sabato 14 settembre 2013

Il silenzio

Tratto dal libro "Il testamento di Gesù" di Romano Guardini - Vita e Pensiero


( L'autore pone l'ipotesi di trovarsi in chiesa e si chiede se e perchè sia necessario il silenzio in un luogo sacro nel momento della preghiera. E' una mia nota personale non inclusa nel testo di Romano Guardini)
Che cosa significano questi momenti di silenzio? E che fare allora? Anzi cos'è in fondo, il silenzio?
Anzitutto, una cosa semplicissima: che ci sia proprio silenzio, e che non si parli, e che non sia dato di cogliere nessun rumore, nessun movimento, nessun fruscio di fogli, nessun colpo di tosse. Non vogliamo esagerare: gli uomini sono degli esseri viventi e si muovono, e un essere schiavo non sarebbe da preferirsi al disordine. Eppure silenzio è per l'appunto silenzio, e solo allora è silenzio quando positivamente lo si vuole.
Dipende dal valore che gli si dà: da qui dipende il godimento o il tedio che ci si prova. L'uno dice: " Non posso trattenere la tosse ". L'altro: " In ginocchio non ce la faccio ". Quando però assistono ad un concerto oppure a una conferenza che li affascina, soffocano ogni colpo di tosse, evitano la più lieve mossa, e nella sala regna quel silenzio che è, in fondo, la cosa più bella di tutte: il clima di chi sta in ascolto, dove prende risalto ciò che vi è di bello e di veramente importante... Così è: bisogna volere fermamente il silenzio, anche a prezzo di qualche sacrificio: allora lo si ha. Lo avete sperimentato una volta in tutto il suo valore? Non saprete più comprendere come se ne possa star senza.
Però il silenzio non dev'essere unicamente esteriore, come là dove nessuno parli e nessuno si muova. Tutto ciò, infatti, si può benissimo avere pure con il tumulto nell'animo. Reale silenzio importa che anche i pensieri, i sentimenti, il cuore siano in pace. Reale silenzio deve dominare lo spirito e penetrare sempre più nel profondo dell'animo, né alcuno mai seppe dire come sia possibile toccare un limite in questo campo, tanto sfugge a ogni misura il mondo interno.
Se poi si cerca di creare questo silenzio interiore, s'intravede subito che non è affare di un momento. Non basta quindi volerlo, ma lo si deve esercitare. A tale scopo i momenti più preziosi sono quelli che precedono immediatamente la celebrazione del sacrificio, in chiesa, e ciò, a sua volta, trae seco quest'altra esigenza: che si giunga in chiesa tanto per tempo d'avere realmente questi istanti di preparazione. E allora non girare oziosamente lo sguardo, non pensare ad oggetti futili, non sfogliare distrattamente un libro ma rientrare in se stesso e coltivare la pace interiore.
Meglio ancora, raccogliersi un po' già lungo il cammino verso la chiesa. Si va, infine, alla santa messa: nulla quindi di più naturale che lo stesso avviamento diventi esercizio di raccoglimento; in certo qual modo, un'introduzione che preluda alle cose venture.
E perché la cura del sacro silenzio interiore non potrebbe iniziarsi con la stessa vigilia, come suggerisce la liturgia, attribuendo la sera del sabato al giorno domenicale? E' fuori di dubbio che se fino dai primi vesperi - per esempio in correlazione con una breve lettura corrispondente - si badasse a inserire una sobria pausa di raccoglimento, l'influsso sull'indomani non tarderebbe a farsi sentire.
Fino a questo punto si sono descritti soltanto i caratteri negativi del silenzio, ciò che il silenzio non è: non è esclusione pura e semplice di parole o di rumore. Ma silenzio non vuol dire esclusivamente che qualche cosa manchi - quasi mera lacuna tra discorsi o rumori - ma comporta pure un elemento positivo. Beninteso, bisogna anche saperlo sentire come tale. Sovente, nel corso di una conferenza o di una cerimonia o di una qualunque manifestazione pubblica, accade che si improvvisi una pausa. Allora si osserverà quasi immancabilmente che, subito, uno tossisce o si muove: sente il silenzio come un vuoto e vi pone un'azione qualunque. Il silenzio non era per lui nient'altro che una mancanza, un difetto, e suscitava in lui un senso di disordine o di disagio.
In realtà esso è un dato pieno e fecondo. E' la pace della vita interiore. E' il riposo dei valori più intimi. E' trepida presenza, dedizione, premura. Nulla di cupo nel silenzio, nessuna espressione di ignavia, nessun gravame d'indolenza. Tutto è vigile, tutto è pronto.
Abbiamo fatto parola di vigilanza. Ora ecco, proprio,qui, nella vigilanza, il segnacolo del silenzio che ci interessa: del silenzio al cospetto di Dio.
Cos'è una chiesa? Anzitutto, un fabbricato: pareti, volta, colonne, spazio. Tutto questo però costituisce sempre solo una parte di ciò che è propriamente una chiesa: costituisce il corpo della chiesa. Quando noi diciamo che la santa messa si svolge nella chiesa, a questo " nella chiesa " appartiene ancora qualche cosa d'altro che non siano semplicemente le pareti, la volta, le colonne, lo spazio: - appartiene cioè la comunità. Comunità non soltanto gente. Per il fatto materiale di varcare la soglia del tempio e di prendere posto nei banchi non si ha ancora una comunità, ma soltanto uno spazio con un numero più o meno elevato di fedeli. La comunità sorge quando i fedeli sono interiormente presenti, quando l'uno percepisce e vive la presenza spirituale dell'altro, e tutti entrano insieme nello spazio sacro, anzi addirittura lo pongono. Allora c'è comunità, e forma - con la costruzione esterna che la esprime - quella chiesa nella quale l'azione sacra si compie.
E' importante vedere chiaro in tutto questo.
Le chiese esteriori possono sfaldarsi e perire. Allora tutto dipende dal fatto se i fedeli sono capaci di formare comunità, di costituire chiesa là dove si trovano, anche se la materialità del posto è ancor tanto povera o abbandonata. Bisogna dunque che sia scoperta e provata questa resistenza della volta interiore.
Teniamo quindi il silenzio nel suo debito conto. Non è a caso che questo opuscolo prende le mosse da queste considerazioni sul silenzio. Siamo in tema di liturgia, ed ogni forma di vita liturgica, rettamente intesa, fluisce appunto dal silenzio. Senza il silenzio tutto in essa si scolora.
Di qui appare chiaro che non si tratta di qualche cosa di strano o di un vago estetismo. Se così si intendesse il silenzio - come un lusso - tutto sarebbe posto in ridicolo. Per noi si tratta di qualche cosa di molto serio, di molto importante e - purtroppo non lo si può negare - di molto negletto: del primo presupposto di ogni azione sacra.




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