Capitolo XVIII - L'ordine dei salmi nelle ore del giorno
Estratto da “LA BIBBIA” – Oscar Mondadori
IL CONTENUTO
Il Salterio si
presenta suddiviso in cinque libri scanditi da una dossologia finale; il Quinto
libro è concluso da una piccola collezione di Salmi (dal 146 al 150), detti
alleluyatici perché hanno come titolo l'espressione «Lodate il Signore» (halelûyah), che
fungono da dossologia conclusiva non solo del Quinto libro ma dell'intero
Salterio (dal greco psaltérion, lo strumento a corde che
accompagnava i Salmi).
Questa antica
suddivisione, risalente almeno al Il secolo a.C. ma probabilmente più antica,
riproduce la suddivisione in cinque libri della Torah (Genesi, Esodo,
Levitico, Numeri, Deuteronomio) e sottolinea l'autorevolezza dei
Salterio: anch'esso è una Torah! La dossologia finale di ciascun libro si
accompagna a una beatitudine che troviamo all'interno di ognuno dei Salmi che
chiudono i cinque libri: 41,2; 72,17; 89,16; 106,3; 146,5 (all'inizio della
collezione alleluyatica conclusiva dei Salterio). Il doppio registro della
«beatitudine dell'uomo» e della «lode di Dio» scandisce così ciascuno dei libri
dei Salterio. Ma si può dire di più: visto che i Salmi 1 e 2 costituiscono il
«prologo» dell'intero Salterio e sono racchiusi dal concetto della beatitudine
dell'uomo (1,1; 2,12), e visto che i Salmi 146-150, che costituiscono l'epilogo
laudativo del Salterio, sono interamente pervasi dalla lode di Dio, è l'intero
libro dei Salterio a essere racchiuso - secondo un tipico procedimento
stilistico della letteratura ebraica detto «inclusione» -dal doppio registro
della beatitudine dell'uomo e della lode di Dio. li Salterio è cosi un libro
dell'uomo e di Dio, un libro teandrico, che indica all'uomo la via della
felicità affermando che questa si compie nella lode di Dio: nei Salmi 146-150 (151 per i cristiani ortodossi) la radice hll, «lodare», ricorre ben 31 volte e il Salmo 145,
che di fatto è l'ultimo del corpo del Salterio - essendo i Salmi 146-150
l'epilogo - è, come recita la sua soprascritta al versetto 1, una «lode», una tehillâ.
La testimonianza
di un popolo che sapeva pregare. Il Salterio è forse il libro biblico più
particolare. Si tratta di una raccolta di 150 ( 151 per il testo ortodosso) componimenti poetico-religiosi,
differenti per autore, data di composizione, ambiente di origine, tonalità
letteraria, lunghezza, modalità di composizione. Accanto al brevissimo Salmo
117 con i suoi due soli versetti, vi è il maestoso Salmo 119 composto da ben
176 versetti. Vi sono Salmi «studiati a tavolino», redatti da capo a fondo con
l'elaborato ricorso ad artifici letterari raffinati, come il già ricordato 119;
altri, invece, mostrano le tracce e il peso della storia nella stratificazione
letteraria di cui sono portatori, come il Salmo 68, costituito da un nucleo originario
antichissimo che celebrava una vittoria militare all'epoca dei giudici, da una
successiva «rilettura» che lo ha adattato al tempo della monarchia di Giuda, e
infine dall'intervento con glosse e ampliamenti di una terza «mano» nell'epoca
postesilica. Tutto ciò rende impossibile parlare di una teologia dei Salmi
compatta e unitaria.
Tuttavia tali
componimenti hanno in comune il fatto di essere preghiere, di essere le parole
che hanno retto il dialogo fra Israele e il suo Dio. È con questa prospettiva particolare
che essi si collocano all'interno della struttura teologica centrale con cui
Israele ha letto il proprio rapporto con Jhwh: «l'alleanza». I Salmi
costituiscono la risposta di Israele alla parola di Dio, al suo intervento
nella storia: essi sono «preghiere», e la «teologia del Salterio», se cosi si
può dire, è essenzialmente una teologia della preghiera biblica. Questa
preghiera conosce una grande quantità di inflessioni e modulazioni, parallela
all'estrema diversità delle situazioni esistenziali e storiche: il Salterio è
preghiera nella vita e nella storia, anzi, è storia e vita messe in preghiera.
Esso può dunque essere giustamente considerato la migliore «Scuola di
preghiera» in quanto tende a unificare vita e preghiera, storia e preghiera: esso
insegna che «la preghiera è vivere alla presenza di Dio». Anche in una
prospettiva cristiana, la quale ha al suo centro l'incarnazione e individua la
storia e il mondo come il luogo della risposta a Dio, essi restano la preghiera
per eccellenza: la Liturgia delle ore, vale a dire la preghiera ufficiale della
chiesa, è intessuta essenzialmente di Salmi e afferma la sostanziale
irrinunciabilità dei Salmi per la chiesa. E non sarebbe difficile mostrare come
le grandi tematiche che attraversano la preghiera salmica (la confessione del
nome salvifico di Dio, il riconoscimento della fraternità che lega i credenti
nel Signore, la preghiera per l'avvento dei suo Regno, la confessione di
peccato e la richiesta di perdono ecc.) sfociano quasi come in un compendio nella
preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli, il Padre nostro (cf.
E. Beaucamp, Israël en prière. Dès Psaumes au Notre Père, Cerf, Paris 1985). Né si deve dimenticare che i Salmi, essendo pregati in tutte le
confessioni cristiane, sono preghiera «ecumenica» per eccellenza.
I Salmi sono lode
di Dio. I Salmi attestano che i due polmoni della
preghiera biblica sono «la supplica» e «la lode». O forse, meglio, la lode e la
supplica. Infatti, la lode costituisce l'orizzonte inglobante di tutta la
preghiera di Israele. «La lode non è soltanto una "forma letteraria"
all'interno del Salterio; la lode di Dio risuona in tutti i Salmi ed è
pronunciata anche de profundis, dal profondo dell'angoscia.
Lodare Dio: questa è la peculiarità di Israele, poiché nella lode è espresso il
riconoscimento che il popolo di Dio è consapevole di essere "semplicemente
dipendente" dal suo Dio e, al tempo stesso, che deve se stesso e tutto ciò
che ha ricevuto e riceve alla bontà di Dio creatore. La lode è quindi la risposta
tipica di Israele» (H. J. Kraus, Teologia dei Salmi, Paideia,
Brescia 1989, p. 109). La supplica implica sempre la lode (perché la lode è
anzitutto confessione di fede nel nome di Dio e questo è sempre presente nelle
suppliche, anche le più disperate, come invocazione del volto e dei nome che
solo può salvare) e la supplica tende sempre alla lode, com'è ben visibile nei
Salmi di supplica che terminano con tonalità di lode (cf. le due parti dei
Salmo 22, la prima sotto il segno dell'angoscia - versetti 2-22 -
e la seconda impregnata di gioia e di esultanza - versetti 23-32; si
veda anche l'espressione «ancora lo celebrerò! » dei levita esiliato che si
esprime con tono di lamento in Salmi 42-43). Così,
sebbene le suppliche siano il genere di preghiera più presente nel Salterio, si
comprende il nome di «Lodi» (Tehillîm) che la tradizione
ebraica ha attribuito all'insieme del libro. L'intersecarsi di questi diversi
registri di preghiera e di atteggiamenti davanti a Dio (domanda e
ringraziamento, lamento ed esultanza, grido angosciato e fiducia, lacrime e
risa) dice l'intrinsecità del rapporto fra lode e supplica: « Quando ho levato
il mio grido a lui, / la mia bocca già cantava la sua lode» (66,17).
I Salmi sono
preghiera personale e collettiva. L'interscambio
colto a proposito della lode e della supplica riguarda anche la dimensione
personale e collettiva della preghiera del Salterio. Spesso queste dimensioni
sono compresenti ìn uno stesso Salmo (cf. 22; 51; 130): a
volte forse perché l'orante è il re, dunque una personalità corporativa che
abbraccia in sé il destino del popolo, altre volte forse perché un Salmo
originariamente individuale è stato rimaneggiato in senso collettivo per meglio
adattarlo alla preghiera comunitaria. In ogni caso, al di là delle spiegazioni
di dettaglio, va rilevato che la dimensione teologica dell'alleanza implica una
intrinsecità fra «io» e «noi». Nei Salmi di ringraziamento l'orante invita i
presenti al tempio a unirsi alla sua lode nella piena coscienza che il
beneficio che il Signore gli ha procurato gli è stato ottenuto non grazie ai
propri meriti, ma alla propria appartenenza al popolo con cui Dio ha stretto
alleanza (cf. 34,4); la supplica dell'orante che invoca il
perdono dei proprio peccato in vista della propria restaurazione personale e
della propria riammissione alla presenza di Dio è seguita dall'invocazione a
Dio per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme e la ripresa del culto al
tempio (51,3-19 e 20-21). La stessa utilizzazione comunitaria e liturgica di
Salmi composti da un individuo fa sì che « io » del singolo e «io» di Israele
si collochino in situazione di circolarità e non di esclusione. In ogni caso,
il fatto che le preghiere contenute nel Salterio siano destinate a essere
cantate e musicate indica che esse trovavano nella liturgia il loro luogo di
destinazione. La qual cosa non ha impedito che divenissero testi usati anche
nella pietà personale. Il Salterio tuttavia lascia trasparire numerose
situazioni liturgiche, rituali e cultuali in cui venivano utilizzati i Salmi:
processioni (48,13-15; 68,25-26; 118,26-27), pellegrinaggi (84; la collezione
dei 15 Canti delle salite, espressione presente nelle soprascritte dei Salmi
120-134), sacrifici (50,23; 66,13-15; 116,17 ecc.), liturgie di ingresso al
tempio (15; 24), benedizioni sacerdotali (115,14-15; 118,26; 128,5; 134,3), oracoli
(12,6; 60,8-10; 81,7-17).
I Salmi sono
musica e gestualità. Il riferimento a numerosi strumenti
musicali (cf. 150,3-5) mostra l'estrema vivezza di queste liturgie: strumenti a
corda (arpa, lira, cetra), fiati (flauti, liuti, oboe), corni (sia naturali che
artificiali, cioè di bronzo o rame o argento), e poi cimbali, tamburi,
campanelle... Ma lo strumento per eccellenza della preghiera salmica, e biblica
in genere, è il corpo: «Il fragile strumento della preghiera, l'arpa più
sensibile, il più esile ostacolo alla malvagità umana, tale è il corpo. Sembra
che per il salmista tutto si giochi là, nel corpo. Non che sia indifferente
all'anima, ma al contrario perché l'anima non si esprime e non traspare se non
nel corpo. Il Salterio è la preghiera del corpo. Anche la meditazione vi si
esteriorizza prendendo il nome di "mormorio", "sussurro".
Il corpo è il luogo dell'anima e dunque la preghiera traversa tutto ciò che si
produce nel corpo. È il corpo stesso che prega: "Tutte le mie ossa
diranno: Chi è come te, Signore?" » (P. Beauchamp, « La prière à l'école des Psaumes », in O. Odelain - R.
Séguineau, Concordance de la Bible. Les Psaumes, Desclée de
Brouwer, Paris 1980, P. XVII). Ecco dunque che
il corpo si esprime nella preghiera inginocchiandosi (95,6), levando in alto le
mani (141,2), protendendo in avanti le mani (143,6), sciogliendo le membra in
danze (149,3), battendo le mani (47,2), prostrandosi faccia a terra (29,2),
alzando gli occhi verso l'alto in segno di supplica (123) ecc. È cosi che i
Salmi strappano la preghiera ai rischi di cerebralità e la presentano come
linguaggio globale, di tutto l'uomo.
I Salmi sono
poesia. Questa totalità di espressione dell'uomo
trova la sua più adeguata manifestazione nella forma poetica: non bisogna
dimenticare che i Salmi sono poesia e che pertanto la musicalità e il ritmo, le
assonanze e le allitterazioni, cosi come tutti gli altri elementi stilistici
della poetica ebraica che compongono la trama dei Salmi, sono essenziali per
penetrarli, o meglio, per lasciarsene penetrare. Senza addentrarsi nella grande
ricchezza della poetica ebraica, basti qui ricordare che la regola fondamentale
della poesia ebraica si basa sul fatto che la lingua ebraica è accentuale,
regolata dall'accento tonico distribuito fra pause e cesure. Ogni parola ha un
accento su cui cade il tono della voce nel canto o nella recitazione, e il
ritmo si adatta al carattere proprio di ciascun Salmo: i Salmi sapienziali,
meditativi, avranno più frequentemente un ritmo pacato e disteso di 3+3 accenti
(per esempio 1); le suppliche hanno spesso il ritmo detto qinâ («lamento»),
un ritmo strozzato di 3+2 accenti che riproduce il parlare sincopato di chi è
preso da singhiozzi e pianto (42-43). Tuttavia molti Salmi non presentano
affatto una regolare struttura ritmica o per la lunga e stratificata storia
letteraria che li ha prodotti, o per le corruzioni e lacune che si possono
essere prodotte nel corso della tradizione manoscritta.
Altra regola
essenziale della poesia ebraica è quella del «parallelismo»: un concetto è
ripetuto una o più volte con parole diverse, con espressioni variate, per
ottenere lo scopo di una adeguata interiorizzazione. I Salmi delle salite
(120-134), tutti databili all'epoca postesilica - eccetto il Salmo 132, di
origine più antica - sono redatti facendo ricorso al procedimento della
«ripetizione»: una stessa parola o espressione è ripetuta più volte per aiutare
la memorizzazione del testo, tra l'altro sempre molto breve (tranne, ancora, il
Salmo 132). Si trattava infatti di componimenti che dovevano essere recitati
durante il pellegrinaggio a Sion (detto «la salita», poiché a Gerusalemme, data
la sua collocazione geografica, «si sale»: cf.Vangelo secondo Marco
10,33), e dunque dovevano essere semplici, adatti a tutti i livelli della
popolazione, e facilmente memorizzabili.
Al «parallelismo
sinonimico» (6,2) si affianca il «parallelismo antitetico», in cui un'idea è
rafforzata dal suo contrario: «Gli uni contano sui carri, gli altri sui
cavalli; / noi invochiamo il nome di Jhwh nostro Dio; / quelli si piegano e
cadono, / noi restiamo in piedi e siamo saldi» (20,8-9).
Il «
parallelismo sintetico » si riferisce a un concetto che, espresso nel primo
membro di un versetto, viene completato dal secondo: « La volontà del Signore è
luminosa / dà trasparenza allo sguardo » (1 9,9cd).
Il «parallelismo
ascendente» mostra il continuo e progressivo accrescimento dell'idea fondamentale
espressa: «Riconoscete a Jhwh, figli di Dio, / riconoscete a Jhwh gloria e
potenza / riconoscete a Jhwh la gloria del suo nome» (29,1-2a).
Preghiera di
tutto l'uomo, i Salmi rivelano la grande quantità di linguaggi che può
esprimere la relazione con il Signore. Il sussurro, il brusio sommesso della
meditazione (1,2), i singhiozzi e le lacrime del pianto del supplice (6,7-8;
56,9), la protesta nei confronti di un agire di Dio che non si riesce a
comprendere («Perché, Signore?», 88,15), il silenzio (65,2), il grido e l'urlo
(22,6; 61,2; 69,4), l'invettiva (58; 83,10ss), il lamento (5,2), la riflessione
e il dialogo interiore (4,5; 42,6.12; 43,5; 73,16), il riso incontenibile della
gioia straripante (126,2). Ogni linguaggio rinvia a una situazione esistenziale
e storica che l'orante cerca di leggere davanti a Dio.
La molteplicità
di situazioni e di atteggiamenti espressa nei Salmi si riflette sulla variegata
gamma di generi letterari presenti nel Salterio che di seguito analizzeremo.
Occorre però dapprima premettere che in realtà molti Salmi presentano una tale
mescolanza di generi al loro interno che risulta quasi impossibile rinchiuderli
in una sola griglia. Così il 36 combina il registro sapienziale con quello
della supplica; il 52 contiene elementi sapienziali, ma anche i toni
dell'invettiva e della requisitoria, del lamento personale e del
ringraziamento; il 75 può essere annoverato tra i ringraziamenti, benché vi
emerga la tematica della regalità di Jhwh e presenta elementi
liturgico-profetici; il 95 e il 115 sembrano tradire un'origine liturgica senza
che sia possibile specificare il tipo di liturgia; il 125 unisce il tono della
supplica a quello della fiducia; il 126 è un Salmo di ringraziamento che
diviene lamentazione e supplica; il 129 vede coabitare in sé i toni della
supplica, della fiducia e del ringraziamento... E questo, che potrebbe essere
verificato su molti altri Salmi, da un lato dice la precarietà
dell'attribuzione di un Salmo a un determinato genere (mentre spesso si tratta
piuttosto di giudicare la preponderanza di un tono rispetto a un altro),
dall'altro attesta che i Salmi riflettono anzitutto la complessità e la non
linearità della vita e della storia più ancora che la regolarità ingessata di
forme e moduli letterari rigidi.
LA RECITA SETTIMANALE DEI SALMI
SECONDO LA REGOLA DI SAN BENEDETTO
(Cfr. cap. 8-20)
DOMENICA
|
LUNEDÌ
|
MARTEDÌ
|
MERCOLEDÌ
|
GIOVEDÌ
|
VENERDÌ
|
SABATO
|
Uffici notturni: ogni giorno il salmo 3 e il salmo 94
| ||||||
20 26
21 27
22 28
23 29
24 30
25 31
|
32 44
33 39
34 40
35 41
36 43
37 44
|
45 52
46 53
47 54
48 55
49 57
51 58
|
59 68/1
60 68/2
61 69
65 70
67/1 71
67/2 72
|
73 79
74 80
76 81/1
77/1 82
77/2 83
78 84
|
85 95
86 96
88/1 97
88/2 98
92 99
93 100
|
101 105/1
102 105/2
103/1 106/1
103/2 106/2
104/1 107
104/2 108
|
Lodi: ogni giorno il salmo 66
| ||||||
50
117
62
cant.
148-150
|
50
5
35
cant.
148-150
|
50
42
56
cant.
148-150
|
50
63
64
cant.
148-150
|
50
87
88
cant.
148-150
|
50
75
91
cant.
148-150
|
50
142
cant./1
cant./2
148-150
|
Prima
| ||||||
118, 1-4
|
1, 2, 6
|
7, 8, 9/1
|
9/2, 10, 11
|
12, 13, 14
|
15, 16, 17.1
|
17.2, 18, 19
|
Terza
| ||||||
118-5/7
|
118/14
|
119-121
|
119-121
|
119-121
|
119-121
|
119-121
|
Sesta
| ||||||
118/8-10
|
118/17-19
|
122-124
|
122-124
|
122-124
|
122-124
|
122-124
|
Nona
| ||||||
118/11-13
|
118/20-22
|
125-127
|
125-127
|
125-127
|
125-127
|
125-127
|
Vespri
| ||||||
109
110
111
112
|
113
114
115-116
128
|
129
130
131
132
|
134
135
136
137
|
138/1
138/2
139
140
|
141
143/1
143/2
144/1
|
144/2
145
146
147
|
Compieta
| ||||||
4, 90, 133
|
4, 90, 133
|
4, 90, 133
|
4, 90, 133
|
4, 90, 133
|
4, 90, 133
|
4, 90, 133
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