamo" (Ippolito).
"È lui (l’uomo Cristo Gesù) che il salmista celebra quando dice: Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo... Questo è l’uomo che iniziò la nuova creazione, il germoglio santo, l’albero della vita" (Ruperto).
v. 4 "Gli empi non hanno radici" (Atanasio).
"L’empio sarà così miserabile che la sua polvere non è neppure terra. Non ha niente di solido. Tutto quello che ha, lo ha per il castigo. Non resta mai nello stesso luogo: maledizione dell’andar vagando come Caino (Gen 4,16)" (Girolamo).
v. 6 "La via dei giusti è Cristo (Gv 14,6)" (Origene).




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