Dio, o pastore di costellazioni, Spirito che apri il volo agli infiniti stormi di uccelli verso i terminali delle loro migrazioni; Spirito che spiri avanti tutti i pensieri degli uomini buoni e giusti; Spirito che conduci i pellegrini dello spirito negli incantati pascoli della santità, e gli erranti riconduci da sperduti deserti sulle vie della vita, e mai desisti, Divino mendicante, di cercare la pecorella smarrita: se il vederti con gli occhi del corpo è di troppo in questa valle oscura, che almeno sempre oda i tuoi passi mentre mi cammini accanto, o Compagno di traversata; e ciò sia a tua gloria più ancora che il prestarti a guidare le stelle nella notte. Amen.
1 Il Signore è il mio pastore:
nulla manca ad ogni attesa,
nulla manca ad ogni attesa,
2 in verdissimi prati mi pasce,
mi disseta a placide acque.
mi disseta a placide acque.
3 È il ristoro dell' anima mia,
in sentieri diritti mi guida
per amore del santo suo nome,
dietro lui mi sento sicuro.
in sentieri diritti mi guida
per amore del santo suo nome,
dietro lui mi sento sicuro.
4 Pur se andassi per valle oscura
non avrò a temere alcun male:
perché sempre mi sei vicino,
mi sostieni col tuo vincastro.
non avrò a temere alcun male:
perché sempre mi sei vicino,
mi sostieni col tuo vincastro.
5 Quale mensa per me tu prepari
sotto gli occhi dei tuoi nemici !
Del tuo olio profumi il mio capo,
il mio calice è colmo di ebbrezza!
sotto gli occhi dei tuoi nemici !
Del tuo olio profumi il mio capo,
il mio calice è colmo di ebbrezza!
6 Bontà e grazia mi sono compagne
quanto dura il mio cammino:
io starò nella casa di Dio
lungo tutto il migrare dei giorni.
quanto dura il mio cammino:
io starò nella casa di Dio
lungo tutto il migrare dei giorni.
«Le centinaia di libri che ho letto non mi hanno procurato tanta luce e tanto conforto quanto questi versi del Salmo 23». Questa testimonianza del filosofo francese H. Bergson esprime limpidamente il fascino costante esercitato sui lettori da questa lirica studiata, amata e continuamente echeggiante nelle liturgie cristiane. Due sono le unità simboliche che reggono la poesia: la prima è quella pastorale, tanto cara alla tradizione biblica e orientale in genere (vedi Ezechiele 34 e Giovanni 10), la seconda è quella dell'ospitalità (la mensa, l'olio profumato, il calice colmo), segno di intimità. Il pastore non è solo la guida, è anche il compagno di viaggio per il quale le ore del gregge sono le sue ore, stessi i rischi, stessa la sete e la fame, identica la calura implacabile. Il pasto dell'ospitalità evoca, invece, il sacrificio di comunione nel Tempio che comprendeva un banchetto sacro con le carni della vittima immolata.
I due simboli parlano, quindi, di comunione e di intimità tra Dio e l'uomo: «sempre mi sei vicino» (v. 4) è, allora, la parola decisiva del salmo e la fiducia l'atteggiamento di fondo.
Dossologia
Grazie al Padre che ci ha benedetti
fin dall'alba del mondo nel Cristo:
nello Spirito il solo pastore
che nei cieli ci fa camminare.
fin dall'alba del mondo nel Cristo:
nello Spirito il solo pastore
che nei cieli ci fa camminare.
Preghiera
Gesù Cristo, pastore buono, che ti sei fatto nostro compagno di cammino:
a causa delle nostre infedeltà non lasciarci mai soli, poiché ci perderemo in aridi pascoli e ci smarriremo nella valle oscura; ma continua a custodirci e a difenderci dai lupi; a nutrirci di cibi purissimi e a portarci tutti a libertà. Amen.
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