dello ieromonaco [ora Metropolita] Amfilohije (Radovic)
“La
sua rinomanza come Padre e
Maestro universale della Chiesa, che ha aderito
ininterrottamente alla Croce della sua testimonianza e che ha seguito le
orme di Cristo, ha oltrepassato i confini della Serbia e si è diffusa
nel mondo intero”. “Padre Justin
non ha parlato come individuo, ma come la
bocca della Chiesa; ha
espresso la coscienza della Chiesa, la fede della Chiesa”; “La
predicazione del padre Justin è una
prosecuzione della predicazione dei Santi Padri della nostra
Chiesa e
particolarmente dell’ultimo grande padre, san Gregorio Palamas”.*
I padri Artemije, Justin e Amfilohije |
Recentemente scrivendo
un articolo, un famoso scrittore contemporaneo e monaco del Monte Athos
ha cominciato con le seguenti parole: “Vi fu un uomo mandato da Dio. Il
suo nome era Justin”. Ed ecco, quell’uomo che è stato mandato da Dio,
che è stato inviato in questo luogo santo, che è stato mandato alla
nostra nazione, che è stato mandato alla Chiesa Ortodossa, quell’uomo
santo ora giace di fronte a noi. Nacque nel 1894, nella festività
dell’Annunciazione, il venerdì alle dodici in punto – mi ha detto questo
a mezzanotte prima della sua morte. È morto nella festività
dell’Annunciazione, due giorni fa, poco più di un’ora successiva a
quella della sua nascita. Come una corda di preghiera, i giorni della
sua vita sono stati pronunciati in mezzo al saluto dell’Arcangelo:
“Rallegrati, Tu che sei piena di grazia, il Signore è con il Te!”. Ed
ancora, all’interno di quello stesso saluto dell’Arcangelo: “Rallegrati,
Tu che sei piena di Grazia, il Signore è con il Te!”.
Quest’uomo santo che si
trova di fronte a noi nella morte ha passato ottantacinque anni sulla
terra. Tutti questi ottantacinque anni della sua vita li ha dati come
dono finale; era realmente Buona Notizia, una felice notizia eternamente
nuova, che è stata ascoltata ed è durata già da migliaia di anni. Era
uno dei numerosi, veri testimoni dell’Annunciazione. Ha seguito la
testimonianza nella sua parola, nella sua vita e perfino nella sua
nascita; ed ha seguito la testimonianza inoltre nella sua morte.
Il padre Justin era
discendente di una famiglia di sacerdoti, l’ultimo discendente di una
radice di sacerdoti che ci ha provveduto presbiteri attraverso le
generazioni. Santi frutti germogliati da una radice santa. Sono
benedette le generazioni e le radici che si concludono portando frutti
come era il padre Justin! Nasceva in Vranje, al crocevia delle nazioni e
delle influenze spirituali. Dalla sua infanzia è stato imbevuto di
riverenza e di pietà, grazie a sua madre, Anastasija ed a suo padre,
Spiridon. Dal ricordo dei suoi compagni di scuola sappiamo, inoltre che
è stato profondamente impegnato nella religione e nella devozione dalla
sua prima infanzia. Che era realmente così, è testimoniato dalla sua
accettazione nella santa schiera monastica durante i giorni più
difficili della storia serba. Quando il Re di Serbia stava attraversando
l’Albania con il suo esercito e saliva il Golgotha, quando un’intera
nazione saliva il Golgotha, a quel tempo, il giovane Blagoje, come era
stato chiamato, prese i suoi voti monastici in un luogo vicino a Skadar
(Scutari). Da là, Dimitrije metropolita di Serbia lo ha mandato con un
gruppo di giovani dotati a studiare in Russia. Il saggio e previdente
Dimitrije lo considerava il futuro della nazione e della Chiesa. Il
giovane e intelligente monaco Justin è stato ispirato in Russia dalla
grande devozione della gente Russa. Anche se passò un breve periodo in
Russia, quella permanenza ha lasciato un’impronta profonda sulla sua
intera vita. Nubi oscure si radunarono sulla grande terra Russa a quel
tempo e la sanguinosa Rivoluzione cominciò un gioco demoniaco sui corpi
sofferenti della gente di Russia. Di conseguenza, dovette lasciare la
Russia e andò in Inghilterra, dove ha continuato i suoi studi. Terminò i
suoi studi all’università di Atene, dove conseguì il dottorato in
Teologia sui Santi Padri, essendo l’autore di uno dei migliori studi su
san Macario di Egitto.
Padre Justin, essendo
allora già insegnante al seminario di Karlovac, ha lasciato
un’impressione profonda con la sua presenza. E non solo al seminario di
Karlovac, ma in ogni posto in cui il padre Justin ha fatto comparsa, ha
vissuto e ha lavorato, ha lasciato il segno; la sua posizione sincera e
ardente ha fatto ribollire il mare brullo degli eventi giornalieri. Ciò
è accaduto a Karlovac e lo stesso è accaduto quando è stato trasferito
a Prizren, quindi al seminario di Bitolj e quando è stato mandato nella
Russia Carpatica; ciò è accaduto inoltre quando è diventato professore
alla Scuola di Teologia di Belgrado e quando, nel 1945, è stato
costretto a vagare attraverso i monasteri serbi. Tutti questi eventi
tempestosi della sua vita, che sono stati riempiti di sue imprese
eccezionali e lavori infaticabili, sono stati usati da Dio per i suoi
scopi e la realizzazione delle sue intenzioni, nonostante la malizia
miope degli uomini e delle loro passioni misere. Per concludere, il
padre Justin ha trovato pace in questa santa famiglia, il monastero di
Celije. Fece così in modo di non lasciarlo più.
Il padre Justin era e
rimarrà una personalità eccezionale e la sua unicità è evidente nella
sua intera vita e lavoro. Era un poeta. Uno ha da leggere soltanto il
suo saggio, “La Daina nel Paradiso perduto”, per sentire che questo
lavoro, come molti altri simili lavori, appartenga al meglio della
letteratura serba. Il modo e lo stile in cui ha elaborato i suoi studi
sulla Teologia Dogmatica, onorando il suo amato Giovanni Crisostomo, san
Sava e san Pietro di Cetinje, la lingua delle sue molte traduzioni, –
tutte queste cose attestano e dimostrano che con il suo lavoro egli ha
continuato la meravigliosa ed elevata poesia, d’ispirazione divina,
della Chiesa Ortodossa iniziata da Cosmas di Maiuma, da san Giovanni
Damasceno e completata da un altro grande figlio di questo luogo e di
questa regione, il santo vescovo Nikolai (Velimirovich).
Il padre Justin era un
filosofo nel vero senso della parola. Ecco perché probabilmente ha
scelto il nome di Giustino il filosofo, un martire e si è sforzato per
tutta la sua vita di imitarlo, sia nella filosofia che nel martirio. È
stato uno dei fondatori della Serbian Philosophical Society
(1938), insieme a Misa Djuric, a Brana Petronijevic, a Slankamenac e ad
altri nostri contemporanei e alla maggior parte degli eminenti
pensatori. Tuttavia, la sua filosofia non era una filosofia secondo
l’umana comprensione. Cosa che rende la caratteristica personalità del
padre Justin ancora più eccezionale. Nessuno nella storia di questa
gente ha così profondamente toccato, cantato e descritto la Parola
Divina e meravigliosa di Dio, il Dio-uomo Cristo che si è incarnato
dalla Madre più santa e dal Santo Spirito per la salvezza dell’umanità.
In tutti i suoi lavori, in tutte le sue preghiere, in tutti i suoi
sospiri, in una parola – con la sua intera vita –, il padre Justin si è
sforzato di cantare, esprimere, descrivere con le parole l’immagine
indescrivibile di Cristo, esprimere il suo proprio amore vulcanico per
il Cristo Dio-uomo. Ognuno dei suoi pensieri è cominciato e si è
concluso con il Cristo Dio-uomo. E non solo le parole ed i pensieri, ma
per il padre Justin ogni fiore ha avuto la fragranza del Dio-uomo Cristo
e la Parola di Dio eterna. Ogni stella del cielo era un testimone
meraviglioso ed una certa meravigliosa espressione di quella
immemorabile, eterna Parola di Dio, che è diventata la Parola che ha
accettato un corpo umano. Ogni ondulazione di un ruscello ed il
sussurrare di una foglia erano una testimonianza e un certo simbolo
segreto della presenza meravigliosa della parola di Dio nel mondo. Da
tale sensibilità e conoscenza ispirata da Dio nasceva il suo concetto
profondo della saggezza di tutta la creazione, un concetto basato sugli
insegnamenti degli antichi Apologisti. Tutto ciò che esiste è inoltre un
riflesso, un’icona meravigliosa della Parola di Dio. L’intera creazione
non ha germogliato da illogicità, non conduce a illogicità, non è basata
su insipienza e su illogicità. È spuntata fuori dalla Logica eterna ed è
basata e procede verso la Logica eterna, l’eterna cultura, la Parola di
Dio eterna che, quando giunse la pienezza del tempo, ha ricevuto un
corpo umano dalla sua madre più santa Maria.
Qualcuno potrebbe dire
che il padre Justin si ripete quando parla di Cristo nelle sue opere.
Tuttavia, la sua ripetizione è il dialogo di un bambino con la sua cara
madre; la sua ripetizione è la ripetizione dell’amore: come quando
amiamo tanto qualcuno, ripetiamo più spesso le parole del nostro amore e
non lo annoierà mai per il ripetersi ad ogni momento e continuamente
delle stesse parole. Quindi, diciamo che il padre Justin non è diventato
seccante per il ripetere il nome del Signore Dio e la sua e la nostra
salvezza, per il riversare innanzi a Lui il proprio dispiacere e la sua
gioia, per l’offrire il suo amore come sacrificio fragrante e con esso,
il suo intero essere.
Perché il padre Justin
ha dato così spesso risalto alla persona del Dio-uomo Cristo? Poiché
diversamente più di molti nel nostro tempo, tranne il suo maestro il
vescovo Nikolai, lui ha ritenuto che tutta la cultura europea stia
scorrendo veloce verso un orribile vicolo cieco; che sta ritornando
all’antico politeismo e all’idolatria semplicemente trascurando,
dimenticando e bandendo da questo universo e dal cuore umano, la cultura
umana e la storia, a partire dalla vita della società umana, l’unico Dio
vero e l’uomo vero, l’unico vero Signore e Salvatore, l’unica Parola del
Dio eterno. Ha creduto ed attestato, come nessuno prima di lui fra di
noi, che la Parola di Dio, con il suo atto creativo e la sua
incarnazione, ha unito in sé il divino e l’essere umano; che egli è il
vero Dio ed il vero uomo; che ha unito all’interno di sé tutti i mondi;
che è egli il primo e l’ultimo; che tutto conduce e scorre veloce verso
Lui e che tutto si sviluppa verso lui fino a che non raggiunga la
statura di Cristo – finché tutto ciò che esiste porti la sua pienezza,
finché tutto non realizzi la sua pienezza in Cristo il Dio-uomo.
Percependo quel pericolo spaventoso che oscura tutta la civiltà europea
a causa della lotta contro lo spirito di Cristo, continuamente propose e
sottolineò l’importanza dell’immagine di Cristo per la storia dell’uomo,
per il passato, per il presente, per il futuro.
Da questo posto in cui
sto levandomi in piedi, padre Justin, come un nuovo profeta Geremia, per
trent’anni trasmise messaggi alla sua gente e non soltanto alla sua
gente. Forse che quanto ha detto loro e ciò che ha predicato qui non era
sempre sufficientemente chiaro alle monache che qui hanno vissuto? Ciò è
meraviglioso. Mentre il padre Justin stava parlando loro, stava parlando
all’intera nazione, a tutta l’Europa ed all’intero mondo contemporaneo.
La sua parola non era mai una parola vuota, né la sua idea era
distruttiva. Questo è inoltre uno dei grandi doni che ha lasciato in
eredità al nostro pensiero teologico, animandolo ancora; questo è il
dono che ha dato in dote alla Scuola di Teologia, nel cui nome sto
presentando l’addio in questo momento. Il padre Justin non era un uomo
freddo, né nella parola, o nel pensiero, o nella vita. Tutto in lui era
ardente. Ecco perché ha chiamato la Dogmatica “La Filosofia Ortodossa
della Verità”. La Verità era per lui come la vita; ecco perché, quando
ha dato vita a un periodico (pubblicando uno dei migliori esistenti fra
noi prima della guerra), lo ha chiamato
Vita Cristiana.
Quindi, il padre Justin
ha diretto la sua parola ardente e ispirata da Dio da questo luogo verso
la nazione a cui è appartenuto e verso il mondo in cui ha vissuto. E
chiedo a voi, voi che qui siete riuniti per rendere i vostri ultimi
ossequi a questo santo uomo defunto e che mi state ascoltando: abbiamo
ascoltato la sua parola e sentito ed obbedito al suo messaggio? Siamo
rimasti sordi al suo messaggio e non rimarremo sordi e chiusi verso la
sua Bona Notizia? Ci accadrà forse di essere paragonati a coloro che
uccisero i profeti ed eressero loro i monumenti? Ciò che è accaduto al
Signore, che ha annunciato durante la sua intera vita, è stato ripetuto
a sua volta su di lui; quello che è accaduto ai discepoli ed ai martiri
del Signore; quello che è accaduto a san Giovanni Crisostomo, che il
padre Justin non amava a caso?
Abbiamo sentito la sua
parola e obbedito al suo messaggio ed imitato il suo esempio santo? Se
non abbiamo voluto ascoltare e capirlo, lui ci perdonerà con il grande
amore che lo ha ornato; ma la storia ed il futuro non li perdonerà. Se
noi non apriamo il nostro orecchio e il cuore in tempo al messaggio di
questo santo uomo, di questo santo messaggero della Buona Notizia
dell’eterna verità di Cristo Dio-uomo, allora non solo noi non saremo
degni di padre Justin, ma indegni anche dei più grandi elementi portanti
e creatori della storia del popolo a cui apparteniamo.
Caro padre Justin, vi
stiamo inviando oggi al riposo eterno. Qui su questa terra, sembra che
siate stato la “daina nel paradiso perduto”, la daina che avevate detto
era il senso di dispiacere dell’universo. Vi stiamo dicendo addio e
rimaniamo più poveri per la perdita di un santo. Ma voi state affidando
ed arricchendo la Serbia nel cielo, state andando dove è il vostro
Signore, che avete servito fedelmente, dove sono i suoi apostoli e tutti
santi discendenti del nostro popolo e dove sono tutti i santi. Vedendola
andar via al cielo, nel nostro dispiacere per lei e per noi, invochiamo
la vostra intercessione: La accolga il vecchio Simeone il Mirovlita e lo
implori di perdonarci per la custodia dei santi confini delle terre
serbe, il loro confine e fondamento spirituale. La accolga san Sava, suo
figlio, il fondatore della nostra nazione e della nostra cultura e gli
dica che non ci stiamo illuminando con la sua illuminazione e che non
abbiamo preservato dallo strappo la tunica della sua Chiesa. I soldati
romani hanno gettato i dadi per non strappare la tunica senza cuciture
del Signore, mentre, sembra che noi siamo peggiori dei soldati romani.
Porti il nostro saluto anche al grande-martire del Kosovo, Lazar e gli
dica che la lampada della fede sta andando via dal suo Kosovo. Dia i
saluti a san Vasilije, l’operatore di meraviglie di Ostrog, che
visitavate e davanti al quale e con il quale avete pianto sulla vostra
gente. Insieme a lui, porgete inoltre i saluti a san Pietro, il martire
di Cetinje. Dica loro ciò che già sanno: che la loro gente, per la quale
si sono sacrificati, sta spegnendo la lampada della fede nel loro
Crna Gora [Montenegro]. Dica loro inoltre, padre santo, che ci sono
chiese da essi costruite e per le quali hanno dato le loro vite che sono
state trasformate in fienili per bestiame; che ci sono persino chiese
profanate! Dica loro che inoltre le tombe di coloro che sono caduti per
la Croce preziosa e la dorata libertà, sono state dissacrate e su di
esse non c’è nessuno che accenda una candela. Dica alla Serbia santa nel
cielo inoltre ciò che è più terribile di tutto, per cui vi siete
addolorato e avete sofferto profondamente, irrigando questa terra santa
con lacrime sante: dica loro che nei bambini serbi la fede santa sta
svanendo! che stanno uccidendo Dio nelle nostre scuole! San Sava, il
loro fondatore [delle scuole] viene gettato fuori dalle nostre scuole!
Ci riverisca tutti loro, padre Justin, ed insieme a loro chieda al
Signore di perdonarci, dato che sappiamo quello che non facciamo! Avete
combattuto la buona battaglia e la vostra corsa è finita! Se c’è
qualcuno tra coloro che è passato e vissuto su questa terra che può
ripetere queste parole dell’apostolo, certamente quello siete voi: “Ho
combattuto la buona battaglia ed ho terminato la corsa!”.
Perciò, aiutateci con
le vostre preghiere sante e con la vostra intercessione prima che il
Signore si assida sul suo trono (del giudizio), così che possiamo
pentirci, capire e adempiere il vostro testamento ed il vostro
messaggio, che possiamo imitare la vostra vita, che possiamo essere
messaggeri della vostra fede e dei vostri insegnamenti, che possiamo
ritornare a camminare ancora sulle vie di san Sava e di san Simeon
Nemanja, del santo martire Lazar del Kosovo, di san Pietro di Cetinje e
dell’operatore di meraviglie Vasilje di Ostrog e sulle vie di tutti i
santi uomini di Dio! Pregate il Signore per noi! Pregate il Signore per
l’intero mondo e per questa nazione: per trovare la stessa strada, come
l’avete trovata voi; per trovare ancora lo stesso spirito, come voi
avete trovato il vostro spirito; per riscoprire il cuore dello stesso
cuore, il Dio-uomo Cristo, come lo avete riscoperto voi! Affinché
allora, insieme a voi, possiamo glorificare il Padre, il Figlio e il
Santo Spirito, ora e nei secoli dei secoli. Amìn!
Tratto
da:
“Eulogy
in memory of Fr. Justin (Popovich) by Hieromonk [now Metropolitan]
Amfilohije (Radovic)”
originariamente apparso in
Orthodox Life, vol. 31,
no. 2 (March-April, 1981), pp. 26-30.
Fonte:
http://www.mitropolija.cg.yu/aktuelno/saopstenja/eulogy.html
Traduzione di E. M.,
gennaio 2009
N.B. Tradizione Cristiana: si
ringrazia vivamente la libreria
“Perivoli
tis Panaghias”
(Prasakaki 9, Thessaloniki) per la sua benevolenza e sollecitudine ad aver messo a disposizione
del Sito la foto della dormizione di padre Popovic.
Immagine:
http://sr.wikipedia.org/sr-el/%D0%88%D1%83%D1%81%D1%82%D0%B8%D0%BD_%D0%9F%D0%BE%D0%BF%D0%BE%D0%B2%D0%B8%D1%9B
*
La
citazione di apertura non fa parte di questo articolo ma è
ripresa da:
“Ecumenism
Marches On: The World Council of Churches: A Visible Expression
of the
Una Sancta?”.
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