[1]Beato l'uomo che non segue il
consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2]ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2]ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
[3]Sarà come albero piantato lungo corsi
d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
[4]Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
ma come pula che il vento disperde;
[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
[6]Il Signore veglia sul cammino dei
giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
ma la via degli empi andrà in rovina.
La prima parola del Salmo 1 inizia con la prima
lettera dell’alfabeto ebraico (‘alef), mentre l’ultima parola
si chiude con l’ultima lettera dell’alfabeto (tau). Questo primo
Salmo, che fa da portale d’ingresso alla collezione delle preghiere bibliche,
vuole sintetizzare in sé in modo simbolico l’arco intero delle parole, cioè
della vita.
Il Salmo presenta al suo interno una beatitudine e una
maledizione rispettivamente destinate a due vie, a due destini, quello del
giusto (vv. 1-3) e quello dell’empio (vv. 4-6). Nella Bibbia la via è sinonimo
di scelta, di decisione vitale e morale: “Io pongo davanti a te la vita
e la morte, il bene e il male, scegli dunque…” (Dt 30, 15.19).
1. Il ritratto del giusto. In un
panorama desertico e assolato com’è quello palestinese, un albero verdeggiante
e carico di frutti, posto lungo una corrente viva di acqua, diventa simbolo di
gioia, di prosperità e, quindi, nell’ottica della retribuzione, di giustizia
premiata (“riusciranno tutte le sue opere”). La via del giusto è
descritta negativamente e positivamente. E’ interessante notare la progressione
dei verbi che tracciano con finezza la psicologia della tentazione e della
caduta. Il primo verbo è un semplice “seguire”, che esprime
una curiosità ancora superficiale nei confronti del male. Ad esso succede il
più duraturo “indugiare”, un fermarsi in ascolto, e alla fine
si giunge all’acquiescenza durevole, la partecipazione totale, la connivenza
abituale, cioè il “sedere in compagnia degli stolti”. Il giusto
è colui che sa vincere in pienezza questa tentazione in tutti i suoi gradi. A
questa descrizione in negativo si contrappone in positivo la “via propria del
giusto”. Essa è fondata sull’adesione alla legge, alla torah, che
non è una cappa di piombo di norme, di precetti e di prescrizioni, ma è
rivelazione divina a cui deve rispondere l’adesione gioiosa dell’uomo. La torah è
una celebrazione intensa della parola di Dio, essa diventa norma di vita, ma
con atteggiamento gioioso non legalistico perché “la torah-legge di Dio è
perfetta, ristora l’anima, è verace, rende saggia la mente. I precetti di Ywhè
sono retti, rallegrano il cuore, sono radiosi, illuminano gli occhi” (Salmo 19,
8-9).
2. Il ritratto dell’empio. Alla
solidità dell’albero si oppone la vacuità della pula, arida, leggera inconsistente,
ma l’elemento fondamentale è posto in quel verbo “reggere”. Gli
empi non potranno ergersi sicuri nella stessa storia umana, né “reggere” di
fronte alle accuse di Dio nel giudizio finale, e perciò saranno esclusi per
sempre dalla comunità dei giusti.
Questa prefazione al Salterio si trasforma, allora, in
un appello vigoroso per la scelta del bene, della verità e della giustizia. La
figura del giusto nella tradizione cristiana si trasformerà invece in quella del
Giusto per eccellenza, il Cristo, e l’albero simbolico, diventerà l’albero
della croce “legno di vita che fruttifica per noi con le acque del battesimo”.
Commenti diversi …
v. 1 "Quale
inizio del salterio potrebbe essere migliore di questa profezia e lode
dell’uomo perfetto, del Salvatore. Il Figlio unigenito è la sapienza ed è
chiamato albero della vita in Pr 3,18" (Origene).
"Il
salmo 1 è la base che sostiene tutto l’edificio del salterio" (Basilio).
"Anzitutto
dobbiamo considerare a cosa tende il discorso, qual è il fine... Il fine della
vita virtuosa è la beatitudine. E il vero beato è Dio, come dice 1Tm 6,15-16:
"Beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori; il solo
che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno tra
gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre.
Amen". A mio parere questa è la definizione di beatitudine. Ma tra gli
uomini è beato colui che assomiglia a Dio per la comunione con lui e la
partecipazione alla sua vita. Questa dunque sarà la definizione della
beatitudine umana: una somiglianza alla beatitudine divina" (Gregorio
Nisseno).
"Il
salmo 1 ci ammonisce ad allontanarci dal maligno e ad accostarci al Buono, così
da tendere alla somiglianza con Dio... Il salmo 1 distoglie l’uomo dalla
parentela contratta col male" (Gregorio
Nisseno).
"Ogni
uomo desidera la beatitudine: ecco perché questo primo salmo descrive chi è
veramente beato. Il primo beato è il Salvatore. Questo salmo parla di lui" (Eusebio).
"È
stupendo questo salmo come inizio del salterio: esprime la speranza della
beatitudine, la minaccia del giudizio, la promessa dell’incorporazione al
mistero di Dio" (Ilario).
"Gesù
Cristo non ha seguito il consiglio dell’empio come aveva fatto Adamo" (Agostino).
"Adamo
se n’è andato in compagnia del serpente e della donna. Vegliamo affinché il
nostro Adamo-la nostra ragione-non se ne vada in compagnia del diavolo e della
carne"(Arnobio il giovane).
"C’è
stato una volta un infelice, e dobbiamo ben guardarci dall’imitarlo. Questi se
n’è andato lontano dal suo creatore: l’umanità è stata condotta dal suo primo
padre nella regione della dissomiglianza. Ma verrà un beato, il nuovo Adamo.
Gli uomini dunque compiano ogni sforzo per ritornare e per unirsi al loro capo,
resistendo al peccato"(Beda).
v.
2 "La
legge del Signore è quella di Mosè... dopo il vangelo, la legge è il
vangelo" (Eusebio).
"Meditate
questa legge non soltanto leggendola, ma anche mettendola in pratica" (Girolamo).
v.
3 "L’albero
è, a un tempo, il Figlio di Dio-vicino ai fiumi delle divine scritture che lo
annunciano-e il giusto che, sempre unito alla legge divina, è irrigato da tutti
i fiumi spirituali" (Eusebio).
"L’albero
della vita è Cristo. Tutto ciò che fa, riuscirà bene" (Ilario).
"L’albero
è il simbolo della croce, dell’uomo giusto e dell’empio... Il Signore stesso,
nell’ora della sua passione ha detto: "Se trattano così il legno verde,
che avverrà del legno secco?" (Lc
23,31). Disse questo
per far comprendere che egli era l’albero verde e noi l’albero secco. I suoi
rami sono germogliati ovunque, poiché la sua risurrezione ha moltiplicato
ovunque i credenti (Gregorio
Magno).
"L’uomo
nuovo è dunque l’albero della vita, sempre verde al soffio dello Spirito della
Sapienza" (Ruperto).
Egli
(Cristo) soppianta il legno (dell’albero del paradiso terrestre) con il legno
(della croce) e in luogo della mano perversa protesasi empiamente all’origine (Gen 3,6) egli lascia inchiodare la
sua mano immacolata e mostra su di essa tutta la vera Vita appesa... Noi ne
mangiamo e mangiando non moriamo" (Ippolito).
"È
lui (l’uomo Cristo Gesù) che il salmista celebra quando dice: Sarà come albero
piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo... Questo è l’uomo
che iniziò la nuova creazione, il germoglio santo, l’albero della vita" (Ruperto).
v.
4 "Gli
empi non hanno radici" (Atanasio).
"L’empio
sarà così miserabile che la sua polvere non è neppure terra. Non ha niente di
solido. Tutto quello che ha, lo ha per il castigo. Non resta mai nello stesso
luogo: maledizione dell’andar vagando come Caino (Gen 4,16)" (Girolamo).
v.
6 "La
via dei giusti è Cristo (Gv
14,6)" (Origene).
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