giovedì 5 dicembre 2013

Ambrogio, vescovo; Esposizione dell’Evangelo secondo Luca

Discorso escatologico (Lc 21, 5-33)

Non resterà pietra su pietra che non sia distrutta. Veniva successivamente il passo riguardante la vedova, ma poiché ne abbiamo già trattato nell'opera da noi composta su Le Vedove, ora lo tralasciamo.
Quanto alle parole sopra esposte2, è stato annunziato il vero a proposito del Tempio, costruito da Salomone; esso per prima cosa dev'essere distrutto dai nemici al momento del giudizio;. non c'è nulla, infatti, costruito col lavoro o dalle mani dell'uomo, che gli anni non consumino o la violenza non abbatta o il fuoco non divori. Però c'è anche un altro tempio, edificato con pietre stupende e ornato di privilegi, la cui distruzione sembra che il Signore abbia voluto indicare: voglio dire la Sinagoga dei Giudei, la cui fatiscente costruzione vien demolita quando sorge la Chiesa. E vi è anche un tempio in ciascuno di noi, che crolla quando viene a mancare la fede, e specialmente quando qualcuno adduce falsamente come pretesto il nome di Cristo per espugnare l'intimo affetto.
Ma la spiegazione può anche esser fatta in tal modo da presentare un maggior frutto per me. In realtà a che cosa mi giova conoscere il giorno del giudizio? A che cosa mi giova che venga il Signore, consapevole come sono di peccarti tanto grandi, se Egli non viene nella mia anima, se non fa ritorno nella mia mente, se Cristo non vive in me, se Cristo non parla in me? Per me dunque deve venire Cristo, per me deve realizzarsi la sua venuta. Ora la seconda venuta del Signore giunge quando il mondo viene meno, quando siamo in grado di dire: II mondo è stato crocifisso per me, come io per il mondo.
Ma se un siffatto crollo del mondo sorprende quest'uomo nelle stanze superiori della casa, tanto che il suo soggiorno sia nei Cieli, allora sarà distrutto il tempio corporeo e visibile, la legge corporea, la pasqua corporea e la pasqua visibile, gli azzimi corporei e gli azzimi visibili, oserei dire, perfino, il Cristo di questo mondo, come avvenne a Paolo prima della conversione, poiché, per colui a cui il mondo viene a mancare, il Cristo rimane eterno. Per un uomo cosi il tempio è spirituale, la Legge è spirituale, anche la pasqua è spirituale, poiché Cristo viene ucciso una volta sola; costui si nutre a sazietà degli azzimi che provengono non da una messe terrena, ma dalla messe della giustizia.
Per lui la Sapienza è presente, la Potenza e la giustizia sono presenti, la redenzione è presente; infatti Cristo è morto senza dubbio una volta per sempre, per i peccati del popolo, ma per riscattare ogni giorno i peccati del popolo.
E quando udrete parlare di guerre o avrete notizia di battaglie. Il Signore, essendogli stato domandato quando sarebbe accaduta la distruzione del Tempio e quale fosse il segno della sua venuta, ammaestra circa i segni, ma non pensa di dovere far conoscere il momento. Però Matteo ha aggiunto una terza domanda, facendo si che fosse richiesto dai discepoli sia sul tempo della distruzione del Tempio, sia sul segno della sua venuta, sia su la fine del mondo; Luca invece ha giudicato che ne avremmo saputo abbastanza su la fine del mondo se avessimo appreso per bene quanto riguarda la venuta del Signore.
Ma nessuno più di noi è testimone di queste parole celesti, perché la fine del mondo è sopraggiunta per noi. Di quante guerre abbiamo udito parlare, e di quante notizie di battaglie! Gli Unni sono insorti contro gli Alani, gli Alani contro i Goti, i Goti contro i Taifali e i Sarmati, e nellTlliria i Goti esiliati ci hanno reso esuli della nostra patria; e non è ancora la fine. Quali carestie hanno colpito tutti, e quali pestilenze di buoi e di uomini e di ogni bestiame, al punto che anche se non abbiamo sofferto la guerra, l'epidemia ci ha resi uguali a quanti passano attraverso una guerra! Poiché viviamo nel crepuscolo del mondo, abbiamo, come segni premonitori, i travagli del mondo. Travaglio del mondo è la fame, travaglio del mondo è la peste, travaglio del mondo è la persecuzione.

Ma vi sono anche altre guerre, a cui il cristiano deve far fronte, le battaglie delle contrastanti cupidigie e i conflitti degli istinti, e molto più crudeli sono i nemici di casa nostra che non quelli venuti di fuori. Ora ci pungola l'avarizia, ora ci eccita la libidine, ora ci fa tremare la paura, ora ci sconvolge l'ira, ora ci spinge l'ambizione ora cercano di tentarci gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. In conclusione, si può dire che la mobile sensibilità dell'animo vacillante è incalzata senza "tregua dalle guerre e sconvolta dai terremoti. 

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