sabato 7 settembre 2013

Intervista a Vladimir Zelinskij, sacerdote ortodosso

Provengo dalla Chiesa Ortodossa Russa. Di queste ultime tre parole le prime due sono le più importanti poiché non esiste una differenza radicale fra le diverse Chiese ortodosse.Che cosa significa Ortodossia ?Significa fedeltà alla retta e giusta glorificazione di Dio - prima di tutto con la propria vita.







Potresti presentare sinteticamente gli aspetti principali dell'esperienza religiosa da cui provieni?
Provengo dalla Chiesa Ortodossa Russa. Di queste ultime tre parole le prime due sono le più importanti poiché non esiste una differenza radicale fra le diverse Chiese ortodosse. Che cosa significa Ortodossia? Significa fedeltà alla retta e giusta glorificazione di Dio - prima di tutto con la propria vita. È questa la traduzione letterale dal greco della parola “ortodossia”, che si appoggia sulla Santa Scrittura e la Sacra Tradizione. Il concetto di Tradizione come memoria sempre viva, quasi sparito dal cristianesimo occidentale, è ancora attualissimo per quello orientale. Cosa vuol dire Tradizione? E’ la comunione con il cammino dello Spirito che Egli ha fatto assieme agli uomini in questi 20 secoli di vita con Cristo. La Tradizione è l’eredità liturgica, dogmatica, canonica, morale, antropologica, soprattutto dei primi secoli dopo Cristo.
Qual è il tuo “ruolo” nel contesto spirituale di cui fai parte?
Sono parroco di una comunità ortodossa. Cerco anche di spiegare la mia fede. Scrivo in russo (mia madrelingua), italiano, francese, inglese. Alcuni dei miei testi italiani si possono trovare sul sito cattolico “Dimensione Speranza” (nella rubrica “Chiesa Ortodossa Russa”)
Quale via di realizzazione offre all’uomo la tua dottrina: qual è la meta e quali i mezzi per raggiungerla?
La domanda è formulata con termini che hanno un rapporto lontanissimo con il     pensiero proprio dell’Ortodossia. La realizzazione dell’uomo, la cosa più importante, non sta nel pieno sviluppo delle proprie facoltà naturali o nel potere in qualsiasi forma, ma nella vita in Cristo – che già durante questa esistenza terrena può varcare la soglia del Regno di Dio. Portiamo nascoste dentro di noi le primizie del Regno, ma bisogna scoprirle. So che questo linguaggio suona strano ed arcaico per il cristiano occidentale, il quale è sicuro, senza troppo pensarci sopra, che la salvezza è garantita ad ogni uomo per la semplice virtù di essere concepito. Tutto il resto non importa; il Nonno celeste perdonerà tutto.
Cos’è bene e cos’è male?
Una domanda globale. La risposta sarà dello stesso genere: Il bene è vivere secondo la volontà del Signore, il male è ubbidire alla volontà del diavolo. E tante altre cose. In primo luogo, la sofferenza degli innocenti.
Cosa pensi del testamento biologico?
Non posso rispondere per tutti, rispondo solo per coloro che sono i cristiani. Se per “testamento biologico” si intende la morte dolce e volontaria, cioè un suicidio benedetto anche dalla Chiesa, questa benedizione sicuramente non sarà la mia. Il cristiano deve saper accettare anche una morte molto amara, perché nessun uomo deve “sdegnare la correzione dell’Onnipotente” (Giobbe, 5:17). Non conosciamo le vie della Provvidenza; il dolore in questa vita, forse, ci libera dalle dure prove nell’altra. Ma c’è un altro motivo, non moralistico, ma spirituale. La maggior parte della gente, anche credente, per tutta la vita non ha tempo per ascoltare il Signore. Nel coma l’uomo non ha parola, non ha voglia, non ha il suo “ego” da realizzare. Il suo essere ormai è aperto, disarmato, privo di tutto e il Signore, finalmente, può parlare con lui. Ho letto a riguardo le testimonianze di persone che sono uscite dalla morte clinica.
Qual è il tuo punto di vista sui diversi orientamenti sessuali?
Dobbiamo precisare il contesto di questa domanda. Essa è rivolta a un rappresentante della Chiesa che vive una forte componente ascetica, che segue la Quaresima come digiuno abbastanza severo (ce ne sono 4 durante l’anno liturgico), che considera il rapporto sessuale fra marito e moglie, anche legittimamente sposati in Chiesa, durante tale periodo come peccato e non ammette alla comunione in qualsiasi giorno dell’anno i coniugi qualora essi abbiano avuto il rapporto matrimoniale la notte prima, ecc. Tutto questo esiste non per qualche masochismo, ma per limitare il potere della carne sullo spirito. Se non sbaglio, norme simili (che hanno radici apostoliche) erano in vigore anche nella Chiesa Cattolica non meno di cento anni fa, ma dopo sono state semplicemente “superate” o dimenticate. A partire da questo contesto posso rispondere solo con una domanda: siamo davvero così importanti per buttare via la Tradizione di 2000 anni o per cambiare la Parola di Dio che non ammette alcuna ambiguità nei confronti dei “diversi orientamenti sessuali”? Immagino a stento un cristiano serio che possa ritenere che la fornicazione di qualsiasi orientamento sia un suo sacrosanto diritto davanti a Dio. La posizione Ortodossa è chiarissima: “va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 3,11).
Come vi rapportate ai non credenti e agli esponenti delle altre religioni?
Personalmente, partecipo al movimento ecumenico, a volta anche al dialogo interreligioso. Credo che ogni essere umano sia stato creato ad immagine di Dio e che la luce vera illumina segretamente ogni uomo che viene nel mondo. Ogni uomo/donna è degno/a di essere ascoltato/a, capito/a, amato/a.
Qual è la condizione spirituale dell’uomo di oggi?
La condizione dell’uomo di oggi, secondo me, non è molto diversa da quella dell’uomo di  sempre. Egli è sempre straziato fra due scelte: quella di Dio e quella della tentazione antica: “essere come Dio”.”Essere come Dio” vuol dire diventare il centro del mondo, mettere l’universo nel proprio ego e come conseguenza ne deriva il consumo sfrenato di tutto ciò che il mondo può dare: il potere, tutti i piacere del corpo, diventare l’idolo di se stesso ed il padrone della creazione. Tutto questo totalitarismo biologico di cui siamo minacciati (soprattutto con gli esperimenti sulle cellule staminali, l’eventuale cambiamento del codice genetico - vale a dire con l’intromissione nel mistero della creazione) corrisponde esattamente al desiderio del vecchio Adamo.
Cosa pensi della crisi economica globale che ci sta affliggendo?
La crisi economica è una delle tante malattie della società umana. Bisogna accettarla come qualsiasi malattia: è la correzione del Signore. E’ chiaro che il capitalismo, in cui viviamo, costruito sull’egoismo e sul potere del denaro, non sia un sistema sano. La crisi ci manda un avvertimento spirituale. Bisogna capirlo. Devo dire subito, però, che il sistema basato sull’utopia comunista, nel quale ho vissuto la maggiore parte della mia vita, è molto, molto peggio. Come per l’economia, così per la dignità umana. Conosco ambedue i sistemi dall’interno e so quello che dico.
Cosa pensi della chiesa cattolica e del suo operato in Italia?
Stimo molto la Chiesa cattolica per il suo sforzo di evangelizzazione, per il sacrificio di tanti giovani uomini e donne che scelgono di seguire Dio nel celibato, nella povertà, nel servizio al prossimo e per tante altre cose. Ma il cattolicesimo, a mio avviso, soprattutto in Italia, in un certo senso è caduto nella trappola che si era preparato da se stesso. Questa trappola si chiama il papismo. Non solo in senso dogmatico, ma proprio nel contesto della quotidianità, della mentalità popolare diffusa. La figura del papa, a volte, è percepita come se fosse lui l’unico inventore del cristianesimo, il responsabile per ogni minimo dettaglio. Ma se questo dettaglio non piace all’uomo d’oggi, è proprio il papa che per primo è chiamato in giudizio. Tante volte ho notato che il pontefice viene attaccato per parole che, infatti, non sono sue, ma appartengono al deposito millenario della fede cattolica. Trovo scandaloso, per esempio, la trappola del preservativo, in cui il papa è stato cacciato dai mass media. A mio avviso, il pastore supremo della Chiesa dovrebbe parlare di cose più spirituali e lasciare un po’ di libertà alla coscienza personale. Da un’altra parte, c’è da osservare che il sacramento della penitenza è molto indebolito nella Chiesa cattolica, ove ci si vergogna anche della parola “peccato” (almeno si cerca di evitarla, sostituendola con “i problemi”). Il papa, dunque, deve avere la funzione di padre spirituale di un miliardo di persone, dare indicazioni globali su tutto, piacere a tutti, avere la sua immagine in tutte le case e per le anime pie, ecc. Suppongo che non sia un compito facile per una persona così riservata, profonda ed introversa come Benedetto XVI.
Come vive la Chiesa Ortodossa la propria presenza in un Paese a maggioranza cattolica? Avete la possibilità di vivere liberamente la vostra fede e soprattutto sentite di essere ben accolti qui?
Prima di tutto ci sono diverse Chiese ortodosse che si trovano in comunione fra di loro: rumena, russa, greca, serba, ecc. In Italia, per quanto io sappia, ci sono almeno sei diocesi ortodosse canoniche con complessivamente 150-200 parrocchie. La più numerosa e ben impiantata è la Chiesa rumena. Questa nuova situazione che ha prodotto una veloce crescita delle comunità ortodosse in Italia (7-8 volte negli ultimi 15 anni) è la conseguenza della massiccia emigrazione dall’Europa dell’Est. In generale potrei dire che gli ortodossi sono accolti bene. La maggior parte di loro celebra in chiese cattoliche messe a disposizione gratuitamente dalla Chiesa cattolica. (Purtroppo, non è la mia situazione, ma il mio caso è un po’ particolare. Dopo nove anni a Brescia non ho ancora un mio spazio liturgico proprio). Certo, non abbiamo gli stessi diritti giuridici per i matrimoni, non possiamo insegnare nelle scuole, ma, forse, il tempo non è ancora maturo per questo.
Quale messaggio vorresti lasciare ai nostri lettori?
Deporre l’uomo vecchio (…), che si corrompe dietro le passioni ingannatrici (…) e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 22-24).


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