domenica 10 novembre 2013

Regole alimentari nell’Ortodossia - Le regole del digiuno nella Chiesa Ortodossa




  1. Regole alimentari: indefinibilità del termine; dimensione propositiva

Si crede spesso che l’Ortodossia abbonda di regole e perciò, spesse volte, è vista come tradizionalista ed esigente. E’ vero che è tradizionalista e che le sue regole sono esigenti, cosa da notare con facilità presso i praticanti immigrati nelle società occidentali. Al tempo stesso, chiunque facesse uno studio attento si accorgerebbe prima di tutto dell’ethos che la tradizione ortodossa è riuscita a creare lungo i secoli e questo è diventato la più forte regola dell’esperienza cristiana ortodossa.
Nel campo alimentare, le regole sono molteplici, a volte abbastanza esigenti, ma tutte ruotano intorno all’Eucaristia pasquale. L’uomo deve nutrirsi e questa è la regola fondamentale che Dio ha messo nella natura corporea dell’uomo. Il cibo finge da fondamento per la sopravvivenza del corpo, e proprio qui, Dio ha messo delle regole, non per mettere in pericolo l’esistenza fisica, bensì per conferirle una dimensione spirituale. Quando Dio mise Adamo in mezzo alle bontà del Paradiso gli diede anche una regola alimentare. Una volta compromesso il disegno divino, Dio si propone di salvare l’uomo nella sua integralità, anima e corpo; e per fare questo offre Sé stesso, corpo e sangue alla Sua Chiesa, perché i credenti se ne cibino e così restino salvi.
Il typos delle celebrazioni eucaristiche è la Liturgia Pasquale, intorno alla quale ruotano tutte le altre feste dell’anno liturgico. E’ questa Liturgia che definisce le regole alimentari di ogni giorno.
Per un mondo consumistico, il primo impatto in questo settore, è la regola del digiuno. Infatti, la realtà è rovesciata. Se la Liturgia Eucaristica è un banchetto, è chiaro che le regole sono prima di tutto propositive e non di divieto. Su questi aspetti ci fermeremo e porteremo degli esempi rilevanti. 
Per la tradizione ortodossa sono suggestivi alcuni typicon che regolano gli aspetti della vita ecclesiale e sociale, ma che fanno riferimento anche a dei principi alimentari. Il più antico “Typicon” di San Saba (quinto sec. d.C.) è uno dei più recenti è il “Pidalion” di San Nicodemo L’Aghiorita (fine Settecento). I canoni compresi in questi typicon sono per lo più suggestivi e propositivi, perché tutti quanti comportano eccezioni. La regola d’oro per i principi alimentari rimane la tradizione che ogni popolo se l’ha costituita lungo i secoli a seconda delle condizioni geografiche, climatiche ed economico-politiche. In più si conoscono delle variazioni anche regionali, in pieno accordo anche con il temperamento della gente del posto. Ecco perché è difficile parlare di regole alimentari nel senso stretto della parola.


  1. La dimensione festiva dell’alimentazione

“Ogni incontro è una festa” si esprimeva Antoine de Saint d’Exupery. Queste parole definiscono meglio la comunione dei fedeli all’interno dell’Eucaristia. In Liturgia, i fedeli si incontrano con Dio e tra di loro e insieme formano il corpo mistico di Cristo. Questo incontro diventa un banchetto in cui l’Agnello immolato è Dio Stesso che offre ai Suoi il proprio corpo e il proprio sangue. Loro se cibano di Lui e assumono i tratti della Sua santità. Parlando di questo mistero, San Massimo il Confessore lo paragonava al ferro messo a fuoco. Se la regola è che il più forte prevalga sul più debole, il fuoco fa sì che il ferro si riscaldi fino a diventare esso stesso fuoco. Se Dio è il più forte, l’uomo, messo al fuoco dello Spirito, diventa egli stesso fuoco-spirito. E’ questa la divinizzazione dell’uomo di cui parla la spiritualità orientale. Noi mangiamo il corpo e il sangue di Cristo, ma non siamo noi ad assumere Lui, bensì viceversa. Il banchetto ha come fine la deificazione de mortali.
Dio ha disposto che l’uomo, la Sua creatura, sopravvivesse attraverso il cibo offerto dalla natura. Se il cibo rappresentasse soltanto il sostentamento della vita biologica, sarebbe troppo poco e il mondo di significati sarebbe drasticamente impoverito. L’uomo se ne ciba della carne degli animali e dei frutti della terra, perché realizzasse il suo rapporto col cosmo e così accedesse al suo Creatore. Ogni creatura deve essere percepita come una parola del Creatore, dunque una porta verso l’infinito. Rinunciare volentieri al mangiare la carne, non vuol dire necessariamente limitare il nostro relazionarci alla morte presente nell’uomo e nel mondo. Astenersi dal cibarsi di carne dovrebbe ricordarci la nostra vocazione, quella di animare e spiritualizzare tutto il creato. In questo senso, Sant’Isacco il Siro, parlando dell’incontro pacifico tra alcuni eremiti e gli animali selvaggi del deserto afferma che le bestie non li attaccano perché identificano in loro il profumo spirituale di Adamo prima della caduta.[1] Secondo lo stesso Padre della Chiesa, anche Cristo, quando ci chiese di ungere i nostri capelli durante il digiuno, si riferiva non soltanto al nascondere la fatica, ma anche al penetrare le ratio divine del creato attraverso i sui profumi essenziali per raggiungere la Ratio suprema che è il Creatore, e così comprendere che la terra non è una preda, bensì un Vangelo aperto che ci parla del Regno incorruttibile. E’ questa la dimensione festosa di ogni incontro che diventa banchetto e fa di ogni cibo una “eucaristia”, cioè partecipativa a delle razioni superiori.
Ogni festa è focalizzata sul banchetto eucaristico. La Cena del Signore non è soltanto la festa della piccola comunità radunata in chiesa intorno all’altare, ma per la sua comunione con la “Liturgia Celeste”(descritta da Dionisio L’Areopagita) diventa anche il centro del cosmo. Tutto il creato partecipa alla trasfigurazione dei figli di Dio, per cui i fedeli, soprattutto nelle chiese ortodosse, portano in chiese del cibo perché fosse benedetto, cioè toccato dalla sacralità dei doni eucaristici e poi condivisi con le persone presenti oppure coi famigliari che non hanno partecipato ala Liturgia. La santità eucaristica si espande, attraverso i frutti della terra a tutte le persone e a tutto il creato. Risulta ragionevole che i primi frutti della terra siano portati in Chiesa come caparra dell’abbondanza donata da Dio. Nel giorno della trasfigurazione del Signore (il 6 agosto), vengono portate in chiesa la prima uva per la benedizione. Prima di quella data, a nessuno è consigliato assaggiarla.
Se durante la Quaresima l’elemento fondamentale dei pranzi è il pane e i legumi, nel giorno di Pasqua, gli ortodossi di ogni tradizione culturale usano un pane speciale, un dolce che definisce stupendamente la dimensione festosa del pranzo di Pasqua.

  1. Il digiuno. Attesa e presenza

La regola del digiuno è di origine divina, anche se non sempre esplicita ma da sempre praticata dalla Chiesa. Quando i farisei rimproveravano Gesù che i Suoi discepoli non digiunavano, Egli rispose: “Come potrebbero digiunare i figli delle nozze quando lo Sposo è insieme a loro? Ma verrà il tempo quando lo Sposo gli sarà tolto e allora digiuneranno”. Alla presenza dello Sposo, dunque all’interno del banchetto nuziale non si digiuna. Invece, nell’attesa e nostalgia dello Sposo temporaneamente assente i fedeli digiunano. Fino alla Parusia, la Chiesa celebra la memoria del suo Sposo, il quale è contemporaneamente assente e presente. Essa digiuna rilevando proprio questo mistero di Assenza presente e fa sì che i frutti del digiuno diventino mezzi di una più piena comunione. Prima di tutto, il digiuno è un’astinenza mirata. In una prospettiva antropologica, la fame fisica che il digiuno crea deve rivelare la fame e la sete per il Signore: dobbiamo sentire anche in corpo una reale fame di Lui, perché sarà Lui che col Suo corpo ci sazierà. Ma il digiuno ha anche una dimensione sociale - comunitaria: come ci insegna San Giovanni Crisostomo, l’avanzo di cibo risultato dal digiuno è destinato ai poveri. Ma il digiuno è tale soltanto se accompagnato dall’ascesi spirituale: perdono, misericordia, umiltà, bontà, carità, ecc.
Nella tradizione ortodossa, il digiuno, come regola alimentare, conosce vari risvolti. Il più aspro digiuno dura sei settimane ed è preparatorio per la Pasqua. Parliamo della Quaresima. Normalmente, durante la Quaresima, sono permessi i cibi di origine esclusivamente vegetale e soltanto il sabato e la domenica possono essere preparati con olio. Allora si può prendere anche un bicchiere di vino. Invece, il digiuno dell’Avvento è più mite e permette l’uso del pesce il sabato e la domenica. La stessa regola si applica anche ai digiuni dei Santi Apostoli. Nel digiuno della Dormizione della Madre di Dio non è permesso il pesce, ma la facilità si deve alla abbondanza dei legumi e frutti che offerteci dall’estate. A questi si aggiungono giorni particolari di digiuno assoluto, come la Festa dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), della Decollazione di San Giovanni Battista (29 Agosto), alla vigilia dell’Epifania (5 gennaio) e alla Vigilia di Natale. In questi giorni non si mangia niente e non si beve nemmeno l’acqua fino alle ore tre del pomeriggio oppure fino al tramonto del sole, a seconda delle possibilità di ciascuno; la sera si mangia pane e si beve acqua.          
   
  1. Intermezzo

Il digiuno è un concetto molteplice che implica non soltanto astinenza alimentare, ma anche ossia soprattutto astinenza spirituale. Mira a limitare ed eliminare le passioni del corpo e dello spirito. Se questo obiettivo non viene raggiunto, il digiuno alimentare è senza senso. Con tutto ciò, il digiuno alimentare deve essere compiuto nella misura giusta a seconda delle possibilità di ogni organismo e della natura umana in genere. Quando le celebrazioni liturgiche sono abbastanza lunghe – perché anche esse fanno parte dell’insieme dell’ascesi - il typicon si cura della fragilità dell’essere umano. Perciò, ai vespri della Vigilia delle grandi Feste si aggiunge una funzione all’interno della quale si benedicono i frutti della terra (pane, olio, vino e grano), i quali pi si condividono tra tutti i partecipanti. Il pane attinto al vino è un rinforzo necessario e, infatti, contrassegna la fine del digiuno di quella giornata.
Nelle settimane precedenti o successive ai grandi digiuni, i mercoledì e i venerdì (che di solito sono giorni di digiuno) sono permessi tutti i generi di cibo. Sono eccezioni diventate regola con l’intento di alleggerire il peso del digiuno. Quando capitano della grandi feste in periodi di digiuno (es. l’Annunciazione, la Domenica delle Palme, la Trasfigurazione) il digiuno è addolcito dai cibi a base di pesce. In questi giorni, la dimensione festosa si corrobora con quella di astinenza. Sono come un intermezzo, come un momento di respiro all’interno dello sforzo ascetico.
Il peso del digiuno è regola per tutti, ma nello spirito della libertà ne vengono liberate le persone che si trovano in uno stato particolare. Per esempio, i bambini vengono esonerati dal digiuno. Dall’età di sette anni sono educati a praticare progressivamente il digiuno, senza che quest’ultimo minacciasse in alcun modo la loro salute e i processi di crescita fisiologica. Sono ugualmente esenti da queste regole gli anziani e i malati: si lascia loro a libertà di praticare il digiuno a seconda delle possibilità imposte dal loro stato di salute.
La stessa libertà viene conferita anche ai viandanti.

  
5.      Il banchetto festoso

Il tema del banchetto è abbondante nella Sacra Scrittura. Lo stesso Regno di Dio viene presentato come un banchetto. Alle nozze del Figlio di Dio sono invitati tutti a prendere parte al banchetto. Anche l’Eucaristia è un banchetto mistico. Perciò, le grandi feste liturgiche (Pasqua, natale,ecc.) come anche le feste personali (nozze, battesimi, anniversari) vengono onorate attraverso banchetti. Le ricette culinarie si sono evolute a seconda dei cicli annuali ritmati dalle feste, ma anche dalle condizioni climatiche o dai periodi sociali – storici (carestie, guerre, crisi, totalitarismi). Nei paesi ortodossi con clima mediterranea, i pasti nei giorni di festa, sono abbondanti in pesce, carne e orto-frutticoli. Invece nei paesi continentali (Romania, Russia , Bulgaria, Ucraina) predominano i pasti a base di carne. Questi conoscono un complesso processo di lavorazione cosicché a volte il pranzo di Natale o di Pasqua inizia ad essere preparato due, tre giorni prima. Il vino pregiato ha il suo posto, come anche la grappa tradizionale. In questi paesi, la grappa forte o la vodka (Russia, Ucraina), di 70 – 80° si assaggia all’inizio del pasto, sia per stimolare l’appetito, che per difendere dal freddo. Al pranzo di Natale non mancano gli involtini alla carne con polenta, invece a Pasqua si mangia agnello e le uova dipinte di rosso. Il pranzo nuziale è costituto dalla tradizionale minestra, dagli involtini alla carne e dalla bistecca di maiale. In alcune regioni, la realizzazione delle torte è diventata una vera arte.

6.      Il senso dell’equilibrio

L’alternanza dei periodi di digiuno con quelli di festa realizzano un meraviglioso equilibrio alimentare, che fa sì che la necessità di qualsiasi dieta diventi superflua. Il mondo consumistico odierno risente la necessità di varie diete richieste dalle corrispettive malattie. Possiamo parlare qui delle diete imposte dalle malattie cardiovascolari o dall’obesità o da altre provocate dallo stress (psicopatologie), le quali pur necessarie, sono artificiali (dunque contro-natura) e sono la prova diretta dell’ignoranza delle regole alimentari suggerite dalla Sacra Scrittura, proposte dalla Chiesa e verificate dalla Tradizione. Sono queste delle regole che rilevano un grande equilibrio prima di tutto interiore, ma anche con ripercussioni dirette sulla salute fisica. Una vita equilibrata presuppone anche un’alimentazione sana ed una motivazione spirituale di essa. 
 
[1] Sant’Isacco il Siro, Dialoghi sull’ascesi, 20

Tratto dal sito della Diocesi Ortodossa Romena in Italia


Le regole del digiuno nella Chiesa Ortodossa 



 L'insegnamento tradizionale della Chiesa sul digiuno oggi non è ampiamente conosciuto o seguito. Per quei cristiani ortodossi che cercano di tenere un digiuno più disciplinato, le informazioni che seguono possono essere utili.
Anche se le regole possono sembrare molto strette a chi non le ha viste prima, sono state sviluppate tenendo in mente tutti i fedeli, non solo i monaci. (I monaci non mangiano carne, perciò le regole sul consumo della carne non sono state scritte per loro. In maniera simile, le regole sull’astinenza dai rapporti coniugali si applicano solo alle coppie sposate.) Anche se pochi laici sono in grado di mantenere appieno le regole, sembra meglio presentarle senza un giudizio su quale livello sia "appropriato" per i laici, dato che questo è un punto che è meglio che ogni cristiano sviluppi personalmente, sotto la guida del proprio padre spirituale.
Vi sono molte eccezioni alle regole che qui sono date in linee generali: per esempio, quando una festività importante o la festa patronale cadono in un periodo di digiuno. Consultate il vostro prete e un calendario per avere altri dettagli.

Periodi liberi dal digiuno
Per il cristiano, non ci sono cibi impuri. Quando non è prescritto un digiuno, non ci sono cibi proibiti.

Digiuni durante la settimana
Se non si è in un periodo libero dal digiuno, i cristiani ortodossi sono chiamati a tenere un digiuno stretto ogni mercoledì e venerdì. Si evitano i seguenti cibi:
Carne (incluso il pollame), e ogni prodotto a base di carne, come il lardo e I brodi di carne.
Pesce (si intende pesci con lisca; crostacei e molluschi sono permessi).
Uova e latticini (latte, burro, formaggio, etc.)
Olio d’oliva. Un’interpretazione letterale della regola vieta solo l’olio d’oliva. Soprattutto in quei paesi dove l’olio d’oliva non è una parte principale della dieta, la regola è talvolta estesa a includere tutti i tipi di olio vegetale, e talora anche i sottoprodotti dell’olio come la margarina.
Vino e altre bevande alcoliche. In molte tradizioni la birra è permessa nei giorni di digiuno.

Quanto?
Purtroppo, è facile tenere la lettera delle regole di digiuno e continuare a soddisfare la golosità. Quando si digiuna, si dovrebbe mangiare in modo semplice e modesto. I monaci mangiano un solo pasto completo in un giorno di digiuno. I laici non sono incoraggiati a limitare i pasti nello stesso modo: consultate il vostro prete.

Eccezioni
La Chiesa ha sempre esentato dal digiuno stretto i bambini piccoli, i malati, gli anziani, le donne in gravidanza e durante l’allattamento. Mentre le persone che ricadono in questi gruppi non dovrebbero limitare seriamente il loro cibo, non c’è alcun male nell’astenersi da alcuni tipi di cibo per due giorni alla settimana, mangiando semplicemente a sufficienza di tutto quanto è permesso. Le eccezioni al digiuno basate su necessità mediche (come nel caso del diabete) sono sempre permesse.

Digiuno eucaristico
Perché il Corpo e il Sangue del Signore siano il nostro primo cibo e bevanda nel giorno della comunione, ci asteniamo da ogni cibo e bevanda dal momento in cui andiamo a dormire alla sera precedente (o dalla mezzanotte, se questa viene prima). Le coppie sposate dovrebbero astenersi dalle relazioni coniugali nella notte prima della comunione.
Quando la comunione è alla sera, come nelle Liturgie dei Presantificati durante la Quaresima, questo digiuno dovrebbe se possibile essere esteso per tutto il giorno fino al momento della comunione. Per quelli che non possono mantenere questa disciplina, talvolta si prescrive un digiuno totale a partire da mezzogiorno.

La Grande Quaresima

La Grande Quaresima è la più lunga e stretta stagione di digiuno dell’anno.
Nella settimana prima della Grande Quaresima ("Settimana dei Latticini"), la carne e i suoi derivati sono proibiti, ma le uova e I latticini sono permessi anche al mercoledì e al venerdì.
Prima settimana di Quaresima: si fanno solo due pasti completi nei primi cinque giorni, al mercoledì e al venerdì dopo la Liturgia dei Presantificati. Non si mangia nulla dal lunedì mattino al mercoledì sera, il più lungo periodo senza cibo nell’anno ecclesiastico (pochi laici seguono questa regola nella sua pienezza). Per i pasti del mercoledì e del venerdì, come per tutti i giorni infrasettimanali di Quaresima, si evitano carne e derivati, uova, latticini pesce, vino e olio. Al sabato della prima settimana, inizia la consueta regola per i sabati e le domeniche di Quaresima (vedi sotto).
Giorni infrasettimanali dalla seconda alla sesta settimana di Quaresima: la regola stretta di digiuno si segue ogni giorno (si evitano carne e derivati, uova, latticini pesce, vino e olio).
Sabati e domeniche dalla seconda alla sesta settimana di Quaresima: sono permessi vino e olio; altrimenti, si tiene la regola del digiuno stretto.
Settimana Santa: Il pasto della sera del Giovedì Santo è idealmente l’ultimo pasto prima della Pasqua. In questo pasto sono permessi vino e olio; il digiuno del Santo e Grande Venerdì è il più stretto dell’anno: anche a quelli che non hanno tenuto uno stretto digiuno quaresimale è chiesto di non mangiare nulla in questo giorno. Dopo la Liturgia di San Basilio al Sabato Santo, si può prendere un po’ di vino e frutta per sostenersi. Il digiuno si conclude al sabato notte dopo il Mattutino della Risurrezione, o al più tardi dopo la Divina Liturgia di Pasqua.
Vino e olio sono permessi in diversi giorni di festa, se questi cadono in un giorno infrasettimanale di Quaresima. Consultate il vostro calendario parrocchiale. All’Annunciazione e alla Domenica delle Palme, è permesso pure il pesce.

Digiuno degli Apostoli
La regola per questo digiuno di lunghezza variabile è meno rigida di quella della Grande Quaresima.
Lunedì, mercoledì, venerdì: digiuno stretto.
Martedì, giovedì: permesso di olio e vino.
Sabato, domenica: permesso di olio, vino e pesce.
Questa è la regola seguita da molti monasteri durante I periodi liberi da digiuno.

Digiuno della Dormizione
Il digiuno durante il periodo di due settimane che precede la Dormizione è come quello della maggior parte della Grande Quaresima:
Da lunedì a venerdì: digiuno stretto.
Sabato e domenica: permesso di olio e vino.

Digiuno della Natività
Durante la prima parte del digiuno, la regola è identica a quella del Digiuno degli Apostoli. Durante l’ultima parte, non si mangia più il pesce il sabato e la domenica. In differenti tradizioni, questa intensificazione del digiuno avviene o nell’ultima settimana o nelle ultime due settimane.

Altri digiuni
La vigilia della Teofania, l’Esaltazione della Croce e la Decapitazione di Giovanni Battista sono giorni di digiuno, con permesso di vino e di olio.

Periodi liberi da digiuno
Come complemento delle quattro stagioni di digiuno della Chiesa vi sono quattro settimane libere da digiuno:
Dalla Natività alla vigilia della Teofania.
La settimana dopo la domenica del Pubblicano e del Fariseo.
Settimana Luminosa — la settimana dopo la Pasqua.
Settimana della Trinità — la settimana dopo Pentecoste, che termina con la Domenica di tutti i Santi.

Il digiuno coniugale
Alle coppie sposate è richiesto di astenersi dalle relazioni sessuali per tutte le quattro stagioni di digiuno della Chiesa, così come nei digiuni settimanali del mercoledì e del venerdì. Questo aspetto delle regole del digiuno è forse ancor più ampiamente ignorato, e per molti è più difficile di quelli relativi al cibo. In considerazione di questo, alcune fonti suggeriscono una regola più modesta e minimale: le coppie dovrebbero astenersi dalle relazioni sessuali la notte prima di ricevere la Santa Comunione e per tutta la Settimana Santa.

Questioni di salute
Durante le stagioni di digiuno, evitare i cibi proibiti non crea rischi per la salute fintanto che si consumano dosi adeguate degli altri cibi.
L’apporto di calcio e un adeguato regime calorico possono essere una preoccupazione per alcune persone. Gli integratori di calcio sono un modo per garantire un apporto significativo di calcio in assenza di prodotti caseari. Noci e frutta secca sono una buona fonte di calorie per chi ha bisogno di mantenere il peso in un periodo di digiuno.
Se il digiuno è per voi una novità, potete trovare stressante l’inizio di sintomi di fame. Questi sintomi non sono dannosi: sono semplicemente una parte del digiuno.
I primi giorni di un lungo periodo di digiuno sono spesso i più difficili. Non fatevi scoraggiare da mal di testa, fatica, e così via, all’inizio di una stagione di digiuno: spariranno presto, o si ridurranno di intensità. Se avete paura del torpore dell’inattività, fate esercizio fisico moderato. Una breve camminata può portare una sorprendente differenza alla vostra energia.
Nei negozi di alimentari, leggete con attenzione le etichette. Spesso si usano burro, derivati del latte, estratti di carne e lardo come additivi.
Se non sapete cosa cucinare durante il digiuno, consultate uno dei numerosi ricettari vegetariani oggi disponibili. Sono in vendita diversi buoni "ricettari quaresimali".

Le regole qui descritte sono naturalmente solo una parte, la più esterna, di un vero digiuno, che includerà preghiere più intense e altre discipline spirituali, e può includere l’impegno di mettere da parte altri aspetti di vita quotidiana (come la caffeina o la televisione), o di intraprendere pratiche come le visite ai malati.
Ovviamente, molti ortodossi non seguono la regola tradizionale. Se la adottate, state attenti a non inorgoglirvi, e non fate attenzione al digiuno degli altri, ma solo al vostro. Come disse un monaco, dobbiamo “tenere gli occhi fissi sul nostro piatto”.
Non sostituite la nozione di "decidere cosa abbandonare per la Quaresima" alla regola che la Chiesa ci ha dato. Prima, mantenete la regola di digiuno della Chiesa per quanto ne siete capaci, poi deciderete riguardo a discipline aggiuntive, consultandovi con il vostro prete.
Ci è sempre consigliato di digiunare secondo le nostre forze, e potete scoprire dall’esperienza che avete bisogno di modificare la regola del digiuno per adattarla alle vostre forze e alla vostra situazione. Ma non considerate dal principio che la regola è troppo difficile per voi. Il Signore è la nostra forza, e ci può sostenere in modi meravigliosi e imprevedibili.
Chi cerca di mantenere il digiuno tradizionale della Chiesa troverà che, anche se le tentazioni di orgoglio e legalismo sono reali, i benefici spirituali sono grandi. Un ritorno a un digiuno più diligente può avere una grande parte nel rinnovamento spirituale delle nostre chiese ortodosse.

Detti sul digiuno
San Simeone il Nuovo Teologo: 'Che ciascuno di noi tenga a mente I benefici del digiuno... Questo guaritore delle nostre anime riesce in un caso a quietare le febbri e gli impulsi della carne, in un altro a mitigare il cattivo temperamento, in un altro ancora a scacciare il sonno, in un altro a risvegliare lo zelo, e in un altro ancora a ridare purezza di mente e a liberare dai cattivi pensieri. In uno controllerà la lingua sciolta, lo custodirà con timor di Dio e lo preverrà dal pronunciare parole vane e corrotte. In un altro custodirà invisibilmente i suoi occhi e li fisserà verso l’alto, invece di permettere loro di vagare qua e là, e così lo farà guardare a se stesso, insegnandogli a essere attento alle proprie colpe e mancanze. Il digiuno disperde e scaccia gradualmente l’oscurità spirituale e il velo del peccato che è steso sull’anima, così come il sole scaccia la nebbia. Il digiuno ci mette in grado di vedere l’aria spirituale in cui Cristo, il sole che non conosce tramonto, non sorge, ma risplende senza fine. Il digiuno, aiutato dalla veglia, penetra e addolcisce la durezza del cuore. Dove un tempo c’erano i vapori dell’ubriachezza, fa sgorgare fontane di compunzione. Vi supplico, fratelli, che ognuno di noi si sforzi perché questo si realizzi in noi! Quando si realizzerà passeremo prontamente, con l’aiuto di Dio, attraverso tutto il mare delle passioni e le onde delle tentazioni inflitte dal crudele tiranno, e arriveremo così a mettere ancora nel porto dell’impassibilità’.
'Fratelli miei, non è possibile che queste cose si compiano in un giorno o in una settimana! Prenderanno molto tempo, fatica e dolore, secondo l’attitudine e la buona volontà di ciascuno, secondo la misura della fede e il proprio disprezzo per gli oggetti della vista e del pensiero. Inoltre, è anche secondo il fervore della propria incessante penitenza e il suo lavoro incessante nella camera segreta del proprio cuore che ciascuno realizzerà questo compito più velocemente o più lentamente per il dono e la grazia di Dio. Ma senza il digiuno nessuno è mai stato capace di raggiungere qualsiasi virtù, perché il digiuno è l’inizio e il fondamento di ogni attività spirituale.
— Simeone il Nuovo Teologo: I Discorsi.
La Madre Gavrilia di beata memoria passò molto tempo viaggiando al servizio di Cristo in luoghi che la separavano dalla vita liturgica quotidiana della Chiesa. Specialmente durante questi tempi, il consiglio del suo padre spirituale, l’Archimandrita Lazarus Moore, la mise su un buon cammino:
'Il digiuno è una delle nostre armi più grandi contro il maligno. Ripeterò ciò che Padre Lazarus mi disse una volta. Nel 1962, andai negli Stati Uniti. Vi rimasi per lungo tempo, viaggiando in molti stati. Le lettere di Padre Lazarus erano di grande aiuto... Era solito dire: "Vai dovunque vuoi, fai quello che vuoi, fintanto che osservi il digiuno "... Poiché non una singola freccia del maligno può raggiungerti mentre digiuni. Mai.'
— Asceta dell’amore (la biografia di Madre Gavrilia).
San Serafino di Sarov sul digiuno: 'Un giorno venne da lui una madre preoccupata di come combinare il miglior matrimonio possibile per la sua giovane figlia. Quando andò da San Serafino a chiedere consiglio, egli le disse: "Prima di tutto, assicurati che colui che tua figlia sceglierà come compagno di vita tenga i digiuni. Se non lo fa, non è un cristiano, qualsiasi cosa ritenga di essere."'
— Da un sermone del Metropolita Filaret, citato ne La scala dell’ascesi divina.
Abba Daniel di Scete: 'Nella proporzione in cui il corpo si ingrassa, l’anima si assottiglia.'

Tratto dal sito della parrocchia ortodossa san Massimo di Torino


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