lunedì 18 novembre 2013

Salmo 4 “Quando ti chiamo, rispondimi, Dio, mia giustizia”

1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide.
2 Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
3 Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore,
amerete cose vane e cercherete la menzogna?
4 Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
5 Tremate e più non peccate,
nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.
6 Offrite sacrifici legittimi
e confidate nel Signore.
7 Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
8 Hai messo più gioia nel mio cuore
di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza.
9 In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.



Un’atmosfera di pace e di serenità avvolge questo carme notturno dominato dalla fiducia in Dio: “In pace mi corico e subito mi addormento” (v. 9). L’orante è un testimone privilegiato dell’amore di Dio e il suo messaggio di fiducia passa intatto anche attraverso il freddo e l’oscurità della notte. Infatti nel Salmo c’è una venatura di angoscia, rappresentata dal segno della notte, ma essa ha lo scopo di far risaltare più nitidamente la gioia della fiducia. Il carme si sviluppa in tre movimenti.
1. L’avvio del Salmo (v. 2) ha la tonalità di una lamentazione. Due sono gli interlocutori: l’io del salmista e Dio “mia giustizia”, espressione che nel linguaggio biblico significa salvezza, offerta di liberazione e di speranza. Le angosce da cui l’orante si sente liberato, sono paragonate a un carcere entro cui l’uomo si sente rinchiuso. Dio spalanca davanti al perseguitato un orizzonte luminoso di felicità, eco della gioiosa libertà nomade delle origini di Israele.
2. Il messaggio centrale del Salmo (vv. 3-7) è un vigoroso appello a optare per Dio, abbandonandosi al suo progetto e al suo amore, vincendo ogni tentazione di sfiducia.
L’appello dell’orante ai suoi interlocutori è segnato da sette imperativi: “Sappiate… tremate…” (vv. 4-6). Essi vengono ammoniti a distaccarsi dalle “cose vane” e dalla “menzogna”. Il salmista invita i suoi interlocutori a “non peccare” (vv, 5-7) e a riflettere compiendo un esame di coscienza nel segreto della notte quando si è sul “letto”. Nella calma della notte l’uomo scopre con terrore il suo peccato, ma attraverso il pentimento arriva alla conversione e ritrova la serenità dello spirito.
3. A questo punto l’orante chiude il suo carme con un finale maestoso: “Hai messo più gioia nel mio cuore…” (vv. 8-9) nel quale ci offre quasi un profilo autobiografico: una vita serena e felice, deposta nelle mani del Signore. La notte scende ma il cuore è colmo di gioia e di speranza e attende lo schiudersi di una nuova giornata. La gioia e la pace sono i due sentimenti che reggono questa strofa. Essi sono misurati su simboli di tipo agricolo: vino e frumento, che sono i segni del benessere e della pace. Nella Bibbia insieme all’ulivo, sono quasi, i frutti nazionali. Il Salmo si chiude su un notturno molto delicato, dominato dall’immagine del sonno, segno del riposo ma anche, nella simbologia biblica, della rivelazione divina (il sogno).


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