domenica 28 luglio 2013

«SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI TU?» San Giovanni Crisostomo

Ultimati brillantemente i suoi studi e dopo di aver passato diversi anni nella solitudine, Giovanni Crisostomo (nato verso il 344) venne ordinato sacerdote ad Antiochia, sua città natale, nel 386. Rivelò subito una eccezionale forza di eloquenza. Nominato vescovo di Costantinopoli nel 398, dedicò tutto se stesso a correggere gli errori che si erano insinuati in quella Chiesa ed a sviluppare la fede dei suoi fedeli. /I suo messaggio, eco di tutta la Bibbia - sopprattutto di San Paolo e del Vangelo - apparve rivoluzionario a molti suoi contemporanei. Ed il coraggio con cui denunciò il lusso della corte imperiale gli procurò per due volte l'esilio. Relegato ai confini del Mar Nero, vi morì consunto nel 407.
Ciò che soprattutto ci attira la benevolenza dall'alto, è la carità verso il prossimo. Dopo tutto, è questo stato d'animo che Cristo esige da Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi?» Gli rispose: "Sì, Signore, tu lo sai che io ti amo". Gesù gli dice: "Pasci i miei agnelli» (Gv. 21, 15). Perché dunque, lasciando da parte gli altri apostoli, Gesù si rivolge a Pietro a proposito di questi ultimi? Il fatto è che Pietro era il primo fra gli apostoli, il loro portavoce, il capo del loro collegio, tanto che Paolo stesso un giorno andò a consultarlo direttamente, preferendolo agli altri. Per dimostrare a Pietro che doveva aver fiducia e che il suo rinnegamento era definitivamente cancellato, Gesù gli dà ora il primato fra i suoi fratelli. Egli non fa il minimo cenno al rinnegamento, perché non provi vergogna del passato. «Se tu mi ami, gli dice, sii alla testa dei tuoi fratelli, dimostrandomi ora quel fervente amore che mi hai sempre manifestato con tanta gioia. La vita che tu ti dicevi sul punto di donare per me, donai a per le mie pecore".
Richiesto una prima, poi una seconda volta, Pietro prende a testimone colui che conosce il segreto dei cuori. Richiesto una terza volta, si turba, ed è assalito dal timore. Si ricorda che, in passato, aveva avuto delle affermazioni energiche, però smentite in seguito dai fatti. Ed è per questo che ora cerca sostegno in Gesù. Tu sai tutto, gli dice, conosci tanto il futuro quanto il presente. Notate quanto è migliorato, come si è fatto più umile, come ha perso la sua 
arroganza ed il suo spirito di contraddizione! E' contristato al pensiero che la sua potrebbe essere soltanto una parvenza d'amore, non un sentimento reale. Se nel passato, egli dice a se stesso, sono stato sicuro di me e categorico nelle mie affermazioni, ora sono del tutto confuso e pieno di dubbi. Gesù lo interroga tre volte, e per tre volte gli dà il medesimo comando. Gli dimostra così quale valore attribuisca alla cura delle sue pecorelle, dal momento che ne fa la più grande prova d'amore nei suoi riguardi.
Dopo di avergli parlato di questo amore, Gesù predice a Pietro il martirio che lo aspetta. Gli dichiara in tal modo tutta la fiducia che ripone in lui. Per dare a noi un esempio di amore e per insegnarci il modo migliore di amarlo, dice: Quando eri più giovane, ti cingevi da te andavi dove volevi; ma quando tu sarai vecchio, un altro ti cingerà ti condurrà, dove tu non vuoi (Gv. 21, 18). Del resto è ciò che Pietro aveva voluto e desiderato; ecco perché Gesù gli parla in quel modo. Infatti, Pietro aveva detto: lo darò la mia vita per te (Gv. 13, 37) e: Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò (Mt. 26, 35). Gesù acconsente dunque al suo desiderio... Gli parla così non per spaventarlo, ma per ravvivare il suo ardore. Conoscendo il suo amore e la sua irruenza, gli può annunciare il tipo di morte che gli è riservato. Pietro aveva sempre desiderato affrontare i pericoli per Cristo. «Abbi fede, gli dice Gesù, i tuoi desideri saranno esauditi; ciò che non hai sopportato da giovane, lo patirai da vecchio». E per attirare l'attenzione del lettore, l'evangelista aggiunge: Disse questo per significare con quale morte egli avrebbe reso gloria Dio (Gv. 21, 19). Tu imparerai da questa espressione che soffrire per Cristo è una gloria e un onore.

Omelia 88 su S. Giovanni, 1: PG 477-480.


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