Domanda:
Padre Petru, la maggior parte delle ectenie nelle nostre funzioni si conclude con una richiesta alla Madre di Dio, dopo la quale il coro canta "Santissima Madre di Dio, abbi misericordia di noi" ("Preasfântă Născătoare de Dumnezeu, miluieşte-ne pe noi"), oppure "Santissima Madre di Dio, salvaci" ("Preasfântă Născătoare de Dumnezeu, mântuieşte-ne pe noi"). Quale versione è corretta? E perché si canta questo versetto ?
Risposta:
Come ha notato lei stesso, le ectenie liturgiche (a parte quelle "intense" o "triplici") si concludono con questa richiesta:
Facendo memoria della tuttasanta, purissima, più che benedetta, gloriosa Sovrana nostra Madre di Dio e semprevergine Maria insieme con tutti i santi, affidiamo noi stessi e gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio.
1. Penso che sarebbe utile spiegare prima le parole sottolineate:
a) il verbo "fare memoria" - "menzionare" - è al gerundio (μνημονεύσαντες) e non al congiuntivo, come indicato nelle recenti edizioni del Liturghier romeno ("să o pomenim"). Questa modifica della forma del verbo è stata fatta quando la richiesta è stata suddivisa in due richieste separate, per cantare il versetto: Santissima Madre di Dio, salvaci. Il punto stesso della suddivisione di questa richiesta nella Chiesa ortodossa romena non è il più adatto. Per esempio, nella "Chiesa ortodossa macedone", la pausa si fa dopo la parola "Maria" quando si canta il rispettivo versetto, poi si continua la richiesta, e il verbo "facendo memoria" rende comprensibile il resto della richiesta: "noi stessi...".
b) in greco abbiamo il termine ενδόξου, che si potrebbe tradurre più accuratamente entro-glorificata, cioè colei che è entrata nella gloria di Dio (non avendo la gloria di per se stessa) , motivo per cui abbiamo la costruzione εν + δόξου . La sostituzione di questa parola in romeno con "mărit[a]" (da "mărire", o "magnificazione") non è corretta né filologicamente né teologicamente, ed è per questo che io preferisco il termine più antico e più accurato.
2. Il versetto "Santissima Madre di Dio, salvaci" è apparso negli ultimi due o tre secoli nella tradizione monastica athonita come un mormorio recitativo durante la petizione diaconale, ma senza interrompere il testo dell'ectenia e senza che il versetto fosse registrato per iscritto. Gli athoniti praticano la recitazione di alcuni versi simili anche durante altre preghiere. Per esempio, quando il diacono / sacerdote recita la preghiera della Litia "Salva, o Dio, il tuo popolo...", in cui è menzionata la Madre di Dio e anche molti santi, il coro mormora in concomitanza con le commemorazioni: "Per le sue sante preghiere, o Cristo Dio, abbi misericordia di noi e salvaci" (più volte). Ma tutti questi versetti sono in realtà delle improvvisazioni che non sono scritte nei libri e non possono diventare obbligatorie. Ecco perché, anche nel caso dell'ectenia, l'originale greco e tutte le traduzioni non hanno né l'ectenia suddivisa né il versetto indicato. Nessuna traduzione romena antica contiene questo versetto, ma solo quelle del XX secolo (con alcune eccezioni). Quindi sarebbe litanie più corretto che l'ectenia sia recitata in modo unitario, senza suddivisioni, e sullo sfondo della sua recitazione, il popolo/coro, a voce molto bassa, canti il versetto di cui sopra. Ma ancor più corretto sarebbe che la Chiesa ortodossa romena tornasse alla vecchia tradizione di non cantare nulla durante questa richiesta per sottolinearne l'unità e la finalità.
3. L'attuale redazione romena del versetto: abbi misericordia di noi invece di salvaci, è sbagliata. Una richiesta di salvezza rivolta alla Vergine Maria non deve essere intesa in senso giuridico o come afferma il teologumeno cattolico romano, che la che la Madre di Dio sarebbe "corredentrice" con Cristo. La salvezza, come la Chiesa ortodossa ha sempre insegnato, e come è evidente dal termine greco σωτηρία, deve essere intesa come liberazione, difesa, aiuto, guarigione, ecc. - Cose che non è inopportuno chiedere anche alla Madre di Dio. Pertanto gli inni ortodossi sono pieni di queste espressioni in cui la Madre di Dio è chiamata in aiuto per "salvarci dalle necessità / dai pericoli" . E al contrario, è sbagliato chiedere la misericordia alla Madre di Dio, dato che l'unica fonte di misericordia è Dio. La Madre di Dio ha "beneficiato" della misericordia di Dio, la misericordia è qui quasi sinonimo di grazia (e non di "indulgenza" o "compassione" che uno può provare verso qualcun altro, come si intende nel linguaggio comune). Alcuni teologi della Chiesa ortodossa romena, comprendendo il termine "salvezza" in termini legali e scolastici, hanno cambiato (nel XX secolo) Santissima Madre di Dio, salvaci con ...abbi misericordia di noi. Tutti gli altri ortodossi hanno mantenuto la prima variante del versetto, solo che la maggioranza lo usa solo nei Canoni e nelle Paraclisi, non durante le ectenie.
Per superare le interpretazioni tendenziose di questi termini, forse sarebbe meglio dire da ora in poi: "Santissima Madre di Dio, liberaci/aiutaci" ("Preasfântă Născătoare de Dumnezeu, izbăveşte-ne/ajută-ne pe noi"), oppure utilizzare la variante con cui ci rivolgiamo anche ai santi: "Santissima Madre di Dio, prega per noi" ("Preasfântă Născătoare de Dumnezeu, roagă-te pentru noi"). Quest'ultima è più facilmente comprensibile e non lascia spazio a interpretazioni tendenziose o eretiche.
4. Il significato più diretto e più semplice di questa richiesta può essere formulato con la seguente parafrasi: Ricordando la Vergine Maria e tutti i santi, e con il loro esempio, ognuno di noi e tutti insieme offriamo la nostra vita a Cristo Dio. Quindi, come si vede, la richiesta non contiene una petizione rivolta alla Madre di Dio, ma noi siamo chiamati, avendo la Madre di Dio e tutti i santi come per esempio, a dare la nostra vita a Cristo. Questa interpretazione conferma ancora una volta l'inutilità di ogni versetto indirizzato alla Madre di Dio in questo momento. La chiesa ha abbastanza preghiere e inni rivolti a lei, e ciascuno di loro ha il proprio posto ben definito. Le esagerazioni in questo senso non significano maggiore pietà o venerazione portata alla Madre di Dio.
5. Finché la Chiesa ortodossa romena dichiara nel suo Statuto l'unità liturgica con le altre Chiese ortodosse (articolo 2.1) , nessun chierico della Chiesa ortodossa romena deve aver paura di recitare questa richiesta nell'ectenia (ed eventualmente la corretta traduzione del versetto) come si fa in tutte le Chiese ortodosse, e non come indicata nel Liturghier romeno, che è ancora pieno di errori. Il problema di questa richiesta esiste in Bessarabia (sempre per causa del Liturghierromeno), ma può essere risolta più facilmente, data l'appartenenza canonica alla Chiesa russa, che non ha nemmeno sentito parlare di tali innovazioni.
P.S. Spero, con tutto il cuore, che quanto scritto sopra non sia percepito come un attacco alla Chiesa ortodossa romena o una mancanza di devozione alla Madre di Dio, ma come un approccio scientifico a un testo liturgico che è diventato per noi problematico.
Ieromonaco Petru (Pruteanu), 2013/09/13 Pubblicato in: Parrocchia ortodossa san Massimo di Torino, traduzione dell'Igumeno Ambrogio (Cassinasco)
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