sabato 27 luglio 2013

IL PROSELITISMO VERSO I CRISTIANI ORTODOSSI IN ITALIA
di Apostolos Vakalopoulos

... Informazioni altrettanto interessanti e molto toccanti su altre Chiese e comunità ortodosse (greca e albanese) sono state fornite da Pietro Pompilio Rodotà (professore di lingua greca nella Biblioteca Vaticana), in molte parti del suo libro in tre volumi, “Dell’origine, progresso, e stato presente del rito greco in Italia osservato dai Greci, monaci Basiliani, e Albanesi”, che aveva pubblicato tra il 1758 ed il 1763. (...) In questo libro, vediamo anche come certe antiche comunità ecclesiali stessero lentamente scomparendo e di come il credo latino sia stato infine imposto, come per esempio in Altamura nel 1602, nella Città d’Otranto, in Terra di Pietro a Galatina nel 1507, in Terra di Goriliano nel 1600, in Callipoli intorno al 1513, ecc.
È caratteristico, come, in un solo sinodo (il sinodo diocesano) della diocesi ecclesiastica di Otranto, prima dell’anno 1585, continuassero ad esservi 200 sacerdoti ortodossi. Altrettanto degne di nota sono le relazioni del prof. Rodotà in merito alle zone di Fede Ortodossa nelle aree della Calabria, Reggio, Oppido, Nikastro, Gerace e Bova; per quanto riguarda le Chiese ortodosse di Messina; per quanto riguarda i monaci ortodossi e i monasteri d’Italia e in Sicilia (l’intero volume secondo è dedicato a questo argomento), anche, per quanto riguarda la composizione e l’organizzazione di quelle comunità ortodosse, il loro graduale declino, l’infiltrazione del cattolicesimo, la resistenza secolare di molti ortodossi, come pure il loro stato spirituale.
Per le comunità ortodosse della Dalmazia, di Venezia, dell’Italia meridionale (in particolare Puglia, Abruzzo, Basilicata, Calabria) e della Sicilia, che si erano create dopo il sacco di Costantinopoli per l’afflusso di rifugiati di popolazione greca o albanese, era stata formata una metropoli separata - d’Italia - che apparteneva alla diocesi di Ohrid, ma questa fu presto abolita per la reazione del clero latino.
Poco dopo, il Patriarcato Ecumenico in qualche modo riuscì a superare questa difficoltà. E ordinò nel 1575 come Metropolita di Filadelfia un sacerdote parroco della comunità greca di Venezia e noto studioso, Gabriel Seviros, e acconsentì al trasferimento della sede metropolitana di Filadelfia al tempio ortodosso di San Giorgio a Venezia. Da quel momento, Gabriel Seviros e i suoi successori portarono il titolo di Supremo Esarca di tutta la Lydia, e sono Sorveglianti ed Esarchi Patriarcali di Venezia, nonché per tutte le chiese ortodosse della Dalmazia. È molto probabile che ogni successivo Metropolita di Filadelfia sostenga ancora l’assegnazione di vigilanza in generale delle Chiese ortodosse d’Italia. In generale, la chiesa greca di Venezia comprende il più grande centro ecclesiastico dell’ellenismo in Europa occidentale, dove, come abbiamo visto, le prime opposizioni religiose del tempo si sono fatte sentire.
Nel 1588, durante il sinodo di Messina, il clero greco d’Italia si trovò ad affrontare il dilemma tra accettare l’unione con la Chiesa cattolica o partire. Così, molti di loro furono costretti ad emigrare in Oriente, a seguito di ciò, gli abitanti delle parrocchie ortodosse persero la loro guida spirituale e la loro indipendenza religiosa.
Da: Vakalopoulos Apostolos, “Storia del Neo-Ellenismo” [Historia tou Hellinismou Neou] Vol. 3, Salonicco 1968.
Traduzione di D. N. © Tradizione Cristiana





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